El Niño, il Buco dell’Ozono, il riscaldamento globale e gli uragani: il climatologo Betti racconta il 2023

Il bilancio climatico del 2023: la stagione degli uragani, le forti precipitazioni, il ritorno di El Nino, il riscaldamento globale da record. Analizziamo tutti i fenomeni atmosferici che hanno caratterizzato quest’anno.
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Mattia Giangaspero 19 Dicembre 2023
Intervista a Giulio Betti Meteorologist & climate expert at the Italian National Research Council (CNR) and LAMMA. Socio AMPRO

Il 2023 si sta concludendo e possiamo dirlo, a livello meteorologico, quante volte hai sentito parlare di alluvioni, precipitazioni, tempeste, uragani a livelli record? E ancora: notizie sul Buco dell'Ozono, sul fatto che sarà l'anno più caldo di sempre, notizie sul ritorno di El Nino. Allora abbiamo pensato anche di trarre le conclusioni, di fare un bilancio di quel che è accaduto quest'anno dal punto di vista proprio meteorologico e climatico, provando a entrare nel merito dei singoli eventi o fenomeni atmosferici citati. Questo è stato possibile grazie all'intervento di uno dei massimi esperti italiani in materia, ovvero Giulio Betti, meteorologo e climatologo del Cnr. 

1. Dottor Betti, partiamo dal punto forse più sintetico di tutti. Nel 2023 a livello meteorologico quale fenomeno ha interessato maggiormente voi esperti? 

Il 2023 è stato un anno direi eccezionale dal punto di vista dei fenomeni estremi osservati. Si pensava di aver raggiunto già un picco in questo senso nel 2022, ma quest'anno è stato, possiamo dirlo senza iperboli, clamoroso. Si fa fatica a trovare degli elementi che superino gli altri in quanto a eccezionalità, tuttavia personalmente ritengo che due eventi hanno colpito tutta la comunità scientifica.

La doppia alluvione che prima ha interessato la Grecia e successivamente la Libia e i numeri sono stati veramente impressionanti. Nella Grecia centro-orientale, in 18 ore è caduta la quantità di pioggia che cade in un anno. In Tessaglia, una superficie di 740 km2 completamente inondata, ma non da 2cm d'acqua, ma da 1-2 metri d'acqua. La stessa perturbazione come detto prima ha colpito anche la Libia e in quel caso si è registrata la peggior catastrofe meteorologica a livello globale: oltre 400mm di pioggia caduta in un'area semi-desertica che ha travolto molte città costiere. La stessa perturbazione ha causato morte e distruzione, infatti si parla purtroppo anche di 20mila morti.

Un'altro fenomeno che continua a sorprendere gli addetti ai lavori di tutto il mondo è l'anomalia di temperatura globale che continua ad essere eccezionalmente elevata. Basti pensare che tra il 17 e il 18 novembre abbiamo raggiunto, per due giorni, un'anomalia di più 2 gradi rispetto alla media di riferimento pre-industriale. Cioè il mondo per 2 giorni è stato 2 gradi al di sopra della temperatura media del periodo 1850-1900.

Un qualcosa che veramente ha fatto strabuzzare gli occhi a tutti. E tuttora le temperature medie degli oceani, sia quelle delle terre emerse, risultano ampiamente al di sopra degli estremi massimi mai osservati.

2. Sul tema del riscaldamento globale volevo chiederle, a questo punto, se voi, come comunità scientifica, vi siete dati delle risposte al fatto che già nel 2023 rischiamo di raggiungere la famosa soglia del +1.5 gradi, che invece avremmo dovuto raggiungere nel 2050. 

C'è una piccola precisazione da dover fare. Per quanto riguarda il raggiungimento della soglia di 1.5 gradi, c'era una certa probabilità che in questo quinquennio, almeno un anno, l'avremmo appunto raggiunta. Il concetto espresso dalla comunità scientifica sul +1.5 gradi è che

questa anomalia sia stabile, cioè accada ogni anno, periodicamente. Per il momento se si dovesse raggiungere questa soglia, non sorprenderebbe molto perchè, come detto prima la probabilità che accadesse tra il 2023 e il 2027 era del 50%.

