
Non è stato il karma (come giustificherebbe la religione induista), ma una paralisi cerebrale alla nascita. Non è insomma stato un castigo divino quello che ha subito Kuli Kohli il giorno in cui è nata, ma un danno al sistema nervoso che le ha compromesso l’uso della parola, i movimenti e la coordinazione degli arti. Una condizione che la rende disabile e che per alcuni poteva giustificare la scelta "leggera" di gettarla nel fiume e lasciarla affogare, giusto per sbarazzarsene.
Kuli Kohli è nata 49 anni fa in un villaggio dell’Uttar Pradesh, lo stato indiano del Taj Mahal. Il suo aspetto era quello di una bambola di pezza, i suoi arti non avevano alcun controllo e andavano per conto proprio. I genitori la portano in Inghilterra per tentare una cura e Kuli Kohli cresce nella comunità punjabi di Wolverhampton, una modesta e poco felice città non lontano da Birmingham.
Non c’è cura per la sua disabilità e Kuli Kohli cresce sentendosi diversa, additata per come cammina e per come parla. A migliorare ad un certo punto la sua vita è la poesia, conosciuta alla Penn Hall Special School, una scuola che ha lo scopo di avvicinare i bambini con disabilità alla scrittura. La scrittura diventa per questa bambina una forma di sollievo, una sorta di terapia. Una passione che Kuli Kohli mantiene anche quando inizia a frequentare una scuola superiore normale e che la aiuta a sentire meno la propria disabilità.
Oggi Kuli ha un lavoro e legge in pubblico le sue poesie. Ha un marito e tre figli. Ed è diventata un riferimento per altre donne della comunità punjabi. Per aiutarle ad emanciparsi attraverso la scrittura, infatti, Kuli ha fondato a Wolverhampton il Punjabi Women’s Writers Group.
L'ultimo mercoledì di ogni mese, Kuli incontra le altre donne della comunità Punjabi presso la biblioteca comunale di Wolverhampton dalle 17.15 alle 18.45.
"Conosco molte donne Punjabi di seconda generazione che vivono come me nel Regno Unito, e che hanno sogni e desideri – ha dichiarato Kuli Kohli -. I sogni di queste donne sono stati soppressi attraverso il sacrificio di essere mogli, madri, nonne, figlie e nuore rispettose. Le donne Punjabi che esprimono una passione per la scrittura e l'arte sono considerate delle perditempo. Gli uomini della comunità pensano che dovremmo fare qualcosa di più produttivo con il nostro tempo, come prenderci cura della famiglia, imparare a cucire, cucinare e cose di questo tipo. Sono un pesce fortunato, che è sfuggito alla rete da pesca".
La prima performance collettiva del suo gruppo di donne si è tenuta l’anno scorso al Festival of Imagination di Ironbridge.