Immagina che una patologia possa essere presa, estratta dal corpo di una persona e studiata in laboratorio in modo da poter trovare la cura migliore per trattarla. All'Università della California sono riusciti a fare proprio questo, con alcuni tumori. Non si tratta di riproduzioni fedeli della malattia, ma proprio delle cellule cancerogene prelevate e lasciate a moltiplicarsi in apposite provette fino a creare un carcinoma vero e proprio. Un modello perfetto sul quale testare farmaci e terapie, prima di somministrarle al paziente.
"Ad oggi abbiamo diverse medicine disponibili sul mercato – ha spiegato Alice Soragni, ricercatrice e coordinatrice dello studio – ma poco tempo per capire chi risponderà in modo positivo e quale sia la migliore combinazione per ogni persona malata". Per superare questo ostacolo, il team di ricerca ha deciso di prelevare alcune cellule tumorali dai pazienti e inserirle in appositi contenitori. Nel giro di due o tre giorni, le particelle hanno iniziato a replicarsi e in un paio di settimane hanno costituito una massa tumorale vera e propria. Pronta per fungere da terreno di sperimentazione per cure e terapie.
Una sorta di piccolo avatar del cancro effettivamente in atto. E il vantaggio non è solo quello di poter provare tutti i farmaci che si desiderano, senza effetti collaterali per il paziente, ma anche il trovare il trattamento più adatto per ciascuna persone e il tipo di carcinoma di cui soffre. Da terapie standard a interventi sempre più mirati e studiati appositamente per il corpo al quale sono diretti.
Il problema è che al momento è possibile effettuare test solo con farmaci che colpiscano il tumore in modo diretto. Non è ad esempio possibile studiare gli effetti di un trattamento immunoterapico, poiché dovrebbero essere presenti anche gli anticorpi e non solo le cellule malate. Inoltre, non è un procedimento che si può replicare per ogni tipo di cancro. Le sperimentazioni sono infatti state effettuate solo per patologie che colpivano le ovaie, l'intestino o la vescica.
In futuro però si spera di poter riprodurre questo metodo su larga scala e di poter inglobare nella ricostruzione in laboratorio anche diversi altri tipi di carcinoma.
Fonte| "A simple high-throughput approach identifies actionable drug sensitivities in patient-derived tumor organoids" pubblicato su Communications Biology il 25 febbraio 2019