Dall'inizio del 2023 25 Paesi hanno registrato casi di colera. Di questi 14 sono in Africa, la regione in assoluto più colpita. È sulla base di questi dati che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) continua a valutare il rischio a livello globale connesso a questa malattia come "molto elevato".
Un giudizio che l'organizzazione sovranazionale ha motivato "sulla base dell'elevato numero di focolai e della loro espansione geografica, nonché della mancanza di vaccini e di altre risorse" necessarie a contrastare la diffusione della malattia intestinale.
Il colera è causato dal batterio Vibrio cholerae e contraddistinta da diarrea acquosa, vomito e forte disidratazione.
Oggi questa patologia è ritenuta endemica in diverse parti del mondo, dove il batterio che la provoca non è ancora stato eliminato dall’ambiente. Recentemente, però, l’Oms, insieme all’UNICEF, ha lanciato l’allarme perché l’attuale epidemia di colera – iniziata nel 1961 in Asia meridionale per poi sconfinare in Africa (1971) e in America (1991) -, la settima nella storia, starebbe seriamente minacciando quasi 1 miliardo di persone in 43 paesi in diversi parti del mondo, tra cui Malawi, Nigeria, Mozambico, Sudafrica, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.
Dall'ultimo rapporto, pubblicato il 6 luglio 2023 e riferito al periodo compreso dall'inizio del 2023 al 15 giugno, è stata segnalata una nuova epidemia di colera in India, risalente a metà maggio.
Si tratta di dati allarmanti soprattutto per la mancanza di risorse adeguate contro un'eventuale diffusione su larga scala della malattia.
Nel rapporto l'Oms spiega che "la capacità complessiva di rispondere alle molteplici e simultanee epidemie continua a essere messa a dura prova a causa della mancanza globale di risorse, comprese le carenze del vaccino e delle forniture per fronteggiare la diffusione, nonché del personale medico e sanitario pubblico, che sta fronteggiando molteplici epidemie simultanee e altre emergenze sanitarie".
Ecco perché l'Oms continua a monitorare la situazione relativa alla diffusione del colera nel mondo. Non si tratta di una novità dell'ultima ora, dalla metà del 2021, nello il mondo sta affrontando "un'acuta recrudescenza – si legge sul Ministero della Salute – della settima pandemia di colera caratterizzata dalla quantità, dalle dimensioni e dalla concomitanza di più focolai, dalla diffusione in aree, da decenni, libere dal colera e da allarmanti alti tassi di mortalità".
In Italia si è tornati a parlare di colera solo qualche tempo fa, dopo che a fine luglio un uomo di 70 anni era stato ricoverato in provincia di Lecce, con sintomi molto simili a quelli tipici del colera.
Tuttavia, le successive analisi realizzate dal dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità hanno smentito il presunto caso di colera, in quanto il ceppo batterico in esame non appartena ai "sierotipi di Vibrio cholerae responsabili di colera".
È invece certo il caso di colera segnalato a inizio luglio in Sardegna, quando la malattia è stata diagnostica a un anziano di Arbus, nel sud dell'isola, che non aveva compiuto nessun viaggio all'estero in tempi recenti tali da poter far supporre un contagio fuori dall'Italia. Di colera non si parlava in Italia da 50 anni, il caso sardo è stato il primo dopo mezzo secolo di assenza della malattia.
Fonti | Ministero della Salute; Adnkronos