Pazienti oncologici e Covid: nessun allarme, ma “bisogna riprendere subito screening e follow-up”

Anche durante il lockdown, le attività urgenti sono proseguite, ma tutti gli altri appuntamenti sono stati rimandati. Ora è fondamentale recuperare il tempo perso anche se bisognerà aspettare almeno un anno per capire se questa pausa forzata abbia davvero aumentato incidenza dei tumori e mortalità dei pazienti, come potresti aver letto di recente.
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Giulia Dallagiovanna 11 Giugno 2020
* ultima modifica il 23/09/2020
Intervista al Prof. Roberto Orecchia Direttore scientifico dello IEO (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano

Per due mesi l'Italia si è fermata. Sui giornali campeggiava un'unica notizia: "siamo nel pieno di una pandemia e dobbiamo restare in casa il più possibile". Per diverse settimane è come se ogni altra preoccupazione e persino ogni altra patologia fossero sparite. Esisteva solo il Covid-19 e ogni sforzo era concentrato contro il nuovo virus. Una preoccupazione comprensibile e necessaria, ma ora che la curva dei contagi ci sta dando un po' di tregua dobbiamo riprendere tutte quelle attività che abbiamo rimandato. A partire proprio dalla nostra salute.

Forse in questi giorni avrai letto che i pazienti oncologici sono stati tra i più penalizzati e che ora il rischio è quello di un aumento della mortalità, perché nel frattempo il tumore è progredito. Per la verità, e per fortuna, non è proprio così. "Credo che questi effetti non possano essere immediatamente percepibili – ci ha spiegato il professor Roberto Orecchia, direttore scientifico dello IEO (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano, – l'impatto in termini pratici sarà visibile nel tempo. In particolare, andranno tenuti monitorati parametri importanti come il tasso di incidenza e di mortalità dei tumori. Chi, però, aveva visite già fissate per screening o follow-up ora le deve riprendere: non c'è più un allarme tale da giustificare un ulteriore rinvio. Se l'assenza dalle visite viene prolungata, si rischia che la patologia si cronicizzi".

"Non dobbiamo spaventare le persone con allarmi eccessivi – concorda Elisabetta Iannelli, vicepresidente di AIMAC (Associazione Italiana Malati di Cancro) e segretario generale di FAVO (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), – è importante però tenere alta l'attenzione ed evitare che ora, a lockdown terminato, si accumulino nuovi ritardi".

È importante non rinunciare a visite ed esami, per essere sicuri di intervenire in tempo sulla malattia

E non è solo un problema di organizzazione o di spostamenti. L'epidemia non può ancora dirsi terminata e la paura del contagio è rimasta, soprattutto per persone che sanno di avere un organismo già indebolito dal cancro. Capita quindi che si decida di posticipare un appuntamento per evitare di recarsi in ospedale. Ora però le strutture sono sicure e Covid-free, con percorsi pensati apposta per tutelare i pazienti oncologici. E anche durante la chiusura totale era comunque possibile tenersi in contatto con il proprio medico, almeno in alcune strutture: "Abbiamo attivato un sistema di visite a distanza che in parte esisteva già, ma è stato ampliato per far fronte alla necessità – conferma il professor Orecchia. – Si è quindi lavorato attraverso la telemedicina e le videochiamate o le telefonate normali. Il paziente inviava la cartella clinica e tutta la documentazione, come le immagini diagnostiche o i referti degli esami, prima del colloquio. Un'iniziativa che si è rivelata molto utile per i malati che facevano fatica a programmare una visita".

Utile e necessaria, dal momento che a volte era difficile anche raggiungere l'ospedale, se questo si trovava in un'altra regione. Mancavano i mezzi di trasporto, oppure i chilometri da percorrere erano troppi in una situazione di pandemia o, ancora, non ci si sentiva sicuri di entrare nelle aree più colpite dal Coronavirus. "Ci sono state persone che, nonostante il lockdown, hanno deciso di spostarsi in macchina e raggiungere comunque il centro di riferimento per le cure. Altre invece hanno preferito farsi operare nella propria regione, piuttosto che aspettare di poter accedere a un intervento, magari in Lombardia", racconta Iannelli.

E così, con riorganizzazioni e sforzi da parte di tutti, si è riusciti ad assicurare ogni visita o trattamento urgente. Ad attendere sono stati soprattutto i programmi di screening o di follow-up, cioè i controlli necessari per monitorare come un paziente risponde alla terapia, se si siano presentate delle complicazioni o come gestire gli eventuali effetti collaterali.

Un problema, naturalmente. "Sono anni che ci battiamo per convincere le persone a sottoporsi a screening periodici, in modo da riuscire a formulare diagnosi precoci – sottolinea il direttore scientifico dello IEO. – Rischia di essere altrettanto difficile spiegare come mai ci siamo fermati, al di là della stretta contingenza. Anche perché questi esami, come ad esempio la mammografia, vengono prenotati di anno in anno. Si pone quindi anche la questione di riassorbire tutto il pregresso in tempi rapidi".

Si prevede quindi che gli sforzi debbano aumentare ulteriormente per recuperare il tempo perduto. E in parte si è già cominciato, anche se l'attività ordinaria degli ospedali non è ancora tornata ai livelli pre-Covid. Ma la pandemia che ha sconvolto la vita di tutti, dovrebbe ricordarti ancora di più come le malattie possano arrivare in modo inaspettato e come sia quindi fondamentale scovarle in tempo. Non rinunciare all'appuntamento o all'esame che hai prenotato e se hai dubbi, chiedi maggiori informazioni al medico che ti segue oppure consulta il sito di FAVO, dove hanno raccolto tutte le indicazioni fornite dalle istituzioni e dalle società scientifiche.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.