L’appel du vide è un’espressione francese che non ha una vera e propria traduzione. Letteralmente è "la chiamata del vuoto" e si riferisce alla sensazione che proviamo quando siamo in alto, guardiamo molto, molto in basso e sentiamo l'impulso di saltare nell'abisso. O quando sta per passare un treno e improvvisamente si percepisce il desiderio di buttarsi sui binari. Non è una sensazione filosofica, o una curiosità oziosa, ma un sentimento primordiale della facilità con cui potremmo, in meno di un secondo, decidere di fare il grande passo. I francesi hanno coniato un termine per indicare il richiamo del nulla, una sorta di forza inspiegabile che vorrebbe trascinarci in basso, farci cadere. È un'emozione che ci ricorda che non sempre vale la pena seguire il nostro istinto.
Attenzione, in passato gli studiosi sostenevano che questo desiderio fosse un primo campanello dell’istinto suicida. In realtà, l’impulso di saltare è legato all’impulso di vivere. L'idea avanzata da Sigmund Freud di un "desiderio di morte" in cui affermava che "tutto ciò che vive muore per ragioni interne" e "lo scopo di ogni vita è la morte" potrebbe spiegare questo istinto. Il fenomeno dimostra in realtà la forza dell'istinto di sopravvivenza. Pertanto, anche con la proposta di Freud secondo cui tali emozioni sono presenti nel cervello umano, continuiamo a evitare il pericolo quando ci confrontiamo con la Chiamata del Vuoto.
Le aziende di intelligenza artificiale emotiva sostengono che tutto ciò che proviamo non è altro che la combinazione di sei emozioni di base, proposte nel 1800 e studiate a metà del secolo scorso: rabbia, paura, disgusto, gioia, tristezza e sorpresa. I modelli statistici dei loro processi di apprendimento automatico, tuttavia, crollano quando si confrontano con sentimenti della vita reale.
L'appel du vide non è solo un pizzico di gioia, mescolato a una dose di sorpresa, aggiunto a una miscela più ampia di paura e disgusto. È un‘esperienza emotiva a sé stante, un'urgente realtà interna distinta dal pericolo reale e impossibile da catturare in un semplice segnale esterno. Non è un desiderio per le conseguenze di quel salto, semplicemente l‘attrazione magnetica di fare un salto verso l'esterno. L’abisso, soprattutto per i creatori, è una sorta di canto di serena: è la stessa emozione che si prova quando si dipinge senza sapere che cosa si sta creando, quando si cerca di comporre una canzone.