La caccia in Italia: attività nobile o pratica violenta? I pro e i contro dell’attività venatoria

Secondo alcuni è un’attività nobile, per altri è una pratica violenta e superata. E tu? Sei sicuro di conoscere tutto quello che c’è da sapere sul mondo della caccia? Ad esempio, esiste il silenzio venatorio, il cacciatore deve provvedere al recupero ambientale ed è possibile introdursi in una proprietà privata se è territorio di caccia.
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Giulia Dallagiovanna 26 Ottobre 2018

La caccia è un argomento così dibattuto, che probabilmente ti sarai già formato una tua opinione. Che tu sia a favore o contro questa pratica, sei sicuro di conoscerla a fondo? Sapevi ad esempio che un cacciatore ha l’obbligo di dedicare alcuni giorni della stagione al recupero ambientale? O che può entrare all’interno di una proprietà privata se quella è considerata territorio di caccia?

Ci sono molti aspetti da considerare prima di formarsi un pensiero critico al riguardo. In Italia esiste una legge che regola in modo dettagliato l’attività venatoria e prevede una serie di sanzioni per chi viola le norme. Secondo alcune associazioni animaliste, però, questo provvedimento non tiene presente tutte le situazioni con le quali deve confrontarsi un cacciatore. Una per tutte: se una specie cacciabile assomiglia a una specie in via d’estinzione, chi assicura che il fucile sia diretto verso quella giusta?

Le leggi che regolano la caccia in Italia

In Italia un cacciatore deve prima di tutto attenersi a quanto impone la legge 157 del 1992, che recepisce e attua una serie di direttive e convenzioni stipulate a livello europeo. Questa stabilisce come prima cosa che: "La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale". Significa che non puoi disporre liberamente degli animali che vagano liberi sul territorio del nostro Paese, perché sono un patrimonio che appartiene a tutti i cittadini.

Una prima limitazione arriva con l’indicazione di quali specie non possono essere oggetto di caccia, come il lupo o la lontra o alcuni tipi di uccelli. Prosegue poi con lo stabilire la necessità di possedere una licenza di caccia, se vuoi praticare attività venatoria. Devi poi dotarti di assicurazione apposita e pagare le tasse relative sia per te, che per il tuo cane, nel caso tu abbia scelto un aiutante a quattro zampe.

Puoi infine usare solo tre tipi di armi: falco, arco e fucile senza silenziatore. La maggior parte dei cacciatori, lo immaginerai, sceglie il fucile. Ti stupirà il fatto che la legge vieta espressamente l’utilizzo della balestra. Potrà sembrarti uno strumento medievale, ma in realtà è molto usato dai bracconieri perché è un’arma silenziosa.

La competenza legislativa in materia spetta alle regioni, mentre lo stato interviene per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Ogni cinque anni la Regione redige un piano faunistico-venatorio che deve programmare l’attività di caccia e assicurare la tutela della fauna.

Come si ottiene la licenza di caccia in Italia

La licenza di caccia dura cinque anni e può essere rinnovata prima della sua scadenza. Per ottenerla sono necessari alcuni requisiti:

  • Il superamento della prova di tiro all’interno di un Poligono nazionale che rilasci un certificato di idoneità al maneggio delle armi
  • Un certificato medico rilasciato dal medico di famiglia
  • Un certificato di idoneità psicofisica rilasciato dalla Asl, su presentazione del certificato medico
  • Il superamento dell’esame di abilitazione all’esercizio venatorio, scritto e orale
  • Fedina penale pulita e assenza di segnalazioni alla polizia

Dove si pratica la caccia in Italia

Ogni regione deve organizzare il proprio territorio agro-silvo-pastorale in vista dell’apertura della stagione di caccia. Deve cioè dire ai cacciatori come comportarsi sui terreni di bosco, campagna e su quelli destinati alla pastorizia. Anche riguardo a questo punto, il piano della Regione deve attenersi a quanto stabilito dalla legge 157.

In primo luogo, su una quota di territorio che va dal 20% al 30%, non dev’essere possibile praticare questa attività. Quella porzione deve invece essere dedicata alla protezione della fauna selvatica e vanno quindi attuati provvedimenti in favore della sosta, della riproduzione e della cura della prole degli animali. Ne fanno parte ad esempio i parchi nazionali e regionali e le oasi di protezione animali. Si tratta di una percentuale che aumenta quando entri in territorio alpino.

Per contro, è possibile riservare una parte di territorio per la gestione privata della caccia, come attività organizzate da aziende o agriturismi, ma non deve superare il 15%. Quello che rimane è destinato alla pratica venatoria programmata dalla Regione.

Il territorio è poi ulteriormente suddiviso in Ambiti territoriali di caccia, in modo che i cacciatori scelgano in quale luogo esercitare la loro attività in modo prevalente.

Ci sono infine alcune distanze che se imbracci un fucile per questo scopo devi rispettare. Devi mantenerti lontano 100 metri da abitazioni e posti di lavoro oppure da macchine agricole in funzione, ma anche dai valichi montani che fanno parte delle rotte di migrazione di alcune specie di uccelli. E a 50 metri da linee ferroviarie e strade. Parametri che aumentano nel caso di fucile a canna liscia. Puoi però introdurti in una proprietà privata, se è terreno di caccia, ignorando anche il proprietario che ti chiede di andartene.

