Individuata la proteina che potrebbe fermare il raffreddore

Un gruppo di ricercatori americani ha testato sui topi e su colture cellulari umane una nuova cura sperimentale che potrebbe impedire a molte specie di enterovirus, inclusi i rinovirus, che sono i microrganismi responsabili del raffreddore, di replicarsi. Basterebbe disabilitare una proteina necessaria ai virus per dare inizio all’infezione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 24 Settembre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Starnuti, naso chiuso, febbre. Sono tutti sintomi del raffreddore. Ecco, ora immagina di avere la possibilità di evitare tutto ciò. Sarebbe un'autentica liberazione. Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Stanford e dell'Università della California a San Francisco ha indagato il ruolo di una proteina, presente nel nostro organismo, che avrebbe il potere di impedire ai rinovirus, ossia agli agenti patogeni del raffreddore, di replicarsi.

I virus che causano il raffreddore sono numerosi e soprattutto sono in grado di modificarsi in continuazione, eludendo non solo le nostre difese immunitarie ma anche i farmaci che usiamo per combatterli. In particolare, gli scienziati americani hanno notato che disattivando temporaneamente una particolare proteina è possibile impedire a molte specie di enterovirus, compresi i rinovirus, di moltiplicarsi all’interno delle cellule e quindi di dare il via all'infezione. Gli studiosi sono giunti a questa conclusione ricorrendo al Crispr, ossia a una tecnica di editing genetico, andando a correggere il gene responsabile della produzione dell'enzima SETD3 che risultava essenziale per la moltiplicazione degli enterovirus.

Ma aspetta a gridare vittoria. Gli esperimenti sono stati compiuti su topi e su cellule polmonari umane coltivate in vitro. Occorrono dunque ulteriori studi per trovare la chiave di volta che ci permetterà di dire addio al raffreddore. Rassegnati insomma. Una volta che ti viene il raffreddore, armati di pazienza (e di coperte) e segui i consigli dei medici. Per ora il rimedio più efficace rimane il riposo.

Fonte | "Enterovirus pathogenesis requires the host methyltransferase SETD3" pubblicato su Nature Microbiology il 16 settembre 2019

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.