I ragazzi della Generazione Z (forse) non diventeranno genitori a causa della crisi climatica

C’è un pessimismo di fondo nella scelta di non avere figli a causa della crisi climatica in corso. Un futuro che fa paura è il danno più grande che si possa arrecare alle future generazioni. Nella Giornata Mondiale della Salute Mentale ne abbiamo parlato con la psicologa Silvia Nava e con Sara e Roberto, due giovani attivisti ambientali che hanno scelto di non mettere al mondo figli proprio a causa dell’emergenza climatica che stiamo vivendo.
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Gaia Cortese 10 Ottobre 2022
In collaborazione con Dott.ssa Silvia Nava Psicologa

Nel 2050 sulla Terra ci saranno 10 miliardi di persone. Per evitare la sesta estinzione di massa, entro quella data, secondo gli accordi sul clima di Parigi, le emissioni di carbonio dovranno necessariamente scendere a due tonnellate di CO2 per persona.

Insomma, essere meno sul Pianeta Terra, aiuterebbe. Meglio smette di fare figli, quindi? Qualcuno effettivamente ci sta pensando. Non bastava l'incertezza economica e lavorativa, mancava giusto la crisi climatica.

Dietro questa scelta, quella di non avere figli, ci sono le motivazioni più personali, che tuttavia lasciano l'amaro in bocca, perché la vena di pessimismo che trapela dai ragazzi intervistati, Sara, 23 anni, attivista di Extinction Rebellion e Roberto (nome di fantasia), 27 anni, attivista di Ultima Generazione, stride con la loro giovane età.

"Per un ragazzo o una ragazza di vent’anni è di norma "difficile" immaginarsi su una maternità, ma è per questo che l'attenzione non può essere abbassata e va compreso cosa stanno cercando di comunicarci questi ragazzi – spiega la dottoressa Silvia Nava, psicologa -.  Stanno comunicando qualcosa di diverso, che va oltre il tema della maternità, e l'aspetto più allarmante è che, per un’azione volta alla salvaguardia dell'ambiente, loro stessi optino per un'interruzione del futuro, dal momento che generare una vita equivale a mandare avanti una specie, e loro preferiscono non farlo".

"Il mio pensiero va più alla loro paura e a quella chiusura netta rispetto a una proiezione futura della loro vita – continua la Dottoressa Nava -. C'è comunque un'incongruenza di base, tra pensiero e azione, perché questi ragazzi vogliono fare qualcosa per garantire un futuro, ma poi di fatto non lo vogliono. Tra i venti e i trent'anni l'individuo affronta ancora una fase di costruzione dell’identità, che va oltre l'adolescenza, e in questo caso è collegata a un collettivo che crea alleanza e aiuta a sua volta l'individuo a evolvere. In questa fase il futuro è un tema dominante, si fantastica più su cosa si sarà, che sul cosa si farà. Così, trovare risposte nell’altro (ossia nel movimento) che confermino quello in cui credo, diventa fondamentale per costruire la propria identità".

Come e perché hai iniziato a far parte di un movimento socio-politico?

Sara: Faccio parte di Extinction Rebellion e sono entrata in questo ambiente perché sono molto preoccupata per la crisi climatica. Mi piace l’idea di fare qualcosa di pratico anche per combattere questa forma di ansia che provo verso il futuro.

Roberto: Posso considerarmi uno dei fondatori di Ultima Generazione. Fino a tre anni fa non ero particolarmente consapevole dell'attuale catastrofe climatica, ma poi ho partecipato ad un Festival NO TAV e ho avuto l'occasione di incontrare e conoscere Bruno Arpaia, l'autore del libro "Qualcosa, là fuori", in cui viene descritto cosa significhi essere un ragazzo ai giorni nostri e non fare nulla per contrastare le estreme conseguenze del cambiamento climatico. Così, in aprile ha preso forma la campagna di disobbedienza civile Ultima Generazione, con all'attivo già quattordici progetti di resistenza civile.

Quali sono i principi del movimento che sostieni?

Sara: Fondamentalmente abbiamo tre principi da seguire: dire la verità sulla crisi climatica, azzerare le emissioni di CO2 il prima possibile e istituire un'Assemblea di cittadini per portare soluzioni alla crisi climatica. Sono principi abbastanza condivisi anche da Ultima Generazione, ma loro pensano anche all'utilizzo di fondi pubblici per finanziare l'energia rinnovabile.

Secondo l’ONU, nel 2050 sulla Terra saremo 10 miliardi e il nostro impatto sul clima non sarebbe sopportabile.

