La ricetta per un futuro sostenibile? Giulia Pastorella (Azione): “Nel mix energetico serve il nucleare, senza non arriveremo a emissioni zero”

La vicepresidente di Azione Giulia Pastorella ci ha spiegato più nel dettaglio la proposta energetica presentata al Senato dal leader del partito Carlo Calenda: un progetto che, ci ha spiegato, accanto alle fonti rinnovabili dovrebbe includere anche la tecnologia nucleare.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 9 Luglio 2022
Intervista a Giulia Pastorella Consigliera comunale della Città di Milano e vicepresidente di Azione

C’è chi dice sì. Sì al nucleare come alleato per la transizione energetica. Carlo Calenda, leader politico di Azione, durante la presentazione della mozione recapitata al Senato negli scorsi giorni aveva cristallizzato la necessità di puntare sull’atomo sostenendo che «senza nucleare è impossibile tecnicamente raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nella produzione elettrica».

L’atomo, che tra l’altro è stato appena riconosciuto dal Parlamento europeo come una fonte sostenibile all’interno della Tassonomia, sarebbe dunque lo strumento su cui è doveroso puntare, e in fretta.

Ce l’ha ribadito anche Giulia Pastorella, consigliera comunale della Città di Milano e vicepresidente di Azione, spiegando che incidenti tragici come quello appena occorso sulla Marmolada ci ricordano che non abbiamo più tanto tempo da perdere mentre il grosso scotto che tutti stiamo pagando sulle nostre bollette dimostra che il mix energetico scelto ora non funziona”.

Abbiamo chiesto a Pastorella di descriverci più nel dettaglio la proposta energetica promossa dal suo partito: un progetto a lungo termine, che includa il nucleare nel mix energetico dell'imminente futuro, e ambizioso dal momento che “servirebbero 7-8 centrali”.

Pastorella, andiamo con ordine. Azione come vede la transizione energetica?

La nostra proposta energetica nasce ben prima della guerra in Ucraina ma dall’inizio della invasione russa le nostre riflessioni su un piano di transizione energetica si sono accelerate. Siamo convinti che la tecnologia nucleare debba affiancare altre fonti energetiche previste, come le rinnovabili che restano chiaramente centrali nel mix energetico. Per raggiungere l’indipendenza energetica e l’obiettivo di emissioni zero il prima possibile tuttavia non possiamo prescindere dal nucleare.

Giulia Pastorella è consigliera comunale della città di Milano e vicepresidente di Azione

Le rinnovabili da sole dunque non sarebbero sufficienti? 

In Italia, ma non solo, abbiamo alcuni problemi legati alle rinnovabili. Sono fonti intermittenti: c’è poco vento, la potenza idrica è già sfruttata molto ed è quindi difficile pensare di aumentarla e il fotovoltaico necessita di sviluppare grandi installazioni e capacità di accumulo. Un mix energetico senza nucleare diventerebbe molto costoso, abbiamo stimato che per un’azienda o un consumatore il costo per l’energia salirebbe circa del 50% in più rispetto al costo del mix con il nucleare. Senza pensare poi all’impatto sul territorio. Tutti pensano all’impatto ambientale di una centrale nucleare ma campi fotovoltaici non sono da meno. La quantità di suolo necessaria per produrre la stessa quantità di energia è molto maggiore con alcune rinnovabili come fotovoltaico rispetto al nucleare.

Quali sono, secondo voi, gli altri vantaggi del nucleare? 

Le minori emissioni di CO2, ovviamente, e anche la minor dipendenza dalle materie prime. Il nucleare ha comunque una dipendenza legata ai materiali che, però, provengono per la maggior parte da paesi amici come l’Australia o il Canada, dove ci sono riserve di uranio.

Però ci sono i rifiuti radioattivi…

In Francia, che è il paese a cui più ci si ispira perché è quello con più centrali, i rifiuti con alti livelli di radioattività – i più pericolosi – ammontano all’equivalente della quantità di lattine di coca cola generate da un abitante nell’arco della sua vita. Bisogna sempre pensare in termini relativi. Il nucleare genera rifiuti radioattivi, è vero, così come le altre tecnologie. Non dimentichiamo i pannelli solari esausti o le pale eoliche obsolete. Insomma, siamo convinti che in questo mix i vantaggi superino gli svantaggi.

Per puntare forte sull’atomo avete stimato la necessità di 7-8 centrali: tre in più di quelle già presenti in Italia. Realizzarle non richiederebbe tanto tempo e soldi? 

I tempi di realizzazione di un impianto nucleare non sono quelli che vengono raccontati. A chi dice che servono decenni per costruirne uno rispondo che dipende da quanto si è inefficienti. In alcuni paesi una centrale si costruisce in 5-6 anni e questo ci permetterebbe una transizione verso un mix energetico in tempi rapidi.  Consideriamo poi che un cambiamento di politica energetica non si fa dall’oggi al domani, come la transizione alle rinnovabili stessa. Quindi bisogna pensare anche su lungo termine, contemplando il nucleare.

Quello di quarta generazione?

Sicuramente il nucleare di terza generazione evoluto. Poi sarà importante sostenere la ricerca sui Mini Reattori Modulari e, più a lungo termine, sulla fusione. Una volta eravamo un’eccellenza in questo ambito di ricerca, oggi invece molti nostri cervelli fuggono all’estero. Dobbiamo invertire la rotta.

Cosa servirebbe secondo lei? 

Credo sia necessario avviare anche campagne di spiegazione e sensibilizzazione per raccontare come questa tecnologia si è evoluta nel tempo. Il nucleare ha un passato pesante, fatto di un’opinione pubblica contraria e di due referendum andati male. L’atomo ancora oggi sembra essere una questione molto ideologica, al di là di qualsiasi argomentazione concreta e scientifica. Serve una campagna di sensibilizzazione per spiegare come questa tecnologia abbia migliorato i propri standard di sicurezza, di come i rifiuti sono trattati e di come il nucleare viene percepito negli altri paesi europei.