Il primo trapianto di un rene di maiale su un essere umano è un successo: New York fa il primo passo verso il futuro della medicina

L’intervento è avvenuto su una donna dichiarata in morte cerebrale e rappresenta la prima forma riuscita di xenotrapianto, ovvero uno scambio di organi da animale a uomo: se efficaci ed eseguite in sicurezza, queste tecniche potrebbero risolvere il problema della carenza di donatori e delle liste d’attesa infinite.
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Kevin Ben Alì Zinati 21 Ottobre 2021
* ultima modifica il 21/10/2021

Un grande passo per la scienza, uno potenzialmente immenso per tutti noi.

Puoi leggerli così i contorni dell’intervento avanguardistico con cui un team di medici della New York University Langone Health sono riusciti a collegare un rene di maiale all’organismo di un essere umano facendolo addirittura funzionare.

Parlo di avanguardia perché l’intervento è il primo al mondo e, soprattutto, rappresenta il primo centimetro del percorso che potrebbe portare agli xenotrapianti: ovvero tecniche chirurgiche che impiegano organi prelevati da animali per salvare vite umane.

Un donatore geneticamente modificato

Tralasciando tutte le implicazioni etiche, gli xenotrapianti sono un “sogno” che la scienza culla da anni.

Era il 1984 quando il chirurgo del Loma Linda University Medical Center in California Leonard Bailey trapianto un cuore di babbuino in una bambina di 12 giorni nata con un cuore gravemente danneggiato.

Un maiale geneticamente modificato per eliminare uno zucchero nelle cellule di maiale, estraneo al corpo umano, che provoca il rigetto immediato degli organi. Photo credit: Ap

L’intervento fu tecnicamente perfetto, tuttavia la piccola morì 21 giorni dopo perché il suo gruppo sanguigno era incompatibile con quello dell’animale.

Anche se si concluse con un insuccesso, l’intuizione di Bailey aprì la strada per quello che l’anno successivo fu al primo trapianto di cuore da uomo a uomo in un bambino.

Gli xenotrapianti rappresentano un’opportunità importante. Se davvero riuscissimo a far funzionare il trapianto animale-uomo, e a farlo in sicurezza, potremmo avere a disposizione una fornitura costante di organi che risolverebbe il problema della carenza di donatori e delle liste d’attesa infinite.

Uno dei nodi di questo tipo di trattamenti sta nella compatibilità tra gli organi dell’animale donatore e l’organismo umano. Il rischio rigetto, infatti, è sempre stato insormontabile. Almeno fino ad oggi.

Più di tutti gli altri animali, i maiali sono da tempo al centro della ricerca sugli xenotrapianti. Sarà anche perché un loro impiego nella medicina umana già esiste: pensa alle loro valvole cardiache impiegate negli interventi cardiochirurgici umani, all’eparina, ovvero un fluidificante del sangue che deriva dall'intestino di maiale o agli innesti di pelle di maiale utilizzati per le ustioni.

In fatto di organi veri e proprio, però, il maiale ha sempre avuto più di un problema a causa della presenza nelle sue cellule di uno zucchero estraneo al corpo umano e responsabile del rigetto immediato degli organi in caso di trapianto.

Gli xenotrapianti, se fatti in sicurezza, potrebbero risolverebbe il problema della carenza di donatori e delle liste d’attesa infinite

Per questo i ricercatori hanno allevato un maiale geneticamente modificato. Quando era un embrione uno dei suoi è stato modificato e progettato per eliminare quello particolare zucchero ed evitare un attacco al sistema immunitario umano provocando il rigetto dell’organo.

L’animale aveva anche subito un intervento chirurgico per attaccare il rene al proprio timo, una piccola ghiandola vicino ali polmoni che produce globuli bianchi, allo scopo di ridurre la risposta immunitaria a lungo termine contro l’organo “estraneo”.

L’intervento

L’intervento come ti ho detto è il primo al mondo nel suo genere ed è avvenuto su un essere umano: il paziente, però, non era vivo.

Sul tavolo operatorio della New York University Langone Health c’era il corpo di una donna di 66 anni  dichiarata in morte cerebrale. Dalla sa cartella clinica non risultava una vera e propria donatrice di organi ma, come ha raccontato UsaToday, aveva trascorso l’intera vita ad aiutare gli altri, specialmente pazienti in dialisi, e che quindi sarebbe stata felice di poter aiutare in qualche modo la ricerca.

L’équipe chirurgica della NYU Langone Health di New York esamina il rene di maiale attaccato al corpo della donna per scorgere eventuali segni di rigetto. Photo credit: Ap.

La famiglia e la figlia sentivano che c’era la possibilità che potesse venire qualcosa di buono e hanno acconsentito.

I chirurghi così hanno attaccato il rene prelevato dal maiale a due grandi vasi sanguigni fuori dal corpo della donna, accanto alla gamba. Una volta riattivato il flusso del sangue, il rene avrebbe dovuto rompersi e gonfiarsi.

È stato il momento più critico e delicato perché avrebbero potuto succedere due sole cose: il rene avrebbe potuto diventerebbe blu, segno che il sistema immunitario stava combattendo l’organo estraneo oppure dal bianco avrebbe potuto diventare rosso intenso, rosso vivo.

La sala operatoria s’è fatta muta e tutti i chirurghi sono rimasti immobili, con il fiato trattenuto nei polmoni perché niente, neanche un soffio avrebbe dovuto interferire nel “dialogo” tra l’organo e il corpo della donna.

Il rene avrebbe potuto diventerebbe blu, segno che il sistema immunitario lo stava combattendo oppure dal bianco avrebbe potuto diventare rosso intenso, rosso vivo, sintomo che stava invece funzionando. Photo credit: Ap.

Alla fine tutto ha funzionato. Il rene ha cominciato a filtrare il sangue dagli scarti prodotti dall’organismo della donna e produrre urina.

Restava da capire se la convivenza dell’organo animale all’interno del corpo umano avrebbe continuato in totale sicurezza ed efficienza. E dopo ben 54 ore di osservazione, anche questo ostacolo è stato vinto e superato.

Il sistema immunitario della donna non sembrava opporsi affatto al rene “estraneo” che i medici le avevano cucito alla sua coscia.

Prospettive

È probabile che lo xenotrapianto per trasportare un rene – o qualsiasi altro organo – da maiale a un essere umano non diventerà realtà in tempi brevi.

L’intervento eseguito a New York è avvenuto su un cadavere e per il momento non è stato pubblicato su una rivista scientifica e quindi validato da una commissione di “pari”. Senza contare poi tutti gli ostacoli normativi che un tale approccio dovrebbe superare.

I chirurghi hanno tuttavia hanno definito l’impresa come una "pietra miliare" per la ricerca scientifica. Una potenziale svolta che, un giorno,  potrebbe produrre una vasta nuova fornitura di organi per pazienti gravemente malati.

Fonte | Associated Press

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