La storia di Elena, dalla lotta al tumore ultra raro con ioni carbonio e protoni alla riconquista della propria sessualità

Elena era stata colpita da un carcinoma adenoideo cistico alla vulva, una neoplasia rarissima che avrebbe potuto costringerla a subire un intervento demolitivo con l’asportazione della vulva, di parte della vescica, dell’uretra, dell’intestino e della vagina. Invece, grazie a un trattamento di adroterapia effettuato al Cnao di Pavia, oggi sta bene, ha superato tumore e dolore e si è ripresa la propria vita intima.
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Kevin Ben Alì Zinati 23 Aprile 2024
* ultima modifica il 23/04/2024

La diagnosi che Elena si è vista recapitare tra le mani, nel 2021, pesava tantissimo.

Non solo perché il “suo” carcinoma adenoideo cistico alla vulva era una patologia decisamente pericolosa di per sé ma anche perché, in ogni caso, rappresentava una minaccia seria e concreta per la sua sessualità.

L’unica prospettiva terapeutica prospettatale dai medici sembrava l’asportazione della vulva, di parte della vescica, dell’uretra, dell'intestino e della vagina. Insomma, un intervento chirurgico demolitivo.

La storia di Elena, nata in Romania ma residente in Italia da oltre 17 anni, sposata e madre di due figli, ha preso tuttavia una piega differente. E il merito è dell’innovativo trattamento adroterapico a cui è stata sottoposta al Cnao di Pavia.

Ma andiamo con ordine.

Elena era stata colpita da carcinoma adenoideo cistico alla vulva dicevamo. Considera che la sua incidenza è davvero bassa, al punto che l’Omar l’ha definito un tumore “raro tra i rari”: delle neoplasie alla vulva, queste forme rappresentano meno dell’1% di tutte le diagnosi. Non solo: si tratta anche di tumori estremamente resistenti alla radio e alla chemioterapia.

La neoplasia di Elena si era sviluppata intorno all’uretra e lungo il decorso del nervo pudendo costringendola a un dolore così forte da condizionarle pesantemente la vita.

Dopo un consulto con gli esperti del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia, Elena ha deciso di sottoporsi a un trattamento di adroterapia a dosi radicