Riconoscimento facciale per gli animali: puoi usarlo anche per ritrovare cani o gatti scomparsi

Mucche, pecore e persino balene. Aziende e università stanno sviluppando sistemi di riconoscimento facciale per animali per tenere monitorato il loro stato di salute negli allevamenti e il loro numero quando si tratta di specie a rischio. Ora non potrai più dire che le galline sono tutte uguali.
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Giulia Dallagiovanna 28 Ottobre 2018

Per gli esseri umani ormai è utilizzato un po' dappertutto. Tramite il riconoscimento facciale puoi sbloccare il tuo smartphone o il tuo pc, pagare, essere identificato ai controlli di sicurezza. Così alcune aziende si sono chieste: perché non iniziare a riprodurre lo stesso meccanismo anche sugli animali? Se a occhio nudo i polli sono tutti uguali e non riesci a vedere la differenza fra una mucca e la sua vicina di stalla, questi nuovi dispositivi conoscono tutti gli esemplari uno per uno e sono in grado di monitorare il loro stato di salute.

Negli allevamenti, permette di capire se qualche animale ha contratto un virus e ci sia il rischio di un'epidemia, mentre applicato alle specie selvatiche, favorisce i programmi di protezione e salvaguardia. Non solo, ma puoi anche sfruttarlo nel caso il tuo gatto scappi e qualcuno ti stia aiutando a cercarlo. È un vantaggio fondamentale a muovere tutto questo sistema: per gli animali non esiste la tutela della privacy.

I musi di mucche e maiali

Che ogni mucca sia diversa dall'altra, lo sa bene la multinazionale statunitense Cargill, una delle più grandi nel settore alimentare. L'azienda Cainthus di Dublino ha assemblato e fornito loro le tecnologie per tenere monitorati tutti gli animali presenti nei loro allevamenti, bovino per bovino. Per ciascuno di loro possono così sapere se ha mangiato e quanto, se ha bevuto, qual è la temperatura del suo corpo e come si sta comportando con gli altri esemplari.

Da una mucca in salute si potrà mungere più latte e di migliore qualità. Il controllo delle loro abitudini permette di fare previsioni non solo sulla quantità di prodotto, ma anche sulla capacità di riproduzione dei diversi esemplari.

Per la stessa ragione, in Cina si sono occupati dei maiali. Età, peso, abitudini alimentari. Tutto controllato da un sistema sviluppato dalla JD.com, famosa per il commercio elettronico. Gli allevatori possono essere informati subito se si verifica qualche anomalia, identificare il problema e intervenire nel modo migliore.

Purtroppo però è un meccanismo che favorisce soprattutto gli allevamenti intensivi, i quali non dovranno più preoccuparsi di assicurare a ciascun animale il proprio spazio e delle buone condizioni di vita per evitare contagi e migliorare il rendimento. Se da un lato permette di studiare interventi mirati per ciascun bovino o suino, dall'altro favorisce uno sfruttamento maggiore.

Lo stress delle pecore

Dalla faccia delle pecore, si può capire se sono stressate o meno. O meglio, lo può cogliere il sistema messo a punto dai ricercatori dell'università di Cambridge. Dopo aver analizzato diversi modi di esprimere una sensazione con i muscoli del muso, hanno capito quale corrispondeva allo stress e quale al dolore. Non solo, ma sono anche in grado di stabilire con quanta intensità sono percepiti dall'animale.

La speranza è quella di fornire gli allevatori di uno strumento che gli permetta di capire la sofferenza degli ovini e sviluppare tecniche diverse per evitare che provino dolore.

Go chicken, go

Anche i polli parteciperanno a questa versione del Truman Show per animali. Con GoGo Chicken, ogni volatile avrà un braccialetto con Gps integrato. Così anche chi ha scelto l'allevamento a terra, saprà in ogni momento dove si trova l'esemplare, controllandolo direttamente dal proprio smartphone. Viene usato al posto del chip e permette non solo di controllare le abitudini alimentari e lo stato di salute dell'animale mentre è in vita, ma anche di fornire al consumatore tutte le informazioni utili. Dal mangime con cui è stato nutrito, al luogo nel quale è cresciuto e a quali e quante cure è stato sottoposto.

Proteggere le specie

Tigri, elefanti, giraffe e leoni. Non solo negli allevamenti, ma anche quando gli animali vivono nel loro habitat è possibile tenerli d'occhio. Sistemi di monitoraggio e riconoscimento facciale vengono sperimentati in Africa, per controllare le specie a rischio estinzione, come leoni e tigri. In questo modo, i ricercatori si accorgono subito se il numero è nuovamente diminuito e per quale ragione.

Diventano particolarmente utili quando si parla di elefanti o dei lemuri del Madagascar, vittime preferite dai bracconieri. A loro hanno pensato gli esperti della George Washington University, negli Stati Uniti. Naturalmente più è complesso l'ambiente nel quale vivono, più è difficile tenere monitorato un animale rispetto a un altro, ma il sistema brevettato dai ricercatori promette un'efficacia addirittura del 97%.

E se è complicato con i lemuri, immagina quanto dev'esserlo quando si usa questa tecnologia con le balene. Eppure gli scienziati hanno raccolto la sfida e ora stanno cercando di censire tutti gli esemplari che nuotano nei mari del Nord.

Ritrovare i cani e i gatti

Hai presente quando vedi sulla bacheca di un social network la foto di un cane o un gatto che è scappato di casa e si è perso? O, in forma più vintage, una sua foto attaccata a qualche palo in giro per strada? Probabilmente anche tu avrai pensato che, se mai incontrassi l'animale, non saresti comunque in grado di riconoscerlo. Ecco, ora una serie di nuove app ti vengono in aiuto e soprattutto in soccorso ai padroni disperati.

L'importante è che chi possiede un animale domestico lo fotografi e lo carichi nell'archivio dell'applicazione che ha scaricato. A quel punto, il riconoscimento facciale ti permetterà di sapere se sei davvero di fronte al cane o al gatto fuggiasco. Insomma, lo strumento che mancava.