IL WWF lancia l’allarme: gli insetti impollinatori hanno perso il 70% della biomassa in 30 anni

La sopravvivenza di api, bombi e farfalle (fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi per la loro opera di impollinazione) è sempre più in pericolo. L’organizzazione ambientalista ribadisce ancora una volta quanto debba essere importante il tema della conservazione della biodiversità nell’ambito del Green Deal europeo.
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Federico Turrisi 14 Aprile 2021

Che le api e gli altri insetti impollinatori non se la stiano passando bene, non è certo una novità. Colpa soprattutto dell'utilizzo massiccio di pesticidi nell'agricoltura intensiva, della perdita di habitat, dell'inquinamento, della diffusione di parassiti e malattie veicolate dall’introduzione di specie aliene invasive, senza dimenticare gli effetti del cambiamento climatico.

La situazione è davvero preoccupante, specialmente in Europa. Stando a quanto riporta il WWF, qui abbiamo perso oltre il 70% della biomassa di insetti volatori, appartenenti non solo alle specie più rare ma anche a quelle più comuni, da cui dipende il fondamentale servizio ecosistemico dell’impollinazione. Da essa dipendono oltre due terzi della frutta e della verdura che consumiamo ogni giorno. Inoltre, sottolinea sempre l'organizzazione ambientalista, circa il 40% di api selvatiche, farfalle, sirfidi e coleotteri, rischiano l’estinzione a livello globale.

Bisogna fare qualcosa, e anche alla svelta, per invertire questo trend. Non è un caso che nella direttiva del ministero della Transizione  Ecologica inviata a Parchi nazionali e aree marine protette per l’indirizzo delle attività dirette alla conservazione della biodiversità, viene sottolineata la necessità di proseguire e migliorare le azioni a tutela degli insetti impollinatori.

Il WWF ricorda che un importante pilastro della nuova strategia 2030 dell'Unione Europea in materia di biodiversità, nell'ambito di quel grande patto per l'ambiente che è il Green Deal, si concentra sul ripristino degli spazi naturali in porzioni significative del territorio europeo attraverso la destinazione del 25% dei terreni agricoli in Europa a colture biologiche e la destinazione del 10% dei terreni agricoli proprio per la conservazione della biodiversità. In gioco non ci sono soltanto le sorti degli insetti impollinatori; ne va del nostro sistema agro-alimentare nel suo complesso.