Il tonno sta scomparendo: negli ultimi 60 anni la pesca di questa specie è aumentata del 1000%

È ciò che emerge da una ricerca da poco pubblicata su Fisheries Research in cui gli studiosi hanno raccolto una serie di dati riguardanti la pesca del tonno negli ultimi anni per capire se possa essere considerata sostenibile. Osservando i risultati, la risposta sembra venire da sé.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 2 Marzo 2020

È forse il pesce più comune che finisce sulle nostre tavole e tutti l’abbiamo mangiato almeno una volta. Quanti di noi, anche solo per sicurezza, non si procurano ogni tanto da tenere in dispensa un paio di scatolette di tonno? E a quanti non è capitato di vederselo passare davanti sul rullo del sushi? Il tonno, infatti, è un alimento decisamente versatile. Lo puoi mettere nell’insalata, ci puoi fare la pasta (indimenticabile la pasta col tonno negli anni dell’università), puoi aggiungerlo a un sandwich per un pasto veloce, puoi mangiarlo crudo al ristorante giapponese. Reperibile in qualsiasi supermercato, economico e buono, è quindi acquistato con assoluta leggerezza. E per le sue versioni più “ricercate” e di qualità, la questione non cambia. Il tonno rimane uno dei pesci più apprezzati da servire in tavola. Ma il prezzo da pagare non è quello che trovi sul barattolo o che ti comunicano dal pescivendolo.

Negli ultimi sessant’anni, infatti, la pesca di tonno sembra essere aumentata del mille per cento, provocando uno spopolamento dei mari da questa specie di dimensioni incredibili. Basti pensare che soltanto considerando la pesca di tonno pinna gialla e tonnetto striato (le due specie più pescate) si parla di circa 4 milioni di tonnellate prelevate ogni anno.

Fonte di questi dati è una ricerca, pubblicata sulla rivista Fisheries Research e condotta dall’Institute for the Oceans and Fisheries della British Columbia University assieme all’Università dell'Australia Occidentale. All’interno di questo studio, chiamato Using harmonized historical catch data to infer the expansion of global tuna fisheries, gli studiosi hanno raccolto tutti i dati disponibili sulla pesca del tonno nel mondo per cercare di fornire una fotografia completa dello stato della popolazione di questo pesce attualmente presente nei nostri mari e dei numeri delle attività di pesca per comprenderne il livello di sostenibilità. E i risultati non sono affatto positivi.

Infatti, come ho già detto, negli ultimi sessant’anni di pesca le attività di prelievo del tonno sono aumentate del 1000 per cento e la conseguenza è la progressiva sparizione di questo pesce dai nostri mari. Inoltre, dalla raccolta di dati è emerso che il 67% del tonno pescato mondiale proviene dall’Oceano Pacifico, in cui viene prelevato da flotte giapponesi e statunitensi. Un 12% poi viene pescato nell’Oceano Indiano da flotte taiwanesi, spagnole, indonesiane e francesi e un altro 12% viene preso dall’Atlantico.Da tempo ormai la pesca industriale sta lavorando e producendo ben oltre la possibilità degli ecosistemi di riprodursi e garantire un equilibrio alle popolazioni di pesci che abitano il mare. Di conseguenza è difficile riuscire a considerare sostenibile un’attività così diffusa eppure così dannosa che rischia, con il tempo, di eliminare definitivamente la possibilità di mangiare un alimento per noi così comune come, appunto, il tonno.

Fonte | Using harmonized historical catch data to infer the expansion of global tuna fisheries, pubblicato su Fisheries Research nel numero di gennaio 2020