Quando si pratica la caccia in Italia

In linea generale, la stagione di caccia inizia la terza domenica di settembre e prosegue fino al 31 gennaio. Le regioni però possono scegliere autonomamente di anticiparne l’inizio alla prima domenica di settembre a la fine al 10 febbraio. Inoltre, il periodo varia da specie a specie.

Fagiano, volpe e ghiandaia sono ad esempio animali che possono essere cacciati durante tutta la stagione, mentre altri come il cervo o la pernice bianca solo a ottobre e novembre. Sul sito di Federcaccia puoi trovare i calendari venatori con l’indicazione delle date aggiornate e degli orari, regione per regione.

Ci sono però dei punti in comune a queste disposizioni che riguardano l’organizzazione della settimana. Potrai esercitare attività venatorio solo per 55 giorni a stagione e per non più di due o tre giorni alla settimana. Inoltre, non potrai mai scegliere di andare a caccia di martedì o venerdì, perché vige il silenzio venatorio.

Quanti esemplari si possono cacciare in Italia

Ogni cacciatore ha un numero massimo di capi che può abbattere. Significa che la Regione, dopo essersi consultata con l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), stabilisce la quantità di animali da abbattere per ogni specie e lo divide per il numero di cacciatori presenti sul suo territorio.

Quali tipi di caccia vengono praticati in Italia

Le tipologie di caccia che si possono applicare sono svariate e dipendono più che altro dalle abitudini della selvaggina a cui ti stai dedicando. Ma proviamo a definire a grandi linee le categorie e le differenze.

Una prima distinzione può essere fra animali migratori, come i volatili, e animali stanziali, come lepri o cinghiali.

Una seconda separazione è fra caccia vagante e caccia d’appostamento. Come avrai già intuito, la prima avviene quando il cacciatore si muove alla ricerca dell’esemplare da abbattere, mentre la seconda è quando rimane fermo in un luogo, che può essere un capanno o un appostamento temporaneo, e attende il passaggio della preda. Ad esempio, la lepre rimane tutta la vita in uno stesso luogo e viene cacciata con l’ausilio di cani che scovano la preda e la conducono alla portata di tiro del cacciatore in appostamento oppure vagante.

Un paragrafo a parte lo merita la caccia di selezione. Si tratta di una modalità severamente regolata dal piano venatorio regionale, che assegna a un cacciatore non solo un numero di capi da abbattere, ma anche la fascia d’età, il sesso e lo stato fisico. Per questa ragione, vengono utilizzati fucili muniti di cannocchiale che garantiscano un tiro di precisione, diretto solo all’animale da selezionare.

Lo scopo di questo tipo di caccia è tenere sotto controllo il proliferare di specie che, in mancanza di predatori naturali sul territorio, rischierebbero di divenire infestanti. Sono interessati soprattutto i cosiddetti ungulati, come cinghiali, caprioli e cervi. Chi vuole praticare questa attività deve sostenere un ulteriore esame, successivo a quello per ottenere la licenza di caccia.

I pro e i contro quando si parla di caccia

Per alcuni è uno sport nobile, per altri è una pratica violenta. Chi ha ragione? Come spesso accade in argomenti del genere, nessuna parte ne esce completamente vincitrice. Esistono validi argomenti a sostegno e altrettante buone ragioni contro la caccia che dovresti tener presente, prima di formarti un’opinione.

Come ti dicevo prima, per alcune specie manca il predatore naturale. Per questa ragione, se non venissero sottoposte a caccia di selezione, potrebbero aumentare la loro popolazione fino a raggiungere numeri insostenibili per l’ambiente, dannosi per le attività agricole e pericolosi per la vicinanza con l’uomo. Esiste poi il problema della volpe, che tende ad attaccare i nidi degli uccelli che nidificano a terra e i cucciolo di altri animali, mettendo a rischio anche la sopravvivenza di specie in via d’estinzione. Un discorso simile può essere fatto anche per alcune specie di volatili.

I cacciatori sono anche tenuti a dedicare due o tre giorni all’anno al recupero ambientale. Vale a dire a pulire e effettuare manutenzione nei confronti del tettorio sul quale operano.

Paradossalmente anche gli argomenti contro la caccia riguardano il rischio estinzione e l’ambiente. Innanzitutto, come ti ho già spiegato, non sempre è immediato distinguere fra un esemplare cacciabile e uno appartenente a una specie protetta e capiti che il cacciatore si sbagli. Inoltre, per quanto riguarda gli uccelli migratori, non è possibile calcolare in modo esatto l’entità della loro popolazione e quindi la sostenibilità di questo tipo di caccia e poco chiara. Ci sono poi esemplari, come il gallo cedrone, che stanno diminuendo di numero ma che tuttora è possibile abbattere.

Infine, il piombo usato per i proiettili inquina. Un rapporto Ispra del 2012 denunciava come questa sostanza si disperde nel terreno e nelle acque e causa l’avvelenamento degli animali e possibili danni alla salute dell’uomo.