La dieta Ornish: come funziona e quali sono i benefici

Promette di aiutarti a proteggere il tuo cuore, e non solo: è la dieta Ornish, un approccio all’alimentazione i cui benefici sono studiati da oltre 40 anni. Scopriamo di cosa si tratta e come funziona a livello pratico.
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Dott.ssa Silvia Soligon Biologa nutrizionista
13 Febbraio 2023 * ultima modifica il 14/02/2023

“Dieta” non è necessariamente sinonimo di “dimagrimento” e l'obiettivo per cui si può decidere di seguire un piano alimentare controllato non è necessariamente la perdita di peso. A dare un esempio concreto degli altri benefici che se ne possono trarre sono dietoterapie come la dieta Ornish, un approccio all'alimentazione quotidiana messo a punto e studiato già a partire dagli anni '70 dal medico nutrizionista statunitense Dean Ornish e dai suoi colleghi del Preventive Medicine Research Institute di Sausalito (California) in collaborazione con diverse istituzioni accademiche, fra cui l'Università della California di San Francisco.

Oggi i suoi ideatori e promotori presentano la dieta Ornish come parte integrante di un programma basato sullo stile di vita per combattere le malattie cardiovascolari e altre patologie croniche – in particolare il diabete e il tumore della prostata. Vediamo insieme come funziona e quali sono i suoi benefici.

I principi e gli alimenti ammessi

Come anticipato, la dieta Ornish non è prima di tutto un regime dimagrante; per questo, non prevede necessariamente di dare un taglio alle energie assunte con l'alimentazione. Addirittura, in un'epoca in cui spesso, quando si parla della relazione tra cibo e salute, la colpa di tutti i mali viene attribuita ai carboidrati, questo regime alimentare prevede che fino al 75% dell'introito energetico quotidiano possa provenire proprio da carboidrati.

In generale, non è prevista una divisione degli alimenti in “buoni” e “cattivi”; alcuni, però, sono considerati più salutari rispetto ad altri e per questo ne è favorito il consumo. Fra di essi sono incluse sia fonti di proteine, sia fonti di carboidrati e di grassi. Tuttavia, è previsto che l'apporto energetico di questi ultimi non superi il 10% del totale giornaliero.

Dal punto di vista pratico, ciò significa mangiare:

  • molti vegetali nella loro forma “naturale”: cereali integrali, legumi, frutta e verdura;
  • le fonti di quelli che vengono comunemente definiti “grassi buoni”, come gli omega 3 – quindi olio di pesce, olio di semi di lino, frutta a guscio e semi – per un totale di 4 grammi al giorno;
  • fonti di proteine di origine vegetale (tofu, tempeh, legumi) e fonti selezionate di proteine di origine animale (albume e yogurt senza grassi o formaggi senza grassi, che possono essere sostituiti con alternative come il latte di soia), in modo da mantenere l'apporto quotidiano di colesterolo entro i 10 mg al giorno.

Gli alimenti da limitare includono invece:

  • i cereali “raffinati” (per intenderci, per esempio, le farine bianche e il riso bianco);
  • le fonti di zuccheri;
  • i dolcificanti concentrati.

Per non superare il 10% di energie dai grassi è vietato il consumo di oli e altri grassi da condimento, avocado, cocco e olive. L'uso di sale è invece consentito, purché in quantità moderate e a meno che sia necessario ridurlo per ragioni mediche. È comunque incoraggiato l'uso di spezie, erbe e altri aromatizzanti naturali (come il succo di limone) per conferire un sapore in più alle pietanze senza eccedere proprio con il sale. L'assunzione di caffeina è invece disincentivata, se non in forma di tè verde per i suoi benefici cardiovascolari. Caffè e tè nero dovrebbero essere consumati in quantità non superiori a 1 al giorno, decaffeinato, nel caso del primo e 2 tazze al giorno per il secondo.

