Sospetta pericardite. Per questo il ministro della Difesa Guido Crosetto è stato ricoverato d’urgenza in ospedale nella notte fra lunedì 12 febbraio e martedì 13.
Durante la mattinata, Crosetto ha accusato un forte dolore al petto, che si è perpetrato anche nelle ore successive. Così, da solo e a piedi, si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Nancy, a Roma.
Subito è stato sottoposto ad una coronarografia che, secondo fonti riportate da Ansa, avrebbe accesso il sospetto, appunto, di una seria infiammazione del pericardio, cioè quella membrana che protegge il cuore mantenendolo nella sua posizione normale.
La pericardite può insorgere in seguito a un’infezione virale, di solito legata agli enterovirus o anche agli adenovirus, o a un’infezione batterica causata soprattutto da streptococco e pneumococco.
Potrebbe svilupparsi anche come conseguenza di un trauma al torace o alla crescita di una massa tumorale.
L’infiammazione a carico del pericardio tende a manifestarsi inizialmente, come nel caso del ministro Crosetto, proprio con un forte dolore nella zona del torace a cui potrebbero aggiungersi altri sintomi come febbre, fiato corto, pressione bassa e tachicardia.
Se non è in forma grave, basta seguire la giusta terapia farmacologica e nel giro di qualche settimana la pericardite si risolve.
A seconda della sua durata, tuttavia, si può distinguere in:
Il trattamento per l’infiammazione del pericardio dipende dalla causa che la scatena e anche dalla gravità con la quale si presenta. Nei casi più lievi, la pericardite viene curata con un approccio farmacologico: se la diagnosi fosse confermata, il ministro Crosetto sarebbe dunque sottoposto terapie con antinfiammatori, antibiotici, Fans, colchicina e corticosteroidi nel caso fans e colchicina non funzionassero.
Nei casi più gravi può essere necessario invece procedere con un intervento chirurgico per rimuovere il pericardio, e in questo caso si parla di una pericardiectomia, oppure per aspirando il liquido in eccesso, la cosiddetta pericardiocentesi.
Fonte | Humanitas