Il Mediterraneo non è un mare per squali, sempre più minacciati dalla pesca accidentale

Oggi è la giornata mondiale degli squali. I dati su questa specie sono a dir poco sconfortanti: attualmente il 30% degli elasmobranchi (squali e razze) sono considerati a rischio di estinzione e di questi oltre la metà si trova nel mar Mediterraneo. La perdita anche di una sola specie altererebbe in maniera significativa l’ecosistema marino.
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Federico Turrisi 14 Luglio 2020

Quando vedi una pinna fendere l'acqua, il pensiero va subito al predatore marino per antonomasia: lo squalo. Ma se ti dicessi che in realtà è uno degli animali più fragili del pianeta? Gli squali rischiano infatti di sparire, in particolare nel mar Mediterraneo, per colpa – tanto per cambiare – delle attività umane. Parlano i numeri: secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), a livello mondiale sono 73 le specie di elasmobranchi (cioè di squali e razze) a rischio e di queste il 20% è considerato in pericolo critico, quindi sull'orlo dell'estinzione. Ma il dato più impressionante è che sono 39 le specie a rischio che vivono nel mar Mediterraneo, che si rivela sempre più un cimitero per questi animali.

Perciò le Nazioni Unite hanno voluto dedicare la giornata del 14 luglio proprio agli squali (Shark Awareness Day). Obiettivi dell'iniziativa? Informare sull’importanza degli squali per l’ecosistema marino, dare linee guida per tutelare la specie, sensibilizzare i pescatori cercando di promuovere pratiche di pesca più sostenibili, rafforzare i controlli e assicurare un adeguato sistema di segnalazione delle catture.

Già, perché la minaccia principale per la specie ha un nome preciso: pesca accidentale, praticata con attrezzature come le reti a strascico e i palangari. Oggi nell'Unione Europea vengono pescati circa 42mila tonnellate di squalo, di cui 25mila sono verdesche (Prionace glauca), mentre il restante è costituito per lo più da smeriglio (Lamna nasus), mako (Isurus oxyrinchus), squalo volpe (Alopias vulpinus) e squali di profondità, come i centroforidi e lo squalo zigrino (Dalatias licha).

Secondo un sondaggio effettuato nel 2018 dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, l’88% dei pescatori italiani intervistati cattura esemplari di squali, per il 75% ancora vivi. Nei Paesi mediterranei c'è però chi agisce in malafede e cattura di proposito specie protette, come i palombi, e sbarca illegalmente il pesce che viene poi rivenduto nei mercati locali, spacciato anche per pesce spada.

I progetti per la salvaguardia degli squali

Che cosa possiamo fare per tutelare gli squali e fermare il loro declino? Innanzitutto bisogna prendersi cura degli ecosistemi marini e continuare a monitorare gli esemplari superstiti. Sono diversi i progetti e le iniziative nel nostro paese e in generale nel mar Mediterraneo che focalizzano la loro attenzione proprio sulla conservazione delle specie di squali. Ecco tre esempi.

Meco

Il progetto Meco (Mediterranean Elasmobranch Citizen Observation) vede il coinvolgimento diretto dei cittadini, i "citizen scientists", che si trasformano in detective per segnalare le attività illecite di pescatori intenti a catturare e sbarcare specie protette di squalo e razza. Negli anni sono state raccolte dozzine di foto e video da Italia, Spagna, Francia, Grecia, Croazia, Cipro, Turchia, Tunisia, Libia, Algeria e Marocco.

Elife

Il progetto europeo Elife ha una durata di 5 anni e un budget di 3,3 milioni di euro, di cui 2 stanziati dalla Commissione Europea. I partner coinvolgono Italia, Grecia e Cipro e sono in tutto 10: la Stazione Zoologica Anton Dohrn, coordinatrice del progetto, le aree marine protette delle Isole Pelagee e di Tavolara Punta Coda Cavallo, Costa Edutainment con gli acquari di Genova e di Cattolica, il Consorzio Mediterraneo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Legambiente, Marine & Envriormental Research, Lab, Agowatt e l’Università degli Studi di Padova.

Il progetto presenta diverse ramificazioni: una parte divulgativa rivolta al grande pubblico e anche alle scuole, una parte di formazione rivolta ai pescatori con lo scopo di promuovere attrezzature di pesca a basso impatto e una parte scientifica che prevede la raccolta di dati e l'utilizzo di monitoraggio degli esemplari più a rischio grazie ai tag satellitari.

Sharkapp

Infine, nell’area marina protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo, in Sardegna, è stata creata un'app, Sharkapp, con cui è possibile segnalare in tempo reale gli avvistamenti di squali e avvertire così della loro presenza pescatori e diportisti. L'intento è quello di ridurre il più possibile il disturbo delle imbarcazioni e il fenomeno delle catture accidentali.