I benefici

I benefici della dieta Ornish sono suggeriti da diversi studi scientifici. A trarne vantaggio è prima di tutto l'apparato cardiovascolare, con una possibile riduzione del colesterolo totale e LDL (quello comunemente chiamato “cattivo”), dei trigliceridi, della pressione minima e massima, del restringimento delle coronarie (le arterie che portano il sangue al cuore) e degli eventi cardiaci. Alcuni effetti sono visibili già dopo 12 settimane di dieta; un'aderenza prolungata (fino a 5 anni) è però associata a maggiori benefici.

Nel caso del diabete e della condizione che lo precede (il cosiddetto prediabete), questa dieta consente di ridurre il rischio cardiovascolare associato e di migliorare i livelli di emoglobina glicata (un parametro utilizzato per valutare i livelli di glicemia nei 2-3 mesi precedenti l'analisi). In alcuni casi, questo approccio può aiutare a ridurre i farmaci assunti. Per quanto riguarda, invece, il tumore della prostata, la dieta Ornish è stata associata alla riduzione dell'antigene prostatico specifico (il PSA) e all'inibizione della crescita delle cellule tumorali in forme di cancro di basso grado diagnosticato in fasi precoci di sviluppo.

Altri possibili benefici riportati nella letteratura scientifica includono:

  • l'aumento della telomerasi, l'enzima che protegge le estremità dei telomeri dall'accorciamento (un enomeno associato all'invecchiamento);
  • l'aumento della lunghezza dei telomeri;
  • l'aumento dell'espressione di geni associati alla prevenzione di problemi di salute e la riduzione dell'espressione di geni che li promuovono (inclusi fattori coinvolti nel cancro);
  • il miglioramento della depressione;
  • la perdita di peso e il miglioramento dell'indice di massa corporea (IMC o BMI, dall'inglese Body Mass Index).

I limiti e i punti critici

Se la dieta Ornish ha dei limiti, il principale sta nella necessità di escludere moltissimi alimenti di origine animale, in particolare tutte le carni. Ciò aumenta inevitabilmente il rischio di alcune carenze nutrizionali, in particolare di vitamina B12; non a caso, gli stessi ideatori e promotori di questa dieta raccomandano a chi la segue di assumere un integratore multivitaminico e multiminerale contenente, appunto, vitamina B12. Anche l'assunzione di calcio potrebbe essere insufficiente; per questo, dietro parere del proprio medico, potrebbe essere il caso di integrare anche questo micronutriente. Dato, poi, che non è previsto nemmeno il consumo di pesce (che è la principale fonte dei grassi omega 3 biologicamente attivi) è raccomandata anche l'assunzione di integratori di olio di pesce.

Fra i possibili punti critici c'è anche la necessità di limitare l'apporto di grassi al 10% delle energie quotidiane – una restrizione significativa rispetto alle indicazioni di riferimento per una sana alimentazione per la popolazione italiana. Secondo queste ultime, il 10% è il limite al di sotto del quale mantenere l'assunzione di grassi saturi, mentre come apporto minimo di grassi totali è indicato il 20%. Colpisce anche il fatto che non sia previsto il consumo di olio extravergine di oliva, associato a numerose proprietà salutari (incluse quelle antinfiammatorie che si ricercano anche con questa dieta).

Anche l'apporto di colesterolo è fortemente ridotto rispetto a quanto normalmente concesso anche a chi deve seguire un'alimentazione mirata a ridurre e tenere sotto controllo il rischio cardiovascolare. (200 mg al giorno). Indicazioni di questo tipo, così come la richiesta di evitare completamente carne e pesce, potrebbero essere difficili da seguire per lungo tempo. Nel caso in cui tu stia seguendo questo regime alimentare e sia tentato dal cedere proprio per questo motivo, parlane col tuo medico o con il tuo nutrizionista: sono le figure più adatte per aiutarti a trovare una soluzione perché tu possa continuare a mangiare in modo sano senza gettare all'aria risultati e benefici ottenuti fino ad ora.

Laureata in Scienze Biologiche con un dottorato in Scienze Genetiche e Biomolecolari, ha lavorato nel campo della ricerca fino al 2009 altro…
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