Green happiness felici e sostenibili

Felici e sostenibili: ecco perché rispettare l’ambiente ti farà sorridere di più (anche secondo gli economisti)

Vivere in modo sostenibile non significa dover fare delle rinunce, significa, anzi, ricercare la vera felicità che è la combinazione di sane relazioni e contatto con la natura. In Green Happiness andremo a suggerirti alcuni spunti per conciliare il tuo benessere mentale al rispetto per l’ambiente perché un diverso stile di vita è possibile, e ce lo dimostrano i Paesi Scandinavi.
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Rubrica a cura di Evelyn Novello
17 Aprile 2024
Intervista a Prof. Stefano Bartolini Economista e docente di Economia sociale ed Economia della felicità all'Università di Siena

Diciamo la verità, quando pensi a dover fare azioni in difesa dell'ambiente non pensi subito alla comodità, al tuo benessere psicologico. Spostarti a piedi per non usare l'auto non è certo la modalità più pratica e veloce per raggiungere un posto. Impegnarti a fare correttamente la raccolta differenziata è uno sforzo che ti potresti risparmiare se buttassi tutti i rifiuti in un unico cestino. Impostare il termostato a una temperatura più bassa per risparmiare energia non è così piacevole come tornare a casa di sera in inverno e trovare ad accoglierti quel bel tempore che solo il riscaldamento ti può regalare.

Ma aspetta, sei davvero sicuro che sostenibilità e felicità non possano andare d'accordo? Con "Green Happiness" vogliamo dimostrarti che è possibile e che alcuni Paesi stanno già dirigendo i loro sforzi verso questo obiettivo. Tanto dipende dalla politica e dalle amministrazioni, ma anche noi possiamo dare un grande contributo alla causa, per dimostrare che non solo siamo pronti, ma che siamo desiderosi di prenderci cura (per davvero) del nostro benessere e del Pianeta.

A farti da guida in questo viaggio, professori ed esperti che studiano da tempo modelli economici alternativi, sostenibili sia in campo sociale che ambientale. Tutte queste voci autorevoli partono dallo stesso assunto: il primo passo per frenare la crisi climatica in corso è ripartire dalle relazioni umane. Sì, hai capito bene. Ristabilire un legame con gli altri, promuovere la cooperazione e superare l'individualismo a cui siamo stati abituati è la chiave per innescare quel circolo virtuoso che alimenta allo stesso tempo felicità e sostenibilità.

Felicità e sostenibilità

Un po' confuso? Partiamo per gradi. Scorrendo la classifica dei Paesi più felici al mondo secondo il World Happiness Report, troviamo al primo posto, per il settimo anno consecutivo, la Finlandia, al secondo la Danimarca e al terzo l'Islanda, tutte nazioni che in quanto a sostenibilità sono sempre un passo avanti. Lo sviluppo urbano tiene conto di aree verdi e piste ciclabili, l'energia necessaria è sempre più derivante da fonti rinnovabili, il trasporto pubblico è super efficiente. Insomma, le città sono a misura d'uomo, non di auto.

Allo stesso tempo, i Paesi nordici sopracitati sono sul podio anche nella scala della sostenibilità sociale. Il "Leave No One Behind Index" misura le disuguaglianze rispetto a quattro parametri: povertà, servizi, genere e reddito. La disparità di genere e il rischio di povertà generale sono molto più bassi che nel resto d'Europa, l'accesso a servizi come istruzione e sanità non desta particolari problemi e si registra un buon tasso di rispetto dei diritti dei lavoratori.

Questi dati non possono essere frutto di coincidenze. Come ci ha spiegato il professor Stefano Bartolini, docente di Economia sociale ed Economia della felicità all'Università di Siena, ciò che dovremmo imparare dalla Penisola scandinava è il diverso approccio al consumo e al denaro, che noi reputiamo essere i precursori di una vita agiata e, quindi, felice. Con i soldi pensiamo di poter comprare tutto, anche la gioia, quelle emozioni che sarebbero gratis se solo tornassimo a una vita basata sulla condivisione e sui rapporti sociali. Ma non solo si tratta di un'illusione, si tratta anche del metodo migliore per inquinare il mondo perché più consumi significano più risorse utilizzate e più emissioni in atmosfera.

"Il benessere non dipende da ciò che consumiamo ma da ciò che condividiamo – afferma Bartolini. –  Se una società è improntata sul possesso, anche le relazioni diventano conflittuali e superficiali. La continua competizione genera stress, infelicità ma anche disturbi psichici, non a caso si tratta di segnali di disagio presenti soprattutto nelle cosiddette economie sviluppate. Per placare questo senso di vuoto e di frustrazione, ricadiamo, quindi, nelle "spese difensive", quegli acquisti che ci illudono di poterci regalare felicità, ma che altro non fanno che riaccendere il circolo vizioso".

Il declino di felicità è evidente soprattutto in India e in Cina. Nel 2007 in Cina il Pil pro-capite è quadruplicato rispetto al 1990 e molte persone hanno potuto raggiungere livelli di vita simili a quelli occidentali. Lo stesso vale per l'India in cui il Pil pro-capite è cresciuto del 8% tra il 1990 e il 2015. Entrambi i Paesi hanno vissuto un boom economico ma, contemporaneamente, una diminuzione drastica dei livelli di felicità. I cinesi, negli stessi anni, ha visto una diminuzione della soddisfazione di vita del 7%, gli indiani addirittura del 25%.

"Un Pil crescente non rende la popolazione più felice – continua Bartolini. – Se il Pil pro-capite aumenta, aumenta in media la capacità di spesa di ogni individuo ma comprare più cose non significa essere più felici. Ciò che conta per generare benessere sono qualità dell'ambiente in cui viviamo e qualità delle relazioni, cose che il Pil non misura".

Per concentrarci ancor di più sull'aspetto ambientale, paradossalmente il rischio o la comparsa di catastrofi naturali sono guadagni per l'economia e quindi per il Pil. Pensiamo alle compagnie d'assicurazione o alle imprese edilizie. Allo stesso modo, più si produce più si continua a inquinare e ad aggravare la crisi climatica in corso. "Quando gli ecologisti parlano di "rinunciare a qualcosa" per salvare il Pianeta, sbagliano. Ci dobbiamo discostare dalla logica per cui comprare meno è negativo. Dobbiamo ricercare il contatto con la natura e delle sane relazioni, e quelle non ce le vende nessuno" conclude Bartolini.

Da queste considerazioni capiamo che occorre riorganizzare la società in modo che la gente possa vivere più felicemente perché così sarà anche più sostenibile, e viceversa. Questo si può fare riformando le città, la scuola, il lavoro, la sanità e i media. Tutti argomenti che affronteremo più nello specifico nelle prossime puntate di Green Happiness. La frase che ci deve accompagnare è molto semplice ed efficace: condividere rende felici e non inquina, possedere non rende felici e inquina. Vedremo come si può mettere in pratica.

Fonti | World Happiness Report; European Sustainable Development Report 2023-24; Stefano Bartolini, "Ecologia della felicità", 2021, Aboca.

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Dalle campagne novaresi sono approdata a Milano per immergermi nel mondo della comunicazione e per alimentare quella passione per la scrittura altro…