Il rarissimo trapianto di cuore parziale ha funzionato: cos’è e perché ora un organo potrebbe salvare due vite

Un team della Duke Health University di Durham, nella Carolina del Nord, ha salvato un neonato bisognoso di una sostituzione della valvola cardiaca impiantandogli solo “metà” cuore, ovvero valvole e arterie funzionanti, vive e capaci di crescere insieme a lui.
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Kevin Ben Alì Zinati 5 Gennaio 2024
* ultima modifica il 05/01/2024

Anche mezzo cuore può salvare una vita. Forse pure due.

Quella che potrebbe sembrarti una romantica metafora in realtà rappresenta una nuova e concretissima strada terapeutica, oggi definitivamente aperta grazie al successo del primo trapianto di cuore parziale.

Un team della Duke Health University di Durham, nella Carolina del Nord è infatti riuscito a rivoluzionare lo standard di cura trattando – e salvando – un neonato bisognoso di una sostituzione della valvola cardiaca con l’impianto di valvole e arterie funzionanti, vive e capaci di crescere insieme a lui.

La procedura è stata eseguita nella primavera del 2022 e ha visto come protagonista il piccolo Owen Monroe, un neonato di poco più di 2 chili di peso colpito da una patologia chiamata «tronco arterioso», una condizione cioè in cui le sue due arterie cardiache principali erano fuse insieme.

Ad aggravare ulteriormente la situazione, Owen aveva anche un suo vaso sanguigno caratterizzato da una valvola danneggiata che minacciava gravemente la sua sopravvivenza a lungo termine.

In questi casi i bambini vengono messi in lista d’attesa per un trapianto e quando entrano in sala operatoria ricevono arterie e valvole prelevate da un donatore cadavere.

Questa metodica tuttavia non permette alle strutture impiantate di crescere insieme al bambino, costringendolo a frequenti interventi di sostituzioni e altre procedure chirurgiche che comportano un tasso di mortalità del 50%.

Così i chirurghi hanno proposto alla figli di Owen una strada alternativa, ricorrendo a un trapianto di cuore parziale.

L’idea era procurarsi arterie e valvole viventi e ben funzionanti prelevandole da un cuore appena donato e fonderle sul cuore del piccolo, in modo che potessero svilupparsi contemporaneamente con il suo organismo.

I risultati della sperimentazione, pubblicati sul Journal of the American Medical, hanno dato loro ragione. “Sono la prova che questa tecnologia funziona, questa idea funziona e può essere utilizzata per aiutare altri bambini, ha spiegato Joseph W. Turek, M.D., Ph.D., primo autore dello studio e capo della chirurgia cardiaca pediatrica della Duke.

I chirurghi, infatti, hanno scoperto che una simile procedura porta una serie di vantaggi estremamente importanti: richiede circa un quarto della quantità di farmaci immunosoppressori rispetto a un trapianto di cuore completo, comporta meno effetti collaterali dannosi e soprattutto apre la strada al trapianto di cuore “domino”.

Un trapianto insomma che con un cuore può salvare due vite. Un paziente con valvole cardiache sane che necessita di un muscolo cardiaco più forte può ricevere un trapianto di cuore completo; le sue valvole sane possono essere poi donate a un altro paziente bisognoso, creando appunto un effetto domino.

“Si potrebbe potenzialmente raddoppiare il numero di cuori utilizzati a beneficio dei bambini con malattie cardiache – ha continuato Turek – Di tutti i cuori donati, circa la metà soddisfa i criteri per essere utilizzata per il trapianto completo, ma crediamo che ci sia un numero uguale di cuori che potrebbero essere utilizzati per le valvole. Se si introducono nella catena di approvvigionamento i cuori donati che non sono stati utilizzati e si aggiungono le valvole provenienti dai trapianti di cuore domino, ciò può creare un cambiamento sostanziale”.

Fonte | "Partial Heart Transplant in a Neonate With Irreparable Truncal Valve Dysfunction" pubblicato il 2 gennaio 2024 sulla rivista Journal of the American Medical

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