La fabbrica della morte: l’ex Ilva di Taranto

Gli abitanti di Tamburi, quartiere della periferia nord-occidentale di Taranto, sono costretti ad aver paura di cose normali come un giorno di vento, andare a lavoro, visitare i propri cari al cimitero, a causa delle polveri emesse dagli stabilimenti dell’Ex Ilva.
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Rubrica a cura di Beatrice Barra
15 Marzo 2023

Il cimitero di Tamburi è uno dei luoghi più contaminati della Terra. Se passi il dito sopra uno dei loculi, raccogli la polvere di metallo che vola nell'aria ogni volta che tira il vento forte. Ci sono tante testimonianze  sui social che mostrano la situazione in una delle città meno vivibili del pianeta, lì a pochi metri dall'acciaieria della morte: l'Ex Ilva.

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Wind Day a Taranto: quei giorni in cui si deve stare barricati in casa

Dicendo “ogni volta che tira il vento forte” a Taranto si intende una cosa ben specifica.

"Avevamo imparato a fare le scorte alimentari per evitare di uscire durante quei giorni se non per lavorare o visite mediche, c’erano però i nostri ragazzi che si recavano a scuola e attendevano il bus alla fermata. Fu così che imparammo a usare la mascherina, molto tempo prima della pandemia" – Celeste, attivista ed ex abitante di Tamburi

Questo è il racconto di un classico Wind Day a Taranto. A parlare è Celeste, che ha vissuto per moltissimo tempo nel quartiere Tamburi e che oggi è un’attivista del gruppo spontaneo Tamburi Combattenti.

Probabilmente il  termine wind day a primo impatto non ti dice niente se non “giorno di vento”, ma a Taranto questa parola ha un significato molto più complesso. Un wind day per un abitante di Taranto è uno di quei giorni in cui devi stare barricato in casa.

"Noi abitanti del quartiere Tamburi vivevamo quei giorni come in un tempo sospeso, consultavamo continuamente il sito dell’Arpa per accertarci che il giorno successivo non fosse un Wind Day. Spesso la notifica arrivava in tarda serata e allora dovevamo organizzarci per lasciare a casa i figli e andare a lavoro."

Ma in cosa consiste nel concreto un wind day?

Con questo termine si indicano quei giorni in cui il vento è superiore ai 25 km/h e proviene da nord ovest arrivando direttamente sopra Tamburi, zona della periferia nord-occidentale di Taranto. E questo non sarebbe un problema, in una città normale, se non fosse che lì "Sversa le polveri pm10, pm2,5 e benzoapirene legate alla produzione dell’ex Ilva, ma anche polveri sottili che contengono minerali di ferro, carbon fossile, rifiuti speciali e amianto", ovvero sostanze dannosissime per l’ambiente, ma soprattutto per la salute.

La situazione era diventata così grave, che il Comune di Taranto, nel 2017, emise una prima ordinanza per chiudere le scuole di ogni ordine e grado del quartiere Tamburi nei giorni di WD, poi ce ne fu una seconda per anticipare l’uscita alle 12:30 e eliminare le attività pomeridiane. Questi provvedimenti furono presi per proteggere la salute dei bambini e dei ragazzi dagli effetti di questa cappa di polveri che copre il cielo di Taranto.

Ma da dove arrivano queste polveri?

Prendiamo i dati presenti nel documento di valutazione del danno sanitario del 2017 relativo alla zona. Qui si può leggere che il 64,83% del Pm10 che va a formare la polvere rossa che abbiamo visto prima arriva dal settore industriale – e di queste il 66% (quindi ben più della metà), sono legate alla produzione dell’ex Ilva, la più grande acciaieria d’Europa nata nel 1965 che ha diversi stabilimenti in Italia, tra cui il più grande è quello di Taranto che si trova appunto nel quartiere di Tamburi e si estende per oltre 15 km quadrati.

Stabilimento siderurgico dell’Ex Ilva, Taranto

Queste polveri si formano soprattutto per l’erosione dei parchi minerali e dei cumuli di rifiuti speciali non coperti. Infatti, nonostante nel 2012 una grossa parte dell’azienda sia stata sequestrata dalla Procura della Repubblica perché considerata dannosa per l’ambiente e per la salute e nonostante le diverse condanne dell’UE – prima nel 2011, poi nel 2019 e confermata giusto lo scorso maggio – questi parchi sono stati coperti, sì, ma solo parzialmente.