Roberto: Secondo i principi di Ultima Generazione sappiamo che è necessario muoversi verso una capitale, sedersi e non andarsene finché non ci sarà un cambio legislativo su quello che non va. Questo non può avvenire senza un grande cambio culturale e senza che le persone smettano di pensare unicamente al rapporto costo-benefici. Bisogna iniziare a pensare che si debbano prendere dei rischi per salvare il salvabile, perché quello che pagheremo più avanti, avrà un costo più alto.

Tra questi principi sposate anche la scelta di non avere figli per gli effetti che può avere il cambiamento climatico?

Sara: Il fatto è che non credo di arrivare oltre i miei trent’anni vista la situazione attuale e, in questo stato di incertezza e instabilità non vedo il senso di portare altre persone in questo mondo, se forse non sono neppure in grado di mantenere me stessa. Sono molto pessimista su quello che ci aspetta nel futuro, mi immagino possa essere molto peggio di adesso ed è difficile fare programmi in questo senso. Per cercare soluzioni abbiamo avuto almeno trenta, quarant'anni, e non si è fatto nulla, pertanto mi sembra improbabile che da qui a qualche anno qualcosa possa cambiare. Spero comunque ancora di sbagliarmi.

Roberto: Io ho dovuto scegliere di non avere i figli. Credo che la vita sia un valore assoluto e che, come per ogni cosa, prima di mettere al mondo un figlio sia doveroso pensarci bene prima di farlo. Nel mio caso, non mi sento di onorare quella "specifica" vita, ma ho deciso di dedicarmi a una comunità intera, non riuscirei a dedicare tempo ad una creatura messa al mondo.

Credo che il diritto di dedicare la vita ad una persona sia rilevante e non si possa mettere al mondo un figlio in maniera consumistica. La scorsa estate erano 125 i Comuni italiani in scarsità idrica. Come sarà l’anno prossimo? Non puoi mettere al mondo un figlio se non cambi il resto. Devi prima fare una scelta di vita, ossia fare concretamente il possibile per aiutarlo a recuperare un rapporto pratico con la natura e avere il coraggio di preparargli un futuro. Io, la mia paternità, la sto esercitando verso una comunità, ma rispetto la scelta di chi vuole fare un figlio.

Sul sito di Ultima Generazione si legge: “Siamo l’ultima generazione del vecchio mondo. Siamo qui oggi per dire che creeremo un nuovo mondo in cui l’umanità di abbraccerà…”. Insomma, un po' di ottimismo lo si intravede…

Sara: La speranza c’è altrimenti non faremmo quello che facciamo. Se le cose andranno meglio, magari sarà anche per merito delle nuove generazioni, anche se va detto che in mezzo a noi non ci sono solo giovani impegnati per il clima, ma anche molte persone intorno ai 40 e 50 anni, con figli: forse è per loro che intraprendono la disobbedienza civile.

Roberto: Quello che sta ammazzando le persone è la falsa speranza, ossia quella tendenza a pensare che: "tutto sommato non andrà così male" o che "da trent’anni va così e non c'è stata ancora una vera catastrofe". Noi parliamo di "vera" speranza, a me piace chiamarla "fede", qualcosa che emerge dall’azione, non dal pensiero. Quando agisci e intorno a te cambia qualcosa, allora lì emerge una speranza vera.

Delegare la lotta al cambiamento climatico a scelte individuali non toglie la giusta pressione ai veri responsabili?

Sara: Io non dico che tutte le persone che possono avere figli debbano rinunciarci, anzi. Questo non dovrebbe neppure essere messo in discussione, sarebbe una situazione assurda. È una scelta individuale. Personalmente è una cosa che voglio fare per non far soffrire un’altra persona visto il futuro che ci aspetta.

Le azioni individuali sono fondamentali, ma credo che, per un effettivo cambiamento, la classe politica abbia un ruolo fondamentale. D'altronde, lo abbiamo visto anche con il Covid, c’è stato uno stop globale perché eravamo in una situazione di emergenza, ma ha funzionato.

Roberto: Il problema sono i governi centrali e sono tanti i motivi dell’inefficacia delle azioni politiche degli ultimi anni. Il vero problema è credere che il cambiamento possa arrivare, se abbiamo uno Stato con leggi che vanno in deroga alle leggi europee.

Noi continueremo a chiedere al Governo di interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse, di cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale e di procedere ad un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20GW, così da creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile, affinché gli operai dell'industria fossile trovino impiego in mansioni più sostenibili.