Tutti gli infetti sviluppano gli anticorpi contro il Coronavirus: arriva la conferma da uno studio cinese

Pubblicato su Nature, lo studio di un gruppo di ricercatori cinesi ha dimostrato che tutti i 285 pazienti infetti presi in analisi hanno sviluppato le immunoglobuline IgG entro 19 giorni dalla comparsa dei sintomi. Oltre al professor Silvestri, anche il virologo Burioni plaude la scoperta: “Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità”.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Aprile 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Quando superi il Coronavirus, il tuo organismo sviluppa gli anticorpi in risposta. Se ti capitasse un secondo incontro, quindi, il sistema immunitario ricorderebbe il virus e potrebbe riconoscerlo e forse bloccarlo. Dunque, i test sierologici per il rilevamento delle immunoglobuline IgG sono strumenti utili ed efficaci per la conferma dell’immunità. È il sillogismo che si ricava dall’ultimo studio cinese pubblicato su Nature che ha dimostrato come in tutti i 285 pazienti affetti da Covid-19 analizzati, siano state registrate risposte anticorpali acute: entro 19 giorni dai sintomi, spiegano i ricercatori, il 100% dei pazienti è risultato positivo all'immunoglobulina G antivirale. Ti avevamo raccontato che, viste le difficoltà e i margini d’errore dei test sierologici, questi non potevano dare certezze sulla cosiddetta patente d’immunità e neppure sulla durata dell’azione di questi anticorpi. Lo studio però offre una certezza importante: una volta guarito, il tuo sistema immunitario sviluppa una risposta anticorpale contro il Sars-Cov-2.

Il 100% dei pazienti

Il gruppo di ricercatori della Chongqing Medical University ha preso in esame un totale di 285 pazienti affetti da Covid-19: l'età media era di 47 anni e il 55,4% erano maschi e sono stati confermati dall’analisi attraverso i tamponi nasali e faringei. Tutti sono stati sottoposti al test sierologico che, come si legge nello studio, ha utilizzato come antigeni la nucleoproteina di SARS-CoV-2 e un peptide della proteina Spike.

Dai risultati è emerso che in circa 17-19 giorni dall'insorgenza dei sintomi il 100% dei pazienti è stata trovato con con gli anticorpi IgG positivi per il Coronavirus. Ovvero il tipo di anticorpo che è in grado di offrire immunità contro un agente patogeno più a lungo rispetto agli altri. Il rilevamento di anticorpi specifici, spiegano gli scienziati cinesi, diventa insieme ai tamponi un test importante nella diagnosi di casi sospetti di Sars-Cov-2 e soprattutto nel rilevamento dell'infezione in forma asintomatica.

Le parole di Burioni e Silvestri

La ricerca è stata accolta dagli esperti come una “buona notizia”. Soprattutto dal virologo Roberto Burioni che, su Twitter, ha spiegato che “seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da COVID-19 producono anticorpi contro il virus”. Per Burioni si tratta di un’ottima notizia perché “rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità”. Lo studio certifica dunque che il nostro organismo è in grado di sviluppare una prima sorta di protezione al virus, ma al momento non si può ancora parlare di immunità totale e a tempo indeterminato. Il prossimo passo sarà capire se questi anticorpi sono anche neutralizzanti: se sono dunque in grado di proteggerci da un ritorno del virus.

In un lungo post sul proprio profilo Facebook, lo ha ribadito anche il professor Guido Silvestri della Emory University di Atlanta, Stati Uniti, che ha poi sottolineato l’importanza della scoperta: “Lo studio conferma che il nostro sistema immunitario monta una risposta anticorpale contro il virus, risposta che con tutta probabilità, basandosi sui precedenti di SARS-1 e MERS oltre che sui modelli animali di infezione da coronavirus, protegge dalla reinfezione o almeno dal ritorno della malattia.

Fonti |"Antibody responses to SARS-CoV-2 in patients with COVID-19″ pubblicato il 29 aprile su Nature 

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