GREENHAPPINESS

Felici e sostenibili: lo shopping a impatto (quasi) zero è il primo passo per rivoluzionare l’economia e il benessere collettivo

L’acquisto non è solo un atto di necessità, ma anche un modo per affermare uno status sociale. La produzione su larga scala che ha vissuto il suo boom nel ‘900 ha contribuito fortemente alla crisi ambientale che stiamo vivendo tuttora e, contemporaneamente, la pubblicità ci ha reso più vulnerabili e insicuri. Prendere coscienza di questo stato di cose, ridefinire le nostre priorità e acquistare in modo consapevole possono essere la soluzione.
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Rubrica a cura di Evelyn Novello
31 Maggio 2024
In collaborazione con Prof. Stefano Bartolini Economista e docente di Economia sociale ed Economia della felicità all'Università di Siena

Quando si dice "mercatini dell'usato" si sta parlando di un'idea alternativa e rivoluzionaria di fare acquisti. Che a pensarci bene, tanto innovativa non è, visto che i mercatini vintage sono esplosi nel Secondo Dopoguerra sotto l'incentivo delle sottoculture giovanili, ma comunque in quest'ultimo anno, sempre per spinta dei più giovani, i thrift shop sono diventati i nuovi punti di riferimento dello shopping. I posti in cui trovare prodotti originali, di qualità e a prezzi contenuti.

Se ne parliamo qua, nella settima puntata di Green Happiness, è perché gran parte dell'inquinamento che ci circonda deriva dalla cultura consumistica e dalla spinta all'acquisto inculcata dal boom economico in poi da marketing e pubblicità. Le nostre scelte di ogni giorno incentivano o meno un certo tipo di mercato, di conseguenza una certa modalità di produzione che dà forma, infine, alla nostra economia.

L'economia, dal canto suo, non condiziona solo la sfera finanziaria di quella società, ma anche, indirettamente quella psicologica dei cittadini. Uno stile di vita basato sull'idea che beni materiali e denaro regalino la felicità contribuisce a infondere negli individui sensazioni di solitudine, gelosia e competitività. Noi, nel nostro piccolo, possiamo, da una parte, ricalibrare le nostre priorità, dall'altra acquistare consapevolmente.

Consumo e felicità

Come ti abbiamo spiegato nella puntata dedicata al lavoro, la cultura del consumo si poggia sulla convinzione per cui spendere denaro significa investire su uno stile di vita migliore. Questo concetto ha guidato il boom economico del Secondo Dopoguerra e ha incentivato l'impennata della produzione e dei consumi degli anni '80. Nel frattempo, più cresceva il Pil, più aumentava il livello di inquinamento e diminuiva quello del benessere mentale degli individui. Alcuni dati che possiamo chiarirti meglio questo concetto arrivano dall'India e dalla Cina. Nel 2007 in Cina il Pil pro-capite è quadruplicato rispetto al 1990 e molte persone hanno potuto raggiungere livelli di vita simili a quelli occidentali, così l'India, in cui il Pil pro-capite è cresciuto del 8% tra il 1990 e il 2015. Entrambi i Paesi hanno vissuto un benessere economico senza precedenti ma, contemporaneamente, una diminuzione drastica dei livelli di felicità. I cinesi, negli stessi anni, ha visto una diminuzione della soddisfazione di vita del 7%, gli indiani addirittura del 25%.

La ricchezza privata è il tentativo di difendersi dall'impoverimento delle relazioni sociali.

Stefano Bartolini

La correlazione tra alta richiesta di beni, conseguenti aumenti di produzione e sempre più tempo dedicato al lavoro ha causato un azzeramento del tempo libero e un deterioramento delle relazioni sociali e, quindi, di soddisfazione globale. Essendo il denaro la "soluzione a tutti i mali", per colmare questo svuotamento di benessere mentale, la reazione dei Paesi più sviluppati è stata quella di spendere, ulteriormente.

shopping, felicita e ambiente

Come scrive il professor Stefano Bartolini, economista e docente di Economia sociale ed Economia della felicità all'Università di Siena, in "Ecologia della felicità", "la combinazione di duro lavoro e spese elevate è un'ottima ricetta per la crescita economica e, per questo, l'economia tende a crescere rapidamente nelle società in cui le relazioni declinano. Si tratta di una crescita difensiva perché l'economia cresce in conseguenza del tentativo degli individui di difendersi con la ricchezza privata dalla povertà delle loro relazioni affettive e sociali".

