
Possono trovarsi nella mela che mangi, nell'acqua che bevi. Cosa? I PFAS, anche detti "inquinanti eterni". Avrai più volte sentito pronunciare sui social o in televisione questa sigla. Ma sai cosa significa?
La sigla sta per Sostanze Perfluoro Alchiliche. Spiegato in modo semplice: sono dei composti chimici acidi molto forti in forma liquida, usati soprattutto in campo industriale. Al momento se ne trovano 4700 diversi, ma hanno tutti una particolare struttura che permette loro di resistere ai naturali processi di degradazione e che quindi nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell'ambiente.
Le caratteristiche che rendono i PFAS così diffusi nella produzione industriale sono riconducibili al fatto che sono impermeabili all’acqua e all’olio e resistenti alle reazioni chimiche, al calore e alla frizione. Per questi motivi vengono usati in tantissimi settori diversi:
I Pfas, ad alte concentrazioni sono tossici per tutti gli organismi viventi. Possono compromettere gli ecosistemi in cui si trovano mettendo a rischio flora e fauna. Per quanto riguarda l'uomo, invece: secondo uno studio condotto dall'Università di Oxford questi acidi alterano i processi ormonali nel nostro organismo, con pesanti conseguenze sullo sviluppo, sul comportamento e sulla fertilità.
Amplificano il rischio di malattie come obesità e diabete di tipo due, ipertensione, colesterolo e sono considerate sostanze altamente cancerogene. Queste conseguenze però non si vedono nell'immediato, agiscono in modo silenzioso e lento e, spesso, si manifestano a distanza di anni dall'esposizione.
Queste sostanze hanno anche contaminato l'irrigazione dei campi in ben tre province, mettendo a rischio la salute di oltre 350mila persone. Ma a parte il Veneto, sono oltre 1600 i siti contaminati in tutta Italia.
Dopo che scoppiò il caso del Veneto, per chi si trovava in zone altamente contaminate inizialmente era stata valutata la plasmaferesi, ovvero un trattamento di "lavaggio del sangue" che serve a separare il plasma (componente liquida del sangue) da quella cellulare, rimuovendo le sostanze dannose. L'iniziativa, dopo il parere del ministero della salute e dell'Istituto Superiore di Sanità è stata sospesa per valutarne l'efficacia e i rischi.
Per quanto riguarda invece la risoluzione del problema a monte, sia l'Europa che l'italia hanno predisposto delle valutazioni, limiti più stringenti sulla presenza di queste sostanze nelle acque potabili, ma GreenPeace chiede addirittura all'Italia di vietarne definitivamente l'uso, dopo che nei mesi scorsi Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia l'hanno chiesto ufficialmente all’Europa.
Spesso e volentieri, purtroppo, questi composti vengono smaltiti illegalmente – o, comunque, non correttamente – nell'ambiente. E quando questo avviene penetrano nelle falde acquifere, raggiungendo i campi e, di conseguenza, i prodotti agricoli che poi finiscono sulle nostre tavole.
Quello sui Pfas è un allarme ignorato da 15 anni. L'attenzione sul tema è emersa con il caso del Veneto circa 12anni fa, che ha subito il più grave inquinamento delle acque nella sttoria del nostro Paese a causa degli sversamenti tossici di un'industria chimica ormai fallita che si trovava in provincia di Vicenza e che è stata resposnabile del 97% dei 5kg di PFAS che sono stati versati nel bacino Agno-Fratta_Gorzone, da cui si riforniscono gli acquedotti che raggiungono ben 21 comuni.
(Pubblicato da Beatrice Barra il 2.05.2023
Modificato da Mattia Giangaspero il 19.02.2024)