Il più grande tempio della Cambogia ma non solo: Angkor Wat è l’Olimpo terrestre delle potenti divinità Indù

Situato a poco meno di dieci chilometri a nord della città di Siem Reap, è un micro-universo contenuto in oltre 400 chilometri quadrati. Dedicato in origine al dio Vishnu e poi, a partire dal XII secolo, diventato uno dei più iconici centri del culto buddista, Angkor Wat è un gigantesco complesso architettonico che conserva la sua ricchezza tanto nelle imponenti dimensioni quanto nella raffinatezza dei più piccoli dettagli scolpiti nella roccia.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
27 Aprile 2021

Cambogia. Poco meno di dieci chilometri a nord della città di Siem Reap e dei suoi 200 mila abitanti. Qui finisce il nostro viaggio alla scoperta dei tesori del mondo, gelosamente custoditi dall’Unesco tra i Patrimoni inviolabili dell’Umanità.

L’ultima tappa è Angkor Wat, un gigantesco complesso di templi in origine dedicati al dio indù Vishnu e poi, a partire dal XII secolo, diventato uno dei più iconici centri del culto buddista.

Prima di portarti dentro Angkor Wat, lascia che ti dia qualche informazione da utilizzare come bussola per orientarti: il nome, “Angkor Wat”, si traduce con “città tempio”, è un immenso micro-universo contenuto in oltre 400 metri quadrati e voluto dall'imperatore Suryavarman II tra il 1113 e il 1150 ed è la rappresentazione terrena della dimora delle antiche divinità hindu.

Vastitàsfarzo e fascino insomma, cristallizzano la grandezza di Angkor Wat.

L’Olimpo in Terra

Per la costruzione di Angkor Wat furono estratti blocchi di roccia arenaria dalla montagna sacra di Phnom Kulen e trasportati lungo il fiume Siem Reap per mezzo di zattere, furono coinvolti oltre 300mila lavoratori e 6000 elefanti.

Come ti dicevo, la struttura di Angkor Wat ha un significato simbolico profondo. Fin dalla prima pietra, infatti, l’idea nella mente degli architetti su chiara: Angkor Wat avrebbe dovuto rappresentare la versione terrestre del Monte Meru, la casa delle potenti divinità della tradizione indù e buddista.

Guarda la foto che ti riporto qui sotto. Le cinque torri che vedi al centro del quadrato indicano le cinque vette del Monte Meru, le mura e il fossato che circonda il complesso architettonico, invece, sono un rimando alle catene montuose circostanti e all’acque del mare.

La cinta muraria che protegge la cittadella ha un ingresso su ogni lato anche se quello principale ti accoglie in corrispondenza di uno spettacolare e gigantesco porticato, decorato con incisioni e sculture.

Il tempio centrale si innalza su tre livelli, ciascuno dei quali contenente una piazza circondata da gallerie interconnesse in modo intricato, e nel suo punto più alto raggiunge anche i 55 metri di altezza da terra. Oltre al tempio principale vi sono poi un’ottantina di edifici sacri, bacini, dighe canali.

Tesori nel tesoro 

Angkor Wat non è solo imponente. Se lo osservi da vicino, anzi da molto vicino, fin quasi a portare il naso contro la roccia arenaria, potrai scoprire che la sua ricchezza sta anche nella precisione e nella bellezza dei suoi fregi e bassorilievi. Qui vi puoi trovare rappresentate scene ed episodi tratti dalle più importanti opere epiche indù.

Girovagando per i templi cambogiani non potrai fare a meno di ammirare anche gli apsara e i devata. I primi sono rappresentazioni di ninfe celesti scolpite sulle pareti. Ce ne sono oltre 3000, una mai uguale all’altra. Il fascino delle apsara è che gli scultori le ritrassero tutte in pose ed espressioni diverse, in piedi o anche mentre fluttuano nell’aria, sorridenti o danzanti.

I devata, invece, raffigurano le divinità in sembianze umane e li potresti trovare come motivi decorativi sulle pareti o sui pilastri.

Simbolicamente, Angkor Wat non ha ancora smesso di stupirti: non è solo la forma terrena del Monte Meru. L’intero complesso è orientato verso ovest che, al contrario dell’est, è la direzione della morte.

Per questo diversi studiosi, negli anni, si sono convinti che originariamente avesse potuto funzionare più come mausoleo o tomba piuttosto che come tempio.

Un’intuizione che, secondo molti, sarebbe anche supportata dal fatto che i bassorilievi di cui ti ho parlato poco fa sarebbero stati progettati per essere guardati e letti in senso antiorario.

Peccato però che alla morte, il sovrano Suryavarman II, non trovò qui la sua dimora eterna.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…