
Educatrice e pedagogista, Maria Montessori ha aperto nel 1907 al civico 53 di Via dei Marsi a Roma, la prima “Casa dei Bambini”, un ambiente destinato ai bambini dai 3 ai 6 anni, dove il metodo educativo era per l'appunto il metodo montessoriano, fondato su un semplice assunto: la scuola non vuole bambini pieni di nozioni, ma bambini felici.
Il metodo montessoriano è ancora oggi molto diffuso e continua ad essere proposto in migliaia di scuole non solo materne, ma anche primarie, secondarie e superiori. Forse la frase che meglio esprime questo metodo educativo è: “Aiutiami a fare da solo”, pronunciata dalla stessa Maria Montessori, ma qui ne riportiamo altre molto significative che, indubbiamente, possono essere lo spunto per una riflessione in tema di educazione.
Il gioco è il lavoro del bambino.
È necessario che l’insegnante guidi il bambino, senza lasciargli sentire troppo la sua presenza, così che possa sempre essere pronto a fornire l’aiuto desiderato, ma senza mai essere l’ostacolo tra il bambino e la sua esperienza.
Il bambino è sensibile a un punto estremo, impressionabile in modo tale che l’adulto dovrebbe sorvegliare tutti gli atti e le parole, perché esse gli rimangono scolpite nella mente.
La prima premessa per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Il bambino che si concentra è immensamente felice.
I genitori non sono i costruttori del bambino, ma i suoi custodi.
Chi tenta di correggere il bambino con la forza e con il peso della propria autorità si accorgerà ben presto di aver fallito nel suo intento. Il bambino risponderà in modo forte, esplicito perfino violento.
L’adulto deve dare e fare quel tanto che è necessario affinché il bambino possa utilmente agire da solo: se fa meno del necessario, il bambino non può agire utilmente; se l’adulto fa più del necessario, e perciò si impone o si sostituisce al bambino, spegne i suoi impulsi fattivi.
Il periodo infantile è un periodo di creazione; nulla esiste all’inizio ed ecco che circa un anno dopo la nascita il bambino conosce ogni cosa. […] Nel caso dell’essere umano non si tratta dunque di sviluppo, ma di creazione, la quale parte da zero. Il meraviglioso passo compiuto dal bambino è quello che lo conduce dal nulla a qualche cosa, ed è difficile per la nostra mente afferrare questa meraviglia.
Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità.
Non possiamo creare osservatori dicendo ai bambini: “Osservate!”, ma dando loro il potere e i mezzi per tale osservazione, e questi mezzi vengono acquistati attraverso l’educazione dei sensi.