Vivere a contatto con la natura ridurrebbe il rischio di ricovero per Parkinson

In occasione della Giornata mondiale della Malattia di Parkinson la Società italiana di neurologia ha rivelato i risultati di uno studio di Harvard secondo cui vivere vicino ad ambienti naturali ridurrebbe il rischio di ospedalirizzazione.
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Maria Teresa Gasbarrone 11 Aprile 2023
* ultima modifica il 12/05/2023

Vivere a contatto con la natura può ridurre il rischio di ospedalizzazione per Parkinson. In occasione della Giornata mondiale della Malattia di Parkinson la Società italiana di Neurologia (Sin) rende noti i risultati di uno studio condotto dall'Università di Harvard secondo i quali l'esposizione agli ambienti naturali come foreste, parchi, alberi stradali e fiumi, può ridurre il rischio di ospedalizzazione per malattia di Parkinson, e richiama alla necessità di azioni a tutela dell’ambiente.

Lo studio

Sedici anni, da gennaio 2000 e 2016. Questa è la durata della ricerca a cui sono stati sottoposti 122mila soggetti con età compresa fra 65 e 74 anni – all'inizio dello studio -, metà dei quali con diagnosi di Parkinson.

Durante questi anni i dati di ricovero sono stati confrontati con gli la presenza di spazi naturali nel luogo di residenza delle persone sottoposte allo studio.

Per farlo i ricercatori hanno elaborato un indice (indice NDVI) che attraverso un apposito algortimo ha stimato la presenza di vegetazione viva e di acqua nell’area di residenza dei pazienti in relazione alle diverse stagioni dell’anno.

I risultati

I dati raccolti in questi anni hanno mostrato una riduzione di ricoveri ospedalieri per i pazienti con malattia di Parkinson che vivevano in aree con una maggiore concentrazioni si ambienti naturali.

In realtà lo studio partiva dal fatto che nonostante sia stata già in passato teorizzata l'associazione tra ambienti naturali e decorsi delle malattie neurologiche i pochi studi condotti fino a quel momento riportavano risultati contrastanti.

I benefici della natura

I benefici evidenziati dalla ricerca non riguardano però tutte le malattie neurologiche. I ricercatori infatti si erano posti l'obiettivo di osservare cosa succedesse nelle persone affette da Parkinson e in quelle malate di Alzheimer.

A differenza di quanto visto nei pazienti di Parkinson, vivere in ambienti con una maggiore concentrazione di spazi naturali come giardini, specchi d'acqua o parchi, non è stato associato a nessuna riduzione nelle persone con Alzheimer.

Cos'è il Parkinson

"La malattia di Parkinson – la definizione è di Humanitas – è una patologia neurodegenerativa, cronica, lentamente progressiva, che coinvolge diverse funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, con conseguenze sulla qualità di vita di chi ne soffre".

Il Parkinson è il più frequente dei cosiddetti "disordini del movimento". Si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente a causa della degenerazione di neuroni in un'area chiamata "sostanza nera" (la perdita cellulare è di oltre il 60% all'esordio dei sintomi).

Oggi in Italia sono circa 300.000 le persone con malattia di Parkinson, ma questo numero è destinato ad aumentare. "Nei prossimi 15 anni – spiega l'Ospedale Niguarda di Milano si stima che si arriverà a 6.000 nuovi pazienti l'anno, di cui la metà colpiti ancora in età lavorativa.

Fonti | "Associations of Greenness, Parks, and Blue Space With Neurodegenerative Disease Hospitalizations Among Older US Adults" pubblicato su Jama il 20 dicembre 2022, Humanitas, Ospedale Niguarda

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