
In una piccola cittadina di provincia nel Lazio, come quella in cui vive Olga, tutti si conoscono. E un niente basterebbe per rovinare l’immagine di questa elegante signora. Olga non si porta il panierino in ufficio, perché, dice, ha «un po’ di vergogna. Non che ci sia niente di male, intendiamoci. Ma non so come comportarmi, come conciliare le buone maniere con la praticità». Insomma, un galateo della schiscetta sarebbe quello che ci vuole. Ed è quello che abbiamo chiesto a Giorgia Fantin Borghi, esperta di bon ton e arte della tavola.
Ci sono poi tanti piccoli accorgimenti da tenere presenti quando si compone la schiscetta. «Importantissimo – spiega Giorgia – è ridurre i cibi alle giuste dimensioni, tagliandoli in pezzi che consentano di fare un boccone. In particolare, se scegliamo di portare prosciutto o formaggio a fette, possiamo ridurlo a strisce con cui formare delle roselline, facili da prendere con la forchetta, ma anche belle da vedere». Ecco che delle piccole rose di formaggio in fette Campina si rivelano una soluzione a prova di etichetta. Ma ogni regola ha le sue eccezioni: «ci sono cose che vanno portate intere: l’uva a grappolo, il mandarino non sbucciato, per fare degli esempi. E ci sono cose da prendere con le mani: un pinzimonio di verdura, oppure il pane».
Il panino merita un discorso a parte: «se possibile, va avvolto in un doppio strato. All’interno, a diretto contatto con il pane, va bene anche un tovagliolino di carta, che consenta di non toccare il pane direttamente con le mani: anche se ce le siamo lavate prima di mangiare, non è mai bene. L’involucro esterno invece deve essere di stoffa, un bel tovagliolo di tessuto, che magari chiuderemo con uno spago. Al momento di gustare il nostro panino, il tovagliolo si trasformerà in una tovaglia. Scegliere sempre un pane morbido, per evitare le briciole. E mangiarlo a bocconi piccoli, che consentono di mantenere un certo stile. Teniamo presente che se non è particolarmente ricco di salse, il panino si può mangiare anche come si fa con la brioche: se ne stacca un pezzetto con una mano e lo si porta alla bocca».
«In generale – ricorda Giorgia – i principi da tenere a mente sono quelli di buon gusto e misura. E del bello. Aprire una schiscetta graziosa da vedere, sapendola preparata da me, rende il pranzo anche più gustoso. Ma perché no, rendiamo più piacevole anche il momento della pausa: abbiamo magari solo mezz’ora o venti minuti tutti per noi, non sprechiamoli pasticciando con qualcosa che rischia anche di farvi sentire in imbarazzo. Rendiamo graziosa la nostra postazione, apparecchiamo un po’, diamo quel tocco in più che farà la differenza. Perché il bello va cercato dappertutto, anche in una schiscetta».
Avete apprezzato il nostro viaggio nel mondo della schiscetta? Potete anche ascoltarlo nel nostro podcast a tema, da ascoltare rigorosamente preparando la schiscetta!