E se l’intervento fosse eseguito a casa del paziente? Il successo dell’esperimento di Modena

“Questa procedura è replicabile e potrebbe essere utilizzata, ad esempio, anche per pazienti con sondino nasogastrico. Con Ausl Modena ci stiamo già lavorando”, fa sapere il dottor Mauro Manno, che ha monitorato a distanza l’intero intervento. Una modalità resa possibile dall’utilizzo di smart glasses, occhiali intelligenti. Telemedicina e potenziamento della sanità del territorio è il futuro verso cui stiamo andando.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
14 Ottobre 2022
Intervista al Dott. Mauro Manno Direttore dell'Unità operativa complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell'Azienda Usl di Modena

"La famiglia ha accolto quest'idea con molto entusiasmo. È stato un ottimo esempio di alleanza tra personale sanitario e paziente". Il dottor Mauro Manno, direttore dell'Unità operativa complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell'Azienda Usl di Modena, commenta così la riuscita del primo intervento a domicilio: la sostituzione di una PEG per la prima volta, su una donna di 78 anni affetta da Sla. Un'operazione realizzata sul posto da Marina Martini, infermiera specialista di Endoscopia digestiva con oltre 30 anni di esperienza, e Stefano Gennari, infiermiere dell'Assistenza domiciliare. Il primario ha monitorato tutto a distanza, attraverso l'uso di smart glasses, "occhiali intelligenti". Telemedicina e potenziamento della sanità del territorio: è questo il futuro verso cui stiamo andando. "Non una sostituzione, ma un ampliamento delle possibilità. È un ambito in cui dobbiamo investire, per offrire maggiore elasticità alle nostre strutture, facilitare il compito dell'assistenza domiciliare e andare incontro alle difficoltà di spostamento dei pazienti fragili", sottolinea il dottor Manno.

Da sinistra: Anna Maria Petrini, Direttrice Generale dell’Azienda USL di Modena, Raffaele Donini, Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia–Romagna, con in mano gli smart glasses e il dottor Mauro Manno, direttore dell’Unità operativa complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Azienda USL di Modena. Credits photo: Ufficio stampa Ausl Modena

Ma andiamo con ordine. Poche settimane prima dell'intervento, la donna, accompagnata da un familiare, aveva dovuto accedere al Pronto Soccorso. In quell'occasione erano apparse ben chiare tutte le difficoltà che una paziente con malattia neurodegenerativa e attaccata a un respiratore incontrava in caso di trasporto, per il quale è inoltre necessaria un'ambulanza dedicata. Così, all'Ausl di Modena iniziano a chiedersi se non sia meglio inviare il personale sanitario a casa sua.

La questione attorno a cui si discute è, appunto, la sostituzione della PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea), un piccolo tubo che serve a collegare la cavità gastrica con l'intestino. Viene utilizzata per pazienti che hanno perso la capacità di deglutire correttamente in modo che possano assumere cibo e liquidi. C'è un però. Nel momento in cui il dispositivo medico viene posizionato per la prima volta, si applica anche un bumper. Questa specie di bottone ha lo scopo di mantenere in sede la stomia, ma deve essere sostituito dopo un certo periodo di tempo, oppure nel caso in cui subentri un'ostruzione, come è appunto accaduto alla paziente di Modena. Si tratta di un tipo di intervento piuttosto delicato, durante il quale possono anche subentrare complicanze come sanguinamenti o la rottura del tubo stesso. "Il bumper è rigido – spiega il dottor Manno, – quindi richiede una trazione per essere rimosso. Una manovra che comporta dei rischi e che può richiedere un'assistenza endoscopica. Per questo motivo di solito viene eseguito in ospedale".

Marina Martini, infermiera specialista dell’Endoscopia digestiva, mentre indossa gli smart glasses, e Stefano Gennari, infermiere dell’Assistenza domiciliare

Dall'altro lato della medaglia, come dicevamo prima, c'è il trasporto. Ma non solo. "Evitare un accesso in ospedale significa non rischiare di entrare in contatto con altre infezioni, anche banali come un'influenza e che in pazienti fragili possono diventare pericolose. Oppure, pensiamo alle ondate di calore estive: una persona in queste condizioni potrebbe andare incontro a disidratazione. Bisogna poi tenere conto anche dell'impatto sociale: il caregiver che accompagna deve rimanere impegnato per ore".

Si decide quindi di contattare telefonicamente la famiglia per proporgli l'intervento a domicilio e spiegare i possibili rischi. "Era la prima volta anche per noi e se fossero subentrate delle complicanze sarebbe stato necessario recarsi subito in ospedale", sottolinea Manno. I parenti e la donna accolgono subito la proposta.

Gli smart glasses permettono un collegamento audio-video grazie a un piccolo visore posizionato davanti all'occhio

A casa della 78enne arrivano quindi i due infermieri, di cui una, Martini, dotata di smart glasses, occhiali che permettono il collegamento audio-video a distanza grazie a un piccolo visore posizionato davanti all'occhio. Il medico rimane in sede, da dove può osservare l'intera procedura e intervenire con suggerimenti e indicazioni quando è necessario. L'intervento viene portato a termine con successo.

Ma questa modalità è replicabile per altri pazienti? "Assolutamente sì. Con Ausl Modena stiamo già lavorando per istituire un percorso di assistenza che preveda l'utilizzo di questa tecnologia. Potrebbe essere una buona soluzione, ad esempio, per tutti i casi in cui si presenta la necessità di una rivalutazione da parte di specialisti, o di un confronto in tempo reale tra diversi operatori sanitari. In ambito gastroenterologico, potrebbero essere gestiti in questo modo anche pazienti con il sondino nasogastrico. E poi naturalmente si trovano applicazioni in tutte le altre branche della Medicina".

La reazione della famiglia? La figlia della paziente, che è anche la caregiver, ha voluto presenziare alla conferenza stampa per dire ancora una volta grazie a tutta l'equipe.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…