Gli effetti della pubblicità

Chi ha studiato le basi del marketing lo sa, per riuscire a vendere bisogna creare un bisogno. La gente compra ciò che crede le manchi. Come ha spiegato Nancy Shalek, celebre pubblicitaria americana, il target principale della pubblicità degli ultimi 30 anni sono state le fasce di popolazione più giovani perché "la pubblicità, quando è ben fatta, fa sentire alla gente che senza un prodotto sono dei perdenti. I ragazzi sono molto sensibili a questo, ciò apre le loro vulnerabilità emotive. Ed è molto facile da fare con i ragazzi perché sono emotivamente i più vulnerabili".

I bambini più consumistici sono i meno felici, hanno bassa autostima e rapporti sociali conflittuali.

Stefano Bartolini

L'avvento dei digitale ha reso i social media un trampolino di lancio per la vendita di prodotti o servizi dedicati ai più giovani, tant'è che, proprio a causa delle strategie pubblicitarie, le ricadute sulla salute mentale dei ragazzi sono preoccupanti. "I bambini più consumisti – continua Bartolini –  sono meno felici secondo varie misure di benessere, come la valutazione dei genitori, la soddisfazione e l'insoddisfazione della propria vita, l'autostima e le misure standard di ansia, depressione e sintomi psicosomatici […], hanno una minore stima di se stessi e dei loro genitori, con i quali litigano più frequentemente".

La morale è che alti livelli di produzione causano non solo, come sappiamo, sfruttamento di materie prime e quindi danni ambientali, ma anche effetti psicologici negativi. "La pubblicità può avere un enorme effetto manipolatorio, le peggiori sono quelle che invadono la sfera relazionale e inquinano la bellezza dello stare insieme. Un esempio sono le campagne tipo "porta un amico", che ti danno diritto a sconti o vantaggi se convinci un'altra persona a entrare nel mercato di un brand. Questi spot riducono le relazioni a convenienza economica". 

L'usato, un bene per ambiente e salute mentale

La ricchezza privata può nascondere, quindi, una povertà comune di felicità e di sane relazioni, che non sono conteggiate nel Pil. Per uscire da questo meccanismo è importante riuscire a focalizzare ciò che davvero ci rende sereni e soddisfatti. Scavando a fondo, capirai che un pomeriggio in compagnia di amici vale 1000 volte di più di un nuovo smartphone e che percorrere chilometri per fare una vacanza in un luogo già sovraffollato può avere come alternativa una passeggiata o un pic-nic nel parco più vicino a te. Non possiamo non tener conto, comunque, della necessità di acquistare ciò che davvero ci occorre, che sia cibo, vestiti o altri prodotti. Ebbene, come dicevamo all'inizio, comprare in modo consapevole può essere, in parte, la soluzione.

Se entri in un mercatino dell'usato potrai scoprire un mondo davvero alternativo. Si tratta, sì di ridare nuova vita a oggetti dimenticati, incentivando così il riutilizzo, ma anche di avere l'occasione di uscire per un attimo dalla corsa al consumo senza limiti e dalle logiche competitive a cui siamo sottoposti quotidianamente. I negozi d'antiquariato, oltre che essere circondati da molta meno pressione pubblicitaria, sono spesso frequentati da persone con interessi specifici, che siano mobili antichi, libri, dischi musicali, vestiti di un certo stile, e, se anche tu hai una passione di questo tipo, questo luogo può diventare un perfetto punto di incontro in cui creare nuovi rapporti sociali.

mercatino usato

Un altro luogo in cui fare shopping, che magari non conosci, sono gli swap party. Se non sai cosa intendiamo per swap party, si tratta di eventi in cui le persone si scambiano oggetti, tipicamente capi d'abbigliamento e accessori di vario tipo, ma anche articoli per la casa, libri e piccoli pezzi di arredamento. Può essere un'occasione del tutto informale organizzata tra amici e conoscenti, ma anche più strutturata e più grande che può includere decine di partecipanti. Il riciclo e le interazioni umane vanno, in questo caso, perfettamente a braccetto perché ognuno deve portare alcuni oggetti e può portarne a casa altri scambiandoli con quelli di altre persone.

Se sei alla ricerca di altri consigli per comprare in modo sostenibile, ciò che dovresti fare è andare alla ricerca di termini come second hand, pre-loved e re-saleTutti e tre sono sinonimi di "seconda mano", e, quindi, di usato. Non si tratta più di un business di nicchia, ma di una nuova abitudine d'acquisto che ha a cuore l'ambiente. E che ti farà apprezzare di più l'esperienza stessa dello shopping.

Fonte | Stefano Bartolini, "Ecologia della felicità", 2021, Aboca.

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Dalle campagne novaresi sono approdata a Milano per immergermi nel mondo della comunicazione e per alimentare quella passione per la scrittura altro…