Il dato negativo però è proprio questo 50%. Fino a dieci anni prima infatti avevamo un'altra percentuale. La probabilità era del 5-10% che questo accadesse. Abbiamo quindi aumentato la probabilità a causa dell'aumento repentino delle emissioni di CO2, cresciute negli ultimi anni.

Questi picchi di aumento delle temperature, tengo a precisare, sorprendono fino a un certo punto, anche perchè il clima funziona a salti. La temperatura cresce in maniera graduale, mapoi ci sono dei picchi (o "scalini"), come potrebbe essere quello di quest'anno, cui segue un rallentamento nell'aumento. Da questi salti, però, non è possibile tornare indietro.

Tornando sul 2023, va detto che l'ampiezza dell'anomalia climatica lascia pensare anche che ci siano state variabilità naturali perchè, onestamente salti di temperatura cosi importanti hanno lasciato spiazzati tutti.

Il concetto è questo: se la causa è riconducibile solamente al cambiamento climatico di origine antropica siamo messi male, se c'è anche una componente naturale, per esempio il contributo della "corrente Termoalina del Golfo" e altre variabili interne allora è possibile che questa anomalia si ridimensioni a partire dal 2025.

Chiarisco però quest'ultimo concetto. Il grosso della spinta è chiaramente riconducibile al cambiamento climatico di origine antropica. Una piccola parte, difficilmente quantificabile, a variabilità interna al sistema climatico.

3. Adesso volevo farle una domanda su El Niño. Alla fine ha avuto ripercussioni anche in Europa e se si in che modo? 

Allora El Nino, in realtà, ha avuto un impatto nel complesso positivo in Europa, per un semplice motivo. El Nino ha sbloccato definitivamente, a partire da metà ottobre, una situazione di forti anomalie di precipitazioni negativa che affliggevano, a macchia di leopardo buona parte dell'Italia. Abbiamo vissuto due anni estremamente siccitosi, in particolare al Nord. Successivamente però è toccato al Sud e nelle regioni adriatiche. El Nino ha riportato le piovose correnti atlantiche.

Abbiamo visto quanto ha piovuto nei mesi di ottobre, novembre e in parte anche a dicembre e questo ha mitigato in molte zone il forte deficit idrico che ci portavamo dietro da due anni.

Quindi, tornando alla sua domanda, El Nino ha assolutamente inciso anche in Europa e per fortuna ha portato a un beneficio pluviometrico. Mentre per la neve purtroppo ci troviamo con un -44% di nevosità complessiva in Italia a dicembre.

4. Si è parlato molto tra gennaio e febbraio di quest'anno della riduzione del buco dell’ozono e poi niente più… A che punto siamo?

In realtà il Buco dell'Ozono ha raggiunto una delle massime estensioni negli ultimi mesi, circa 26milioni di Km2. Si tratta di uno dei sei più estesi dal 79. Quindi uno potrebbe dire: "ma com'è possibile?"

La causa è stata individuata e non è colpa dell'uomo e questo perché comunque il Protocollo di Montreal è stato uno dei più grandi successi di guerra globale contro un inquinante che erano i clorofluorocarburi.

Quindi il buco dell'ozono come trend si sta riducendo. È lento il processo, ma è inesorabile. Il 2040 come anno di riduzione definitiva è ottimistico, però entro la fine del secolo, forse anche prima, il buco dell'ozono tornerà ad essere normale.

Infatti il Buco dell'Ozono non si richiude definitivamente, è naturale e fisiologico che ci sia una perdita di Ozono nel passaggio stagionale tra inverno e primavera in Antartide, nell'emisfero Sud. Quindi diciamo che ritornerà ai livelli canonici degli anni 50-60.

