Due specie di elefanti africani sono a rischio di estinzione: l’allarme lanciato dalla Iucn

Sotto la minaccia del bracconaggio, del mercato nero dell’avorio, della riduzione dell’habitat, anche l’elefante africano delle foreste è stato inserito nella lista delle specie “in pericolo critico” dalla Iucn, l’organizzazione che si occupa di incoraggiare le società del pianeta a conservare l’integrità e diversità della natura.
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Gaia Cortese 26 Marzo 2021

Da specie "vulnerabili" a specie "in pericolo critico". Il passo è breve e ormai ufficializzato. L’ultimo report dell'International Union for Conservation of Nature (Iucn) ha confermato il rischio di estinzione dell’elefante africano delle foreste e dell’elefante africano della savana, due animali considerati erroneamente un’unica specie prima che i test del Dna ne rivelassero la natura distinta.

La Iucn è un'organizzazione fondata oltre 60 anni fa, che si prefigge lo scopo di "influenzare, incoraggiare e assistere le società in tutto il mondo a conservare l'integrità e diversità della natura e di assicurare che ogni utilizzo delle risorse naturali sia equo e ecologicamente sostenibile". Oggi queste le due specie di elefanti africani sono state classificate dall'organizzazione come specie "in pericolo critico", in per il fatto che la loro presenza sul territorio si è ridotta dal 1990 di oltre l'86% per quanto riguarda gli elefanti delle foreste, e negli ultimi 50 anni di oltre il 60% per gli elefanti della savana.

Secondo quanto riporta il WWF, 20.000 elefanti africani vengono massacrati ogni anno.

Il continente africano conta appena 415 mila elefanti che ogni giorno vivono sotto la minaccia di diverse forme di bracconaggio: non solo quello che alimenta il mercato nero dell’avorio, ma anche quello sostenuto e alimentato dalle numerose bande armate presenti sul territorio che finanziano le proprie guerriglie proprio con la vendita dell’avorio.

Nonostante il mercato internazionale dell’avorio sia stato ufficialmente chiuso nel 1989, nel 2007 i Paesi del Sudafrica, della Namibia, del Botswana e dello Zimbabwe hanno ottenuto dalla Cites, l’organizzazione che regola il mercato mondiale dei prodotti di specie a rischio, la possibilità di vendere alla Cina l’avorio cosiddetto “legale”, ovvero quegli stock accumulati durante i vent’anni della moratoria.Ciò ha dato il via libera ai bracconieri e allo sviluppo del mercato nero dell’avorio. A questo si aggiunge anche la minaccia della deforestazione, per cui gran parte degli habitat degli elefanti al di fuori delle aree protette, si stanno riducendo a causa dell’estensione dell’agricoltura e dell’occupazione da parte dell'uomo.

“Se non invertiamo la tendenza, rischiamo di assistere all'estinzione di questi animali – è l'ultimo avvertimento di Benson Okita-Ouma, copresidente dell'African Elephant Specialist Group dell'Iucn -. Se non pianifichiamo in modo appropriato l'utilizzo delle terre, questi animali continueranno a essere uccisi in modo indiretto anche se fermeremo il poaching e la caccia illegale".

La strada giusta da percorrere è quella delle riserve, dove la popolazione degli elefanti negli ultimi anni si è stabilizzata o è, in alcuni casi, addirittura cresciuta. È per esempio il caso degli elefanti che vivono nelle aree protette del Gabon e della Repubblica del Congo o degli elefanti della savana che abitano nell'area di conservazione transfrontaliera del Kavango-Zambezi, estesa sul territorio di cinque diversi Paesi. Anche la pandemia ha innescato alcuni effetti positivi sulla vita degli elefanti: nonostante il crollo del turismo abbia privato i governi delle risorse necessarie alla conservazione, il calo dell'attività umana dovuta ai lockdown ha permesso agli elefanti di colonizzare nuovamente alcune aree dalle quali si erano allontanati.