Trentadue giorni. Tanto è durato (e ancora lo sta facendo) il rene di un maiale geneticamente modificato e trapiantato nel corpo di un essere umano.
Non è la prima volta che viene effettuato uno xenotrapianto, ovvero il prelievo e l’impianto nell’uomo di organi da esseri viventi di una specie animale.
Questa volta però, secondo i chirurghi della New York University Langone Health, c’è una grossa novità perché mai prima d’ora un rene di maiale aveva funzionato per così tanto tempo all’interno dell’organismo di un essere umano.
I due precedenti test effettuati nel 2021 dallo stesso team statunitense erano entrambi andati a buon fine ma nessuno dei due era durato così a lungo. L’ultimo, eseguito su una donna di 66 anni, aveva funzionato per “sole” 54 ore, in questo caso, invece, è già stata superata la soglia di un mese.
Così come negli altri tentativi, il trapianto è stato effettuato su un paziente in morte cerebrale e mantenuto con il cuore battente e un supporto ventilatorio. Si tratta di un uomo di 57 anni la cui famiglia ha scelto di donare il suo corpo alla scienza.
L’intervento, eseguito lo scorso 14 luglio, rappresenta il quinto tentativo di xenotrapianto eseguito presso la NYU Langone e secondo il professor Robert Montgomery, pioniere in questo campo a livello internazionale e già autore dei precedenti esperimenti, dimostrerebbe “che un rene di maiale, con una sola modificazione genetica e senza farmaci o dispositivi sperimentali, può sostituire la funzione di un rene umano per almeno 32 giorni senza essere rifiutato”.
Se mai gli xenotrapianti diventassero prassi medica comune, accetta e sfruttata vorrà dire allora che ci troveremo nel futuro. Un futuro in cui la drammatica e cronica carenza di organi da destinare al trapianto umano potrebbe avere una soluzione.
Gli xenotrapianti, infatti, nascono con quest’idea: offrire una fonte potenzialmente illimitata di organi trapiantabili e quindi la possibilità di programmare interventi e salvare molte più vite. Certo restano diversi scogli da superare, non da ultimi i problemi etici e normativi.
Prima ancora però, serve trovare risposte chiare e certe alle sfide sulla compatibilità immunologica e fisiologica e sulla biosicurezza. In questo senso, il primo ostacolo che oggi resta ancora da superare è il cosiddetto rigetto iperacuto, che di solito si verifica immediatamente dopo che un organo animale viene connesso al sistema circolatorio umano.
Una circostanza cui i chirurghi newyorkesi sembrano aver trovato soluzione eliminando il gene che codifica la biomolecola nota come alpha-gal, identificata come la responsabile di un rapido rigetto mediato da anticorpi degli organi di maiale da parte dell’uomo.
In tutti e cinque gli xenotrapianti alla NYU Langone questa procedura ha evitato il rigetto immediato dell’organo animale.
Inoltre, hanno spiegato, la ghiandola del timo del maiale, che è responsabile dell'educazione del sistema immunitario, è stata incorporata sotto lo strato esterno del rene per evitare nuove risposte immunitarie ritardate. “È stato dimostrato che la combinazione di modifiche previene il rigetto dell'organo preservando la funzione renale”.
Siamo un passo più vicini al futuro?
Fonte | New York University Langone Health