Quindi la colpa di questa estensione del Buco dell'Ozono di chi è? Dell'eruzione del vulcano Tonga del 2022, il quale ha iniettato gradi quantitativi di vapore acqueo in stratosfera e questo ha causato, tramite una serie di reazioni chimiche, quest'estensione anomala del Buco dell'Ozono.

5. Possiamo dire che gli ultimi 5 mesi dell’anno siano stati i mesi degli uragani?

Tra uragani veri e propri, tempeste extra-tropicali e medicane, possiamo dire che il 2023 ha avuto stagioni anomale e particolarmente intense. Perchè questo ovunque? Perchè il mare è eccezionalmente caldo. Il Mediterraneo, il Mar Nero, l'Atlantico il Pacifico sono più caldi del normale e non di poco. Stiamo parlando di anomalie superficiali record.

Va detto tuttavia che in Atlantico non è stata una stagione da record. È stata la quarta più intensa tra tempeste e uragani dal 1950. Quindi intensa, ma non eccezionale grazie a El Nino che è riuscito a contenere il numero degli uragani atlantici. È infatti noto che il NINO riduce la frequenza delle tempeste tropicali atlantiche.

Senza El Nino probabilmente avremmo assistito alla stagione degli uragani più intensa di sempre. Per quanto riguarda il Sud Pacifico, invece a causa di El Nino, i cicloni tropicali sono più frequenti e intensi.

6. Quali sono le soluzioni piú interessanti che, da poco, vengono messe in campo per arginare o migliorare determinati fenomeni atmosferici? 

Allora io personalmente sono abbastanza scettico su tutti questi sistemi di controllo delle condizioni meteorologiche in tempo reale, come il cloud seeding, cioè far piovere attraverso l'utilizzo di droni o aerei. Diciamo che non si capisce quanto sia pubblicità e quanto sia realtà questa cosa. Per quanto ne so personalmente grandi risultati in Cina, ad esempio, non sono stati ottenuti.

Mi sembrano tecnologie ancora non del tutto efficaci, un po' come purtroppo la cattura della CO2. Questa è un ottima idea dal punto di vista teorico e funziona anche a livello pratico, unico problema è che per catturare CO2 se ne consuma di più (in termini di energia). Andrebbe quindi resa più efficiente e ci vorrebbero impianti enormi di stoccaggio da installare poi alla fonte, quindi dove avvengono alte emissioni di CO2.

7. Adesso volevo farle, come ultima, una domanda un po' particolare. Sugli altri pianeti del sistema solare avvengono i cambiamenti climatici e potremmo studiarli per prevenire gli stessi da noi? 

Dunque la domanda è molto bella, molto interessante, affascinante. Partiamo però da un presupposto non esiste pianeta uguale alla Terra in tutto il sistema solare. Abbiamo due Pianeti che però ci suggeriscono di stare molto attenti a quello che facciamo. Il primo è Venere. Venere è un pianeta molto simile alla Terra, sarebbe il pianeta più prossimo alla Terra da tanti punti di vista, come grandezza, come atmosfera dal punto di vista della presenza. Il problema però è che Venere, rispetto alla Terra, ha una temperatura media di 470 gradi, questo perchè la sua atmosfera è satura di anidride carbonica. Stiamo parlando del 96% di anidride carbonica sul totale. È quindi un inferno di buio e caldo. E dico buio perché l'atmosfera di Venere è talmente spessa che fa penetrare solamente il 2% di luce solare e nonostante il poco sole che riesce a penetrare, a causa dell'anidride carbonica, viene generato questo caldo. Questo deve far pensare una cosa semplice sull'aumento delle temperature.

Quello che guida il clima è il gas serra in quanto riesce a trattenere la luce del sole. Se questo gas serra aumenta troppo, la temperatura diventa eccessivamente alta. Non c'entra soltanto la distanza del Pianeta dal Sole, ma la composizione dell'atmosfera.

L'altro Pianeta simile alla Terra è Marte, che però è un Pianeta morto, senza atmosfera, senza acqua e freddo. Il messaggio conclusivo è quindi:

 ‘Teniamoci stretto il nostro Pianeta meraviglioso"