Nel nostro Paese l'acqua del rubinetto non ha una buona fama. Molte persone preferiscono comprare quella in bottiglia perché la ritengono più sicura e, per questo, come riporta Legambiente, l'Italia è il primo Paese in Europa e il secondo al mondo per litri di acqua imbottigliata e venduta. Stiamo parlando di 206 litri pro-capite all’anno.
L'acqua che esce dai nostri rubinetti, però, è sicura e potabile e, come riporta il Ministero della Salute, le nostre acque "contribuiscono ad apportare quantità apprezzabili di alcuni minerali come risultato di fenomeni naturali di cessione da rocce e terreni a contatto con l’acquifero, ad esempio, calcio, magnesio, fluoro, ferro, manganese, zinco, iodio, selenio, zolfo, fosforo, potassio". Se consideriamo, invece, le acqua in bottiglia, il vantaggio è che ogni marca ha specifici benefici a seconda della percentuale di micronutrienti presenti.
Quale scegliere, quindi? In verità, a livello nutrizionale è indifferente. "Non c'è alcuna differenza tra acqua in bottiglia e acqua del rubinetto – ricorda il dott. Simone Gabrielli, biologo nutrizionista – dipende sempre, però, dal tipo di acqua. In genere quella del rubinetto potrebbe avere più calcio e il fatto che faccia venire i calcoli è una bufala".
Per quanto riguarda la questione "minerali", "alcune acque in bottiglia vantano di avere un'alta concentrazione di un minerale e altre ancora ne vantano altri – continua Gabrielli. – Per variarli, può essere una buona idea alternare marche diverse di acqua ma se abbiamo una dieta equilibrata, avremo comunque tutti i minerali di cui abbiamo bisogno senza per forza cambiare acqua".
In conclusione, non si riscontrano grosse differenze tra acqua comprata e acqua del rubinetto di casa, a meno che non si viva in una zona potenzialmente contaminata. Un esempio è quello di alcune parti del Veneto le cui acque contengono livelli allarmanti di PFAS, composti chimici acidi molto forti in forma liquida, usati soprattutto in campo industriale. Questi sono casi che richiederebbero ulteriori indagini.
Fonti | Legambiente; Ministero della Salute