Plastica in mare, il nemico numero uno è l’usa e getta. Marevivo: “No a un recepimento al ribasso della direttiva Sup”

Oggi entra in vigore la direttiva europea sulla plastica monouso, ma Italia e Commissione Europea discutono ancora sulle eventuali deroghe da concedere ai prodotti realizzati con plastiche compostabili o a base di carta ma con una piccola percentuale di plastica. “Il fenomeno dell’inquinamento dovuto alla plastica ha assunto ormai proporzioni gravissime, non c’è più tempo da perdere”, sottolinea la presidente di Marevivo Rosalba Giugni.
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Federico Turrisi 3 Luglio 2021
Intervista a Rosalba Giugni Presidente di Marevivo

Sulla lotta contro la plastica monouso non si può, anzi non si deve tornare indietro. Potremmo riassumere così la posizione delle associazioni ambientaliste riguardo alla direttiva Sup (Single Use Plastics), che entra in vigore proprio oggi 3 luglio. Oltre alle misure specifiche contenute nella normativa, non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo finale della direttiva: tutelare l'ambiente marino e accelerare sulla transizione verso un modello di economia circolare efficiente. In estrema sintesi, l'Europa ci sta dicendo di andare sempre di più verso le 3R (Ridurre, Riutilizzare, Riciclare).

Eppure, dopo la pubblicazione da parte della Commissione Europea delle linee guida per il recepimento della direttiva lo scorso 31 maggio, nel nostro Paese si è sollevato un polverone e il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha perfino avanzato l'ipotesi di una riserva sull'applicazione della direttiva per non danneggiare l'industria italiana. Ma come? Il contrasto allo strapotere dell'usa e getta non dovrebbe mettere d'accordo tutti? Ne abbiamo parlato con Rosalba Giugni, presidente di Marevivo.

Che cosa rappresenta dal vostro punto di vista questa direttiva?

L’abbiamo voluta fortemente. Del resto, come Marevivo stiamo lavorando sul tema della plastica in mare da più di 30 anni. Le microplastiche sono ovunque, anche nei luoghi più remoti della Terra: sono nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, nei pesci che mangiamo. Sono state ritrovate addirittura nella placenta umana. È qualcosa di una gravità inaudita.

In Italia però non sono mancate le polemiche per questa direttiva: basti pensare alla levata di scudi da parte di Confindustria. Nel nostro Paese c’è il rischio di un recepimento al ribasso?

La nostra posizione è netta: l’Italia deve recepire la direttiva così com’è stata votata. Onestamente, le polemiche a pochi giorni dall’entrata in vigore mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Ripeto, dobbiamo capire la gravità del problema. Oltre a inquinare i mari, la plastica sta entrando nel nostro corpo. Neanche questo spaventa? Sono sempre gli interessi economici ad avere la meglio sulla tutela dell’ambiente? Si parla tanto di transizione ecologica. Ecco, non dimentichiamoci che uno dei pilastri su cui si poggia è proprio l’economia circolare.

Condividete l’approccio italiano sulle bioplastiche, che è stato uno dei principali punti di frizione con la Commissione Europea?

Noi siamo contro l’usa e getta. Che sia in plastica o in bioplastica. Dobbiamo superare proprio la logica del monouso. L’Europa ci ha dato delle indicazioni precise e ci sta dando anche dei fondi, attraverso il Next Generation, per investire sulla transizione ecologica. Al ministero hanno installato lo scorso 5 giugno, in occasione della giornata dell'ambiente, un orologio che segna il tempo utile per contenere l’aumento della temperatura terrestre sotto 1,5 gradi. Lo sa quanto tempo ci rimane per invertire la rotta? 6 anni e 6 mesi. Se non corriamo, se non prendiamo provvedimenti drastici, non c’è futuro per la specie umana. E parliamo ancora di usa e getta? I cittadini vanno sensibilizzati, certo; ma le aziende facciano la loro parte.

Su quali battaglie proseguirà l’impegno di Marevivo?

Come dico sempre, il mostro ha tante teste. Per esempio, solo due giorni fa abbiamo lanciato una petizione per chiedere di inserire nella legge "Salva Mare" il divieto di rilasciare in aria i palloncini, che sono di plastica e rappresentano un problema se dispersi nell’ambiente. Per quanto riguarda le bottiglie, da quest’anno in Italia possono essere prodotte con il 100% di materiale riciclato. Attenzione. Possono, non devono. Perché allora non imporre con una legge che tutte le bottiglie siano realizzate con il 100% di Pet riciclato? Troppo poco l’obiettivo previsto della direttiva Sup di arrivare al 30% entro il 2030. Un altro problema enorme, e di difficile risoluzione, è quello delle microfibre. I tessuti di cui sono costituiti la maggior parte dei nostri indumenti sono sintetici. Ogni lavaggio in lavatrice inquina e rilascia milioni di microfibre di dimensioni inferiori ai 5 millimetri che si riversano in mare.

Insomma, la strada è ancora lunga…

Ma non c’è più il tempo! Dobbiamo correre. Negli anni Ottanta, quando abbiamo iniziato a parlare di questi temi, ci prendevano in giro: mi chiamavano “la casalinga del mare” perché andavo a raccogliere i rifiuti di plastica sulle spiagge. Come ha detto papa Francesco, ci siamo illusi di essere sani in un mondo malato. Finalmente c’è una direttiva che ci dice di limitare la plastica monouso. Seguiamola.