Il latte vaccino aumenta il rischio di cancro al seno? “Risultati che vanno interpretati” ci spiega il Prof. de Braud

Due studi epidemiologici, uno americano e un altro svedese, hanno riscontrato un legame importante tra l’assunzione di latte e il rischio di carcinoma mammario. Ma ci sono tanti elementi da tenere in conto quando ci si imbatte in ricerche di questo tipo: ce le spiega il professor Filippo de Braud.
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
11 Marzo 2021
Intervista al Prof. Filippo de Braud Professore ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento e della Divisione di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

C'è un alimento che assocerai inconsciamente all'idea di risveglio a casa, di vita familiare, di calore. Sto parlando del latte, in particolare di quello di mucca, che da sempre è parte integrante della colazione all'italiana. Alcuni studi, però, hanno messo in relazione il consumo eccessivo di questa bevanda con l'aumento del rischio di tumore al seno. Per la precisione, carcinoma mammario di tipo ormono-responsivo, ovvero sensibile agli estrogeni, dopo la menopausa. Gli ultimi in ordine di tempo sono una ricerca pubblicata  dall'Università di Umeå, in Svezia, sulla rivista Nutrion and Cancer, a luglio 2019 e un'altra che arriva dalla Loma Linda University, in California, ed è apparsa a ottobre 2020 sull'International Journal of Epidemiology.

I numeri, a prima vista, fanno preoccupare: si parla di incremento delle possibilità che in un caso è del 30% e nell'altro arriva addirittura al 50%. Per questo motivo, abbiamo chiesto al professor Filippo de Braud, ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento e della Divisione di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, di spiegarci come andassero letti questi risultati.

"Negli studi di parla di almeno 300 millilitri di latte al giorno – precisa. – Questo significa che ci possono essere persone che bevono sei cappuccini e altre che invece si fermano a una tazza a colazione. È il limite degli studi epidemiologici: se andassimo a verificare ogni singolo sottogruppo, potremmo giungere a conclusioni anche diverse. Sicuramente i due lavori richiamano l'attenzione sul legame tra alimentazione e sviluppo di alcune forme di tumore. Nello specifico, il fatto di mantenere una dieta iperproteica può legarsi a un rischio più elevato rispetto a chi segue invece un regime equilibrato e variegato. Non bisogna però generalizzare, o si veicolano informazioni scorrette. Da un tazza di latte a tre la differenza è evidente".

Ma qual è il problema del latte vaccino?

Si tratta di un alimento molto proteico. Le proteine fungono da mattoncini per la costruzione di amminoacidi, unità che stimolano la crescita delle cellule. Questo processo è molto utile durante l'infanzia e l'adolescenza e non a caso tutti i neonati vengono nutriti con il latte nei loro primi mesi di vita. Nell'adulto, però, un eccesso di questi fattori di crescita può influenzare meccanismi non più fisiologici, ma patologici: proteine e amminoacidi diventano una base per l'aumento del tessuto neoplastico, in una persona già malata.

Ci sono altri fattori che possono influenzare la correlazione tra il latte e il cancro?

Sì, ad esempio l'alimentazione delle vacche. Negli Stati Uniti, in particolare, è molto utilizzato il priming ormonale per far crescere di più l'animale e questa dieta può modificare il contenuto del latte. Il punto fondamentale comunque restano le quantità.

Di quali quantità stiamo parlando?

Bere una tazza di latte al giorno non significa esagerare. Ci sono persone che consumano tranquillamente 3 o 4 cappuccini e altre che arrivano a un litro o due di latte. Non credo che questo alimento debba essere negato in assoluto. Chi ne fa un consumo eccessivo dovrebbe però avere chiare le possibili conseguenze. Ma lo stesso discorso vale anche per chi esagera nel consumo di carne di rossa, di alcolici o per chi fuma.

Il fumo di sigaretta aumenta anche di 20 o 30 volte il rischio di soffrire di tumore al polmone. E l'alcol ha un impatto non meno importante, supera decisamente il 30% o il 50%. Ecco perché i risultati degli studi epidemiologici vanno interpretati e bisogna anche capire le caratteristiche della popolazione sulla quale è stata fatta l'indagine.

Come dovremmo interpretare, dunque, queste due ricerche sul latte vaccino?

Il messaggio da lanciare è che dobbiamo stare attenti a cosa e a quanto mangiamo. Questi studi ci offrono un'informazione aggiuntiva, una conferma di qualcosa che già si sapeva, ovvero che alimenti proteici come il latte aumentano le probabilità di soffrire non solo di carcinoma mammario, ma anche di cancro alla prostata e al colon-retto.

A partire da questi risultati, come dovremmo modificare le nostre abitudini?

Lo stile di vita sano dovrebbe essere insegnato nelle scuole e poi adottato già a partire dall'infanzia. Mantenere una dieta corretta fin da piccoli riduce il rischio di obesità, patologia che è in aumento anche in Italia nella fascia di popolazione preadolescente. E che a sua volta favorisce l'insorgenza di patologie cardiovascolari e neoplastiche.

Un cambiamento importante da stimolare.

Lo è. Soprattutto in una società come la nostra dove il cibo è posto al centro. È oggetto di conversazione, protagonista di momenti conviviali e di decine di programmi televisivi. Allo stesso tempo, però, non è stato avviato un processo di educazione alla buona alimentazione. E non mi riferisco a un regime alimentare drastico, ma semplicemente alla variabilità dei cibi che si mettono in tavola e alla loro qualità.

Alla loro qualità?

Non è sufficiente che siano verdure, bisogna anche verificare come siano state coltivate e da dove vengano. Se si tratta di prodotti biologici, si deve cercare di capire se non sia solo un'etichetta. Va anche detto che per mangiare bene ci si deve preparare a spendere un po' di più o, quanto meno, a organizzare meglio le spese.

"Non devo eliminare a priori un alimento, ma integrare tutte le possibilità che ho per comporre una dieta equilibrata"

L'importante è che dietro vi sia un'educazione. Non devo eliminare a priori un alimento, ma integrare tutte le opzioni che ho a disposizione, senza dimenticare di soddisfare anche la componente del gusto e del piacere. Così si può fare prevenzione contro l'aumento di peso, l'obesità, l'ipercolesterolemia e tutti quei fattori che ci rendono più vulnerabili ai tumori o alle malattie cardiovascolari: le due principali cause di morte negli esseri umani.

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…