Stop alle ricette mediche incomprensibili: le regole del Ministero per prescrizioni più leggibili

Il Ministero della Salute ha inviato a tutte le Regioni una serie di raccomandazioni per evitare che la brutta scrittura dei medici nelle prescrizioni delle terapie possa indurre farmacisti, operatori sanitari e pazienti a compiere errori nell’acquisto di farmaci, somministrazioni e dosaggi. Punti fondamentali: stampatello, linguaggio standardizzato, informatizzazione.
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Sara Del Dot 19 Dicembre 2018
* ultima modifica il 22/09/2020

Che i medici abbiano una grafia terribile è una delle leggi non scritte del nostro tempo. Quante volte ti sarà capitato di tornare a casa con in mano una ricetta di cui non riesci a capire nemmeno una sillaba, sperando con tutto il cuore che il farmacista a cui la presenterai sia in grado di decifrare quegli strani scarabocchi? Inoltre, simboli, acronimi e abbreviazioni riescono talvolta a impedire letteralmente di individuare la cura segnalata. Insomma, la celebre “scrittura da medico” può rendere la terapia un vero e proprio percorso a ostacoli per chi a scuola non ha studiato come interpretare i geroglifici.

Una grafia medica standard

Ma finalmente, il Ministero della Salute ha deciso di adoperarsi per fermare questo scempio grafico che induce facilmente in errore pazienti e farmacisti, pubblicando una serie di raccomandazioni, destinate a tutte le Regioni, che aiutino a prevenire eventuali errori nella terapia dovuti a una scrittura incomprensibile. Punto fondamentale di queste direttive è, oltre all’adozione di un linguaggio comune comprensibile da medici, operatori sanitari e farmacisti, l’obbligo a usare lo stampatello al posto del corsivo nelle prescrizioni effettuate a mano. Ma non solo: tra le altre esortazioni, viene fortemente consigliato ai medici di scrivere il nome del principio attivo per esteso, lasciare uno spazio tra nome e dosaggio, usare numeri arabi e non romani, definire con precisione le dosi senza indicazioni vaghe come “un cucchiaino”, eliminare tassativamente abbreviazioni in inglese o in latino. Insomma, l’obiettivo è quello di riuscire a facilitare la comunicazione tra medico e paziente, ma anche tra medico e operatori sanitari e farmaceutici, in modo da non rallentare l’andamento di una terapia per un motivo tanto semplice quanto evidentemente complesso da superare come una brutta grafia. Per questo, le aziende sanitarie devono incentivare l’adozione di acronimi, sigle e simboli standardizzati, comprensibili da tutti per impedire divagazioni grafiche. Misura incentivata anche dalla European Society of Clinical Pharmacy (ESCP), che ha emesso un glossario per favorire codici di comunicazione condivisi.

Prescrizione verbale

Il documento, pubblicato sul sito del Ministero, sconsiglia inoltre fortemente la prescrizione verbale, in particolare quella telefonica. Nel caso quest’ultima risultasse inevitabile, viene raccomandata l’adozione di una procedura specifica, quale la ripetizione da parte dell’interlocutore, ovvero il paziente, di tutto ciò che è stato detto dal medico, chiedendone poi conferma. In questo modo, dovrebbe abbassarsi la possibilità di sbagliare.

Informatizzazione

Naturalmente, l’informatizzazione delle prescrizioni diminuisce in modo consistente il rischio di errori. Per questa ragione è importante incentivare l’adozione di questo tipo di tecnologie, mettendo anche a disposizione una legenda che aiuti a comprendere il significato di simboli e acronimi. Il documento segnala anche l’importanza di prevedere indicazioni per l’utilizzo corretto di app mediche.

Fonte| Ministero della Salute

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.