Mercedes, la donna che pianta gli alberi nelle città: ecco com’è la vita da guerrilla gardener

Ha piantato il suo primo albero, un pioppo, a 24 anni, in Spagna. Oggi Mercedes è una vera e propria guerrilla gardener e si occupa di riempire di piante e alberi i luoghi in stato di abbandono nelle città. Soprattutto a Milano.
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Sara Del Dot 14 Dicembre 2019

È di Madrid ma vive a Trezzano sul Naviglio, lavora per le persone e ama l’ambiente. Quella di Mercedes è una vita di poche parole e molti fatti, cosa davvero rara al giorno d’oggi. L’amore per la natura e il rispetto per qualsiasi forma di vita l’hanno portata a desiderare un mondo diverso e ad alzarsi in piedi per contribuire a crearlo. Per questo, ormai da anni, Mercedes si dedica a piantare alberi e piante in giro per il territorio, nei luoghi in cui la loro presenza è necessaria e spesso favorita da spazi predisposti ma inutilizzati, spesso sostituendosi alle istituzioni poco impegnate nella tutela del verde pubblico.

Sì, perché le nostre città sono sempre più povere di quella che dovrebbe essere la loro più grande ricchezza, che con il tempo abbiamo finito col soffocare. Gli alberi, l’erba, le piante, la natura in qualunque sua forma si trova ormai relegata in spazi minimi e anche quando il posto ci sarebbe è come se chi di dovere si dimenticasse di intervenire, si dimenticasse della sua fondamentale importanza per le nostre vite. È a questo punto che entrano in gioco i guerrilla gardeners come Mecedes. Per segnalare all’amministrazione dove è necessario intervenire. Per poter dire “questa è anche casa mia”.

Ma da dove nasce tutto questo, da dove viene questa voglia di Mercedes di cambiare le cose mettendosi in gioco anche se in modo “abusivo”?

“Per tanti anni in passato sono stata una scout, racconta Mercedes. “Ricordo che quando facevamo le passeggiate io camminavo cercando di non calpestare l’erba, per evitare di togliere ossigeno, per non rovinare una delle nostre principali fonti di vita. A un certo punto, ricordo, ho capito che oltre a osservare gli alberi avrei potuto anche piantarne uno. E il libro “L’uomo che piantava gli alberi” mi ha dato la spinta, infondendomi il desiderio di trasformare il contesto in cui vivevo facendo nascere un bosco attorno a me.”

Il primo albero che Mercedes pianta è un regalo dei suoi amici per il suo compleanno.

“L’avevo chiesto ai miei amici come regalo per il mio 24esimo compleanno e quel giorno si sono presentati a casa mia con un pioppo di due metri. Io ero ammalata, quindi ci siamo dati appuntamento per piantarlo tutti insieme. Quando è successo, abbiamo fatto una festa, suonando e divertendoci attorno a quell’albero. È diventata una specie di tradizione. Ogni anno invitavo la gente a festeggiare il compleanno attorno all’albero, per cui decoravamo la zona con festoni e candele, ci sedevamo per terra con coperte e chitarre.. era bellissimo. Allora non avevo la minima idea che esistessero i guerrilla gardener."

Per chi non lo sapesse, il guerrilla gardening è un movimento antico che raccoglie tutte le persone che si dedicano a piantare alberi, piante e fiori come forma di protesta, riempiendo di natura zone in cui non sarebbero autorizzato esplicitamente a farlo ma che ne hanno palesemente bisogno come aiuole abbandonate, campi incolti e spazi vuoti e pieni di cemento. Solo dopo diverso tempo che inconsapevolmente pratica questa attività Mercedes scopre che quello che adora fare ha un nome, e che a farlo sono tantissime persone come lei.

“Quando ho scoperto chi erano i guerrilla gardener ho proprio pensato ‘ah! Io sono una di questi!’ Non avevo idea che esistessero altri che facevano la stessa cosa che facevo io. Un giorno ho conosciuto per caso il gruppo di gardeners della zona Abbiategrasso che mi ha invitata a piantumare il giorno successivo. Ero molto stupita perché ero abituata ad andare da sola…  Ma mi sono presentata lì alle nove del mattino, era un luogo abbandonato, incolto. Ho aspettato un po’ e a un certo punto sono arrivate una decina di persone munite di rastrelli, vanghe, picconi, piantine, addirittura una luce e una caffettiera! Sebbene non conoscessi nessuno di loro mi sono divertita tantissimo, ho proprio pensato che in quel momento non avrei voluto trovarmi in nessun altro luogo al mondo. Ora ci conosciamo molto bene, abbiamo partecipato a varie piantumazioni, curato giardini anche di luoghi abbandonati come scuole… abbiamo davvero fatto delle cose molto belle.”

Piantare alberi e piante è impegnativo, ma ci sono vari modi per farlo. Soprattutto in luoghi come Milano, dove Mercedes sottolinea come, a differenza di Madrid, gli alberi possono crescere in modo più autonomo senza dover essere annaffiati ogni giorno grazie al clima.

