Il massacro segreto dei canguri in Australia: la denuncia della LAV

Non è conosciuta come la caccia commerciale ai danni delle foche in Canada, eppure sono stati uccisi 44 milioni di canguri in meno di 20 anni, dal 2000 al 2018. Cuccioli e adulti deceduti in seguito a ferite da sparo, o massacrati a colpi di bastone in testa con l’unico scopo di importane la carne, la pelle e i prodotti derivati.
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Gaia Cortese 15 Ottobre 2019

Duecentomila cuccioli “at-foot” (deambulanti) e 500mila cuccioli “pouch” (ancora nel marsupio) muoiono ogni anno a causa della caccia commerciale dei canguri. Una strage di cuccioli, ma anche di canguri adulti che ha proporzioni enormemente maggiori rispetto alla più nota caccia alle foche in Canada. Eppure nessuno ne parla, nonostante sia una morte assolutamente violenta e dolorosa, perpetrata attraverso colpi di bastone alla testa o causata dalla fame prolungata, quando questi cuccioli vengono abbandonati dopo che le loro madri sono state uccise.

La LAV ha denunciato la strage di canguri che sta avvenendo in Australia attraverso la diffusione del documentario “Kangaroo, A Love-Hate Story”, che svela cosa si nasconde dietro al mercato delle pelli di canguro. In occasione della proiezione del documentario, la Lega Antivivisezione ha reso noti i dati del mercato italiano e i nomi delle aziende che contribuiscono ad alimentare la mattanza dei canguri australiani, con la speranza che questa strage arrivi a una fine al più presto.

Tra i principali brand italiani che operano nel settore della moda, dell’abbigliamento sportivo e da motociclismo e nel settore calzaturiero, coinvolti in questa strage, sono stati citati: Diadora, Lotto, Pantofola d’Oro, Dainese, Ducati, Gimoto, Alpinestars e Vircos nel settore sportivo e motociclistico; Ferragamo, Versace e Prada nel settore moda; Moreschi, Moma e Fabi nel settore calzaturiero.

"Quello dell’Italia, primo Paese importatore di pelli di canguro in Europa, è un primato di cui andare poco fieri – ha dichiarato Simone Pavesi, responsabile LAV Moda Animal Free -. Nessuna pelle o pelliccia, infatti, può definirsi “sostenibile”, ma questa filiera in particolare, presenta sofferenze inaccettabili per gli animali cacciati: una strage che provoca morti lente e dolorose, con un numero impressionante di vittime “collaterali”, cuccioli dipendenti dalle madri, deambulanti o ancora nel marsupio, animali feriti, o fuggiti in preda al panico, tutti condannati a lenta agonia”.

Ha aggiunto poi Pavesi: "LAV ha già avviato mesi fa un confronto con le aziende coinvolte, alcune si sono dimostrate disponibili al dialogo come Ducati, Diadora e Prada, altre non hanno mai dato alcuna risposta, come Lotto, Pantofola d’Oro, Dainese, Alpinestar, Vircos, Versace, Ferragamo, Fabi, Moma, o addirittura respinto la richiesta di incontro con LAV come Gimoto e Moreschi. Da nessuna, comunque, abbiamo ricevuto comunicazione di impegni concreti per la dismissione di queste produzioni".

L'impegno di LAV per porre fine a questo massacro non finisce qui. L'obiettivo è quello di far conoscere a un pubblico sempre più vasto le conseguenze di questa “filiera”, di chiedere alle aziende italiane che ne fanno uso, di rinunciare definitivamente alla pelle di canguro in favore di materiali alternativi non di origine animale e di farsi promotrice di una proposta di legge per il divieto nazionale all’importazione di prodotti di canguro.

Fonte | LAV