Multe fino a 9mila euro: lo stato delle Hawaii è il primo ad avere una legge che difende gli squali

A partire da quest’anno, nelle acque che lambiscono le coste delle Hawaii, sarà vietato dare la caccia agli squali, già a rischio di estinzione non solo per la pesca incontrollata, ma anche per la perdita degli habitat e per gli effetti dei cambiamenti climatici.
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Gaia Cortese 1 Febbraio 2022

A partire dal primo gennaio 2022 dare la caccia agli squali nelle acque delle Hawaii è diventato illegale. È quanto stabilisce la legge 553 applicata a tutte le specie di squalo che popolano le acque al largo dell’arcipelago.

Nella normativa, che vieta esplicitamente a chiunque di “catturare o intrappolare volutamente uno squalo e ucciderlo nelle acque di competenza statale” si legge che “essendo predatori che dominano la catena alimentare, questi animali mantengono l’equilibrio degli ecosistemi, regolano i numeri delle altre specie e assicurano la salute degli stock ittici e dei coralli”.

In caso non venga rispettato quanto espresso nella normativa, l’ammenda varia tra i 500 e i 10mila dollari (che corrispondono rispettivamente alle cifre di 400 euro e 9mila euro) a squalo, indipendentemente dal fatto che sia vivo o morto. Non solo. Le autorità hanno anche il diritto di revocare la licenza di navigazione e di confiscare l’imbarcazione e l’attrezzatura da pesca a chiunque non rispetti quanto indicato nella normativa.

Le popolazioni di squali, diminuite del 70 per cento in meno di quarant’anni..

Il Dipartimento responsabile della gestione delle risorse naturali delle Hawaii (Department of land and natural resources, o Dlnr) sarà impegnato nel monitorare le reti da pesca nelle aree in cui crescono i cuccioli di squalo, con lo scopo di limitarne la presenza: in diverse occasioni, infatti, alcuni giovani squali ne sono rimasti impigliati causandone poi la morte.

D’altronde pochi mesi fa ha fatto notizia l’allarme lanciato dall‘Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), per cui un terzo delle specie di squali è in pericolo a causa della pesca, ma anche dei cambiamenti climatici e della perdita degli habitat naturali

A questo si aggiunge il problema dello spinnamento, o shark finning, la pratica che prevede l’amputazione della loro pinna di uno squalo mentre è ancora in vita. Tale pratica crudele è dovuta al fatto che in alcuni paesi asiatici (soprattutto Cina e Vietnam) le pinne sono l'ingrediente principale di una costosa zuppa che si è diffusa sempre più, non solo tra i ricchi ma anche nella classe media.

La normativa prevede tuttavia alcune delle eccezioni, perché se lo scopo è quello di proteggere gli squali per il loro fondamentale ruolo nel mantenere l'equilibrio degli ecosistemi, non è intenzione della  legge addebitare la colpa qualora la cattura di uno squalo avvenga accidentalmente durante la pesca di altre specie.