Molti degli alberi che pianto mi vengono regalati dopo aver chiesto sui social se qualcuno ha delle piante di cui vuole liberarsi. Altri li facciamo crescere sui nostri balconi e poi li mettiamo a dimora, o ancora raccogliamo piante da luoghi in cui non possono sopravvivere e le spostiamo. Ci sono molti modi per piantare un albero o per farlo crescere in sicurezza. Il primo è piantarlo direttamente e anche qui ci sono almeno due modi per farlo, dipendentemente se ha o non ha le radici. Se ha le radici, infatti, è più facile che attecchisca. Ma ci sono anche alberi che nascono dai rami che vengono piantati nel momento giusto, facendo radici, come ad esempio il pioppo. In pratica faccio un buco nel terreno con un bastone di ferro, posizionano dentro il ramo e metto attorno una rete per proteggerlo ed evitare che qualcuno lo tolga. La rete è fondamentale, perché la nostra attività non consiste soltanto nel piantare, ma anche nel proteggere. L’albero che cresce deve essere protetto, e questo lo si fa rendendolo visibile, facendo però anche in modo che non si possa riconoscere che è abusivo”.

Ma Mercedes racconta anche che il modo migliore di far crescere alberi nuovi è proteggere la crescita di quelli che sono nati spontaneamente.

“Il modo migliore di avere nuovi alberi è osservare il territorio, guardare bene il terreno, trovare quelli nati spontaneamente e proteggerne la crescita. Una volta individuati li poto, dò loro una forma d’albero così che non sembrino semplici arbusti e poi metto loro attorno una retina. Questi alberi hanno il 99% di probabilità di vivere in più rispetto agli altri, perché sono nati lì e non necessitano di molte cure, le radici sono già profonde… Solitamente si tratta di olmi, aceri, noci, noccioli… ma possono essere di tutti i tipi.”

La cosa particolare di tutto questo però, come anticipato all’inizio dell’articolo, è che Mercedes gli alberi li pianta di nascosto, in modo potremmo dire “abusivo”. Ma perché è necessario fare le cose in clandestinità se si tratta di portare valore e salute all’interno di un territorio e di una comunità?

“Per fare cose di questo tipo la burocrazia è molto complicata e spesso la risposta delle amministrazioni tarda ad arrivare o è negativa. Così il guerrilla gardening rappresenta una soluzione per mettere in luce gli spazi che avrebbero bisogno di essere rigenerati. Per fare un esempio, una volta volevamo intervenire nella zona 4 di Milano ottenendo tutti i permessi per posizionare tre fioriere in un angolo coperto di cemento. Fioriere di cui naturalmente ci saremmo occupati noi. Abbiamo scritto una lettera ma per due anni e mezzo non abbiamo mai ottenuto risposta, così l’abbiamo fatto noi in autonomia.”

L’obiettivo è quindi rimettere la natura al proprio posto offrendo un servizio alla comunità. Senza però chiedere aiuto alla pubblica amministrazione, che ha tante altre priorità di cui occuparsi. Spesso infatti Mercedes si dedica semplicemente a riempire gli spazi predisposti per queste piante ma inutilizzati da anni.

“Può capitare che ci sia un pezzo di marciapiede dotato di tre spazi per gli alberi completamente vuoti da anni. Ecco, io lì l’albero ce lo metto. Poi magari verrà rimosso, ma io intanto l’ho fatto, il segnale l’ho dato. In un posto del genere anni fa ho piantato un gelso che ora è una meraviglia, quando l’ho messo era alto un metro e ora sarà 15. Ma erano anni che quel buco era vuoto. Altre volte riusciamo a farci coinvolgere dalle amministrazioni in progetti cui partecipa tutta la comunità, come avverrà a breve sulla Vigevanese. Ormai ci conoscono, spesso addirittura ci indirizzano su dove piantare o non piantare. Quello che facciamo noi è un regalo alla città. Se poi non viene gradito può essere anche tolto.”

E le rimozioni, purtroppo, accadono.

“È capitato che rimuovessero la pianta perché ingombrava o dovevano rifare il marciapiede, forse era cresciuta più del previsto… anche noi a volte sbagliamo, facciamo errori di valutazione, ma dagli sbagli poi impariamo e miglioriamo per la volta successiva”.

E dopo aver parlato di tutti questi alberi, viene spontaneo chiedere a Mercedes se per caso tenga un elenco di tutti quelli che ha piantato.

“Di quelli che ho piantato no perché sono troppi, sono praticamente mille. Ho però una lista di quelli che sono ancora vivi. Ho realizzato una mappa in cui ho posizionato una puntina per tutti gli alberi che hanno superato l’anno, anche se rappresentano un quinto rispetto a quelli che ho piantato. Anche perché all’inizio piantavo senza considerare che avrebbero potuto togliermeli, mentre ora sono più furba, so dove metterli. Un luogo in cui metto spesso i miei alberi è dove hanno tagliato un tronco, che rimane vuoto dentro e dopo un po’ marcisce. Lì è perfetto perché l’albero viene protetto, ci sono già le radici, la pianta c’era prima.. è anche una questione di osservare il territorio.”

Secondo Mercedes il modo migliore per aumentare il verde delle città è coinvolgere i cittadini, in modo tale da sgravare le amministrazioni e coinvolgere la cittadinanza nella cura dello spazio in cui vive.

“Mentre il guerrilla gardening sente molto propria l’idea di prendersi cura degli spazi comuni, il cittadino comune solitamente non se ne interessa. Per questo motivo andrebbe incentivato, dalle amministrazioni in primis, ricevendo responsabilità. Il cittadino deve quindi riuscire a trovare il modo di collaborare con la pubblica amministrazione per la cura di uno spazio comune, come ad esempio un’aiuola. Questo modo di agire, questo tipo di gestione ha due vantaggi importanti. Il primo è che il luogo in cui si vive migliora, il secondo è che aumenta il senso di appartenenza alla comunità.”