Fonte: Cimolai, progetto copertura parchi minerali dell’Ex Ilva

E quindi, quando c’è vento, queste polveri si alzano e nei Wind Days arrivano direttamente a Tamburi, ricoprendo balconi, macchine, finestre e i polmoni di questa polvere rossa.

Al di là della polvere rossa ci sono i cittadini e i rischi per la loro salute

A Tamburi, però, non ci sono solo gli stabilimenti dell’Ex Ilva e i parchi minerari. Ci sono anche gli abitanti. Abitanti costretti a rimanere in casa per tutti i Wind days, segnalati dal report settimanale realizzato da Arpa Puglia ed esposti a rischi altissimi per la salute. Infatti, seppur in nessuna delle valutazioni si evidenzia un superamento dei limiti dei contaminanti previsti dalla legge, supera invece quello consigliato dall’OMS, oltre il quale scatta il livello d’allerta. Limite, in parole semplici, oltre il quale la salute della gente è in pericolo.

Fonte: Oms

E si capisce subito il perché se si guardano anche solo per un attimo i dati sulla salute e sulla mortalità a Taranto relativi agli scorsi anni. Nella valutazione del danno Sanitario realizzata del 2017 – e quindi a cinque anni dal sequestro degli stabilimenti produttivi – si legge che “è emersa un’associazione positiva e statisticamente significativa della mortalità per cause cardiovascolari, cardiache, e respiratoria nel quartiere Tamburi di Taranto a distanza di 2-3 giorni dal giorno in cui si è verificato l’evento WD”. L’aumento di cui si parla corrisponde al 25,2%. Questo vuol dire che in quei giorni si ha il 25% in più di possibilità di morire.

Ma a prescindere dai Wind Days a Taranto si registra un “eccesso di mortalità, ospedalizzazione e malformazioni congenite”.

In Puglia tra il 1993 e il 2021 ci sono stati 3200 casi di cancro al polmone, di cui quasi due terzi si sono tradotti in decessi, collegati proprio a una prolungata esposizione ad amianto. E numeri simili ci sono anche per tutte le malattie asbesto correlate, che sono appunto quelle che dipendono prevalentemente dall’inalazione di fibre di amianto.

La vera emergenza del momento a Taranto: il benzene

I cittadini hanno sempre fatto sentire la loro voce e la loro rabbia in questi anni. Ma, se dopo presidi, richieste, valutazioni dal 2011 a oggi le emissioni di Pm10 e di benzo(a)pirene sono timidamente diminuite (riducendo quindi anche i rischi collegati ai Wind Days), il benzene è la vera emergenza del momento. Guarda questo grafico:

Fonte: Arpa Puglia

Le emissioni di benzene sono molto alte e in alcuni giorni hanno persino superato il limite giornaliero previsto, tanto da portare il 5 gennaio di quest’anno la dirigenza di Arpa Puglia a inviare una lettera ai commissari dell’ex Ilva chiedendo di intervenire per ridurre le emissioni di benzene, composto tossico che causa gravi danni al sistema nervoso.

Ora è il momento di agire

Una situazione che negli anni è  diventata insostenibile per gli abitanti della zona che ora chiedono interventi concreti e mirati per eliminare tutti i rischi per la propria salute derivanti dallo stabilimento siderurgico di Taranto.

"Ostinarsi a salvare il siderurgico significa condannare la cittadinanza tarantina che patisce inquinamento, malattia e morte"

Sono tantissime le persone come Celeste costrette a combattere due grandi battaglie: quella con e per la propria salute personale, per uscire vittoriosa dalla sua “esperienza” – non le piace il termine malattia perché ha un’accezione solo negativa, quindi non lo userò – e quella, insieme a tante altre persone, per il futuro degli abitanti di Taranto.

"L’unica soluzione è la chiusura dello stabilimento insieme a tutte le fonti inquinanti, la decontaminazione, la bonifica dei terreni e delle falde acquifere attraverso la garanzia dei redditi e il reimpiego dei lavoratori attualmente alle dipendenze dell’industria, contestualmente alla riconversione economica, sociale e culturale dell’intero territorio Jonico"

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Polentona acquisita e curiosa instancabile. Sono a Milano dal 2016 e scrivo per passione da quando ho cinque anni. Amo il altro…