Riparte il treno turistico Roma-Cortina per viaggiare di notte: ma quanto inquina lo sci?

Questa tratta tra Roma e Cortina sarà attiva tutti i week end tra il 15 dicembre 2023 ed il 25 febbraio 2024, con alcune corse aggiuntive nel periodo natalizio 18 dicembre – 3 gennaio. Insomma, un turismo più sostenibile, ma a che prezzo per le nostre montagne?
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Mattia Giangaspero 21 Novembre 2023

Una cena con gli amici, con la famiglia o con il proprio partner e poi… un saluto, prima di partire per una vacanza in montagna. È arrivato ormai quel periodo dell'anno dove, un po' per le festività, un po' per la stagione invernale, si organizzano vacanze sulla neve.  Ora attento al dettaglio. Perchè abbiamo scritto cena? È tornato nel 2023 il treno turistico che parte di notte da Roma e arriva direttamente fino a Cortina. Non si tratta di una novità, esisteva sin dagli anni 60,  però per questo 2023 sì, è qualcosa di diverso.

Il Gruppo ferrovie dello Stato ha messo in vendita i primi biglietti della rinnovata linea notturna dedicata al turismo sostenibile. Potrai viaggiare sulla flotta dei treni "Cadore'‘, i quali partiranno da Roma Termini alle 21.40 e arriveranno a Calalzo alle 7.57. All'uscita della stazione si potrà poi prendere un autobus che in 50 minuti ti porterà fino al centro di Cortina. Adesso facciamo una sosta anche noi e torniamo a un altro dettaglio. Perchè turismo sostenibile? Banalmente perchè se vorrai andare sulla neve, a sciare, anziché utilizzare un mezzo privato più inquinante, ti basterà acquistare il biglietto di questo ‘treno speciale' che propone interi vagoni dedicati alle attrezzature sportive. Infatti l'unica pecca è forse che non potrai entrare nel treno gli ultimi minuti prima che parta, ma 40 minuiti prima perchè bisognerà consegnare tutti gli strumenti per scii, snowboard ecc… di cui sei in possesso. Questa tratta tra Roma e Cortina sarà attiva tutti i week end tra il 15 dicembre 2023 ed il 25 febbraio 2024, con alcune corse aggiuntive nel periodo natalizio 18 dicembre – 3 gennaio.

Ora, ultimo stop ancora per noi. Questa è la notizia, la novità del momento, ma non è il tema che volevamo sollevare. Da tempo ti raccontiamo dello stato di salute delle montagne, delle condizioni climatiche, degli aumenti di temperatura di quest'estate con lo zero termico salito fino a 5mila metri. Ancora: di cosa sta accadendo al permafrost di vari ghiacciai, oltreché dello scioglimento di questi. Di quello che molti studi e ricerche hanno raccontato sul futuro delle piste da scii e quanto dispendio d'acqua e energetico porta la produzione di neve artificiale. E allora detto tutto questo il tema è: ma quanto inquina sciare? E sarebbe da aggiungere, quanto inquina sciare in questo momento storico.

Il dibattito su questo vogliamo riaccenderlo anche perchè nel 2026 andranno in scena le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. Sapevi che una ricerca dell’Università del Surrey in Inghilterra ha dimostrato come, a causa dei cambiamenti climatici l'unica città che sarà in grado di ospitare le Olimpiadi dal 2080 è Sapporo in Giappone? Nessun altra potrà farlo. E allora perchè sarebbe meglio porre un freno allo scii, con scopo di "puro divertimento"?

"Ma lo sanno gli sciatori come si fa una pista da sci? Si prende un versante della montagna che viene disboscato e si va avanti a scavare, estirpare e spianare finché quel versante assomiglia a uno scivolo dritto e senza ostacoli", scriveva Paolo Cognetti, nel romanzo Le otto montagne. "Poi lo scivolo va innevato, perché è ormai impossibile affrontare l’inverno senza neve artificiale: a monte della pista viene scavato un enorme bacino, riempito con l’acqua dei torrenti d’alta quota e con quella dei fiumi pompata dal fondovalle, e lungo l’intero pendio vengono posate condutture elettriche e idrauliche, per alimentare i cannoni piantati a bordo pista ogni cento metri".

Per non parlare anche dei blocchi di cemento utilizzati e interrati nelle montagne per la costruzione delle stazioni di funivia. E poi bar, ristoranti e strade per far arrivare camion, autobus, ruspe e fuoristrada.

Mentre Giorgio Matteucci, Direttore Istituto per la Bioeconomia del Cnr, aveva raccontato a Ohga quello che potrebbe essere lo scenario delle montagne con un aumento delle temperature.

"Lo zero termico oltre i 4mila metri provoca impatti in zone che non sono presidiate normalmente dall'uomo in condizioni normali. In sostanza gli impatti potrebbero essere: modifica del paesaggio e del permafrost, ovvero quelle aree di terreno sotto il suolo congelate che tengono insieme le nostre montagne. Più si sale per arrivare allo zero termico più potrebbero esserci situazioni di instabilità dei nostri pendii in alta quota. Invece per la parte a valle certamente l'impatto sarebbe maggiore in quanto intaccherebbe anche l'essere umano, nel caso in cui non dovesse più nevicare per le alte temperature

Il deflusso di neve sciolta e quindi di acqua non andrebbe a riempire i nostri fiumi, che a loro volta avrebbero bacini sempre più svuotati. Non ci sarebbe la stessa quantità di acqua di adesso per l'irrigazione delle campagne e non si riuscirebbe a raffreddare in ‘modo naturale' le centrali elettriche. Questo lo tengo a precisare perchè se le temperature dovessero essere costantemente elevate l'impatto non si vedrebbe solo nel settore agricolo, ma anche in quello industriale."

E per la neve artificiale invece, qual è l'impatto ambientale? Secondo i dati della Scuola Italiana Sci, "con un metro cubo di acqua (mille litri) è possibile produrre in media 2-2,5 metri cubi di neve. Tecnicamente l’obiettivo è raggiungere l’innevamento base di 30 centimetri. Per innevare una pista di un ettaro servono almeno un milione di litri di acqua, quindi 1000 metri cubi".

L'altro punto che il Direttore Matteucci aggiunge al discorso è che "se non dovesse nevicare, ma le condizioni climatiche sarebbero favorevoli alla neve, quella artificiale per essere sparata avrebbe bisogno di ingenti risorse. E non parlo di quelle economiche. L'innevamento artificiale ha bisogno di bacini idrici e più neve artificiale viene sparata, meno risorse idriche, di questi bacini, scenderebbero verso valle durante il periodo delle precipitazioni, ma verrebbero conservate in montagna."

Alla fine allora veramente sciare è così più importante rispetto alla salute delle nostre montagne, del nostro Pianeta e quindi, gira la ruota, anche di noi?

Documento integrativo di CAI per studiare l'impatto ambientale dello scii