Oceani, una soluzione per lo stoccaggio di carbonio?

Uno studio pubblicato su Nature e portato avanti da un team di ricercatori francesi indica che gli oceani fino a ora siano stati in grado di assorbire e stoccare almeno il 20% in più di carbonio. Questo può aiutarci nella lotta alla crisi climatica?
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Mattia Giangaspero 14 Dicembre 2023

Non che sia una nuova scoperta. Sappiamo già che gli oceani, ma anche i mari, sono la più grande fonte naturale di stoccaggio di carbonio. Da soli riescono ad assorbire circa il 25% delle emissioni di CO2 di origine antropica, quindi prodotta dall'essere umano e dalle sue attività, ma grazie a uno studio condotto dal Consiglio nazionale di ricerca francese e pubblicato su Nature, si è scoperto come questo stoccaggio potrebbe aumentare notevolmente.

E la probabilità che questo accada non è riguarda il futuro, ma anche il presente e il passato. Sì, perché si tratta di uno studio che aggiorna la precedente stima effettuata dall'IPCC che poneva in 11 miliardi di tonnellate la quantità di carbonio immagazzinabile dagli oceani. Lo stoccaggio di carbonio da parte degli oceani, secondo questo studio, potrebbe aggirarsi attorno a 15 miliardi di tonnellate, dunque oltre il 35% in più di quanto stimato in precedenza.

Fonte Nature

Per arrivare a questo risultato, i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti dalle spedizioni oceanografiche in tutto il mondo dagli anni ’70 a oggi e sono riusciti a ricostruire i flussi di carbonio dalla superficie al fondale. Al centro del processo che guida lo stoccaggio del carbonio negli oceani c’è il plancton e la cosiddetta “neve marina”.

“Il plancton divora l’anidride carbonica e, man mano che cresce, la converte in tessuto organico attraverso la fotosintesi”, spiegano gli autori. Alla morte, il plancton tende a scendere verso il fondale scomponendosi in particelle, che formano la neve marina. “Essendo più dense dell’acqua di mare, queste particelle affondano nel fondale marino, immagazzinandovi carbonio e fornendo nutrienti essenziali per un’ampia gamma di organismi delle profondità marine, dai minuscoli batteri ai pesci di acque profonde”, concludono gli autori.

Fonte Nature

Ora questo nuovo risultato cosa ci racconta in termini di contrasto alla crisi climatica? Purtroppo non è un dato di cui l'uomo può beneficiare in termini di riduzione del riscaldamento globale, in quanto si tratta di uno stoccaggio e assorbimento lento, che può durare migliaia di anni e quindi non compensa l'aumento esponenziale delle emissioni di tutti i gas climalteranti, che è avvenuta dopo la prima rivoluzione industriale del 1750.

Fonte | Nature 

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