La manovra 2019 salva chi esercita professioni sanitarie senza titolo, ma non tutti sono d’accordo

L’emendamento proposto dal Movimento 5 Stelle dà il via libera a tutti i professionisti che esercitano da anni ma che non sono iscritti agli albi professionali sanitari. Per il Ministero della Salute si tratta di salvare i lavoratori, per le associazioni è una concessione molto pericolosa.
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Sara Del Dot 24 Dicembre 2018
* ultima modifica il 22/09/2020

Le professioni sanitarie sono un pilastro fondamentale della società. Così come è fondamentale esercitarle essendo in possesso di titoli e requisiti, rassicurando pazienti e Sistema sanitario nazionale del fatto che le competenze utilizzate quando si ha a che fare con i pazienti sono state verificate e certificate. È un motivo di vanto, per un Paese, avere a disposizione professionisti certificati in ambito sanitario. Gli albi professionali servono a questo, a rendere i cittadini consapevoli di con chi si ha a che fare. E tu, metteresti il tuo corpo e la tua salute in mano a qualcuno che non possiede il titolo per prendersene cura sebbene abbia esercitato per tanti anni?

Ecco, la manovra finanziaria, che da settimane ormai occupa tutte le prime pagine dei giornali, ha dato il via libera a questo: modificando la legge 42/99 (Disposizioni in materia di professioni sanitarie), viene data la possibilità di esercitare a tutti coloro che, pur non avendo titoli e non essendo iscritti a ordini professionali, abbiano esercitato per almeno 36 mesi nell’arco di dieci anni.

L’emendamento

Questo emendamento, voluto dal Movimento 5 Stelle, consente di accedere a determinate attività professionali a tutti coloro che, per almeno 36 mesi (anche non continuativi) nell’arco degli ultimi 10 anni, abbiano esercitato professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative tecnico-sanitarie e di prevenzione senza un titolo e senza i requisiti per l’iscrizione a un albo dei professionisti. Vengono così “condonati” tutti coloro che non si erano applicati alla legge 13 marzo 2018 voluta da Beatrice Lorenzin, ex Ministro, che aveva imposto l’iscrizione agli albi di oltre 250mila professionisti che sarebbero rientrati nell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. Tutte queste persone, quindi, grazie a questa “sanatoria” potranno continuare a esercitare a patto di iscriversi in appositi elenchi speciali a esaurimento istituiti presso gli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione entro il 31 dicembre 2019. Inoltre, sebbene nel testo sia specificato che l’iscrizione a questi registri non si tradurrà in un’equiparazione, ma non è ben chiaro quale sia la differenza, dal momento che risulta comunque possibile, per loro, esercitare al pari di tutti gli altri.

Associazioni e Ministero

In questo modo gli albi delle professioni sanitarie, in un Paese in cui la salute cerca di rappresentare un’eccellenza, sembrano perdere improvvisamente valore. E infatti non è ancora chiaro in che modo i requisiti e le capacità di questi professionisti senza titoli saranno verificate. Varie associazioni hanno già espresso la loro opinione, come l’Associazione italiana fisioterapisti.

Ma anche Roberto Burioni non poteva non far sentire la propria voce, definendo questo emendamento un “pesce d’aprile”.

Il Ministero della Salute, dal canto suo, difende l’emendamento affermando che tutela i lavoratori che fino a oggi hanno esercitato una professione sanitaria con competenza e professionalità pur senza essere in possesso di titoli che all’epoca non erano necessari, rischiando il posto di lavoro in seguito all’approvazione della legge 3 del 2018 voluta dal Ministro Lorenzin e senza essere riusciti a mettersi in regola fino ad allora ora.

Quindi, sebbene venga continuamente sottolineato che questa “sanatoria” non equiparerà i non iscritti agli albi professionali a quelli che invece vi sono iscritti, nella sostanza cambia molto poco, dal momento che entrambe le categorie saranno in grado di esercitare in qualunque genere di istituto, pubblico o privato. Forse sarebbe stato meglio cercare di conferire a questi professionisti la possibilità di ottenere i requisiti necessari per l’iscrizione all’albo, equiparandoli secondo un percorso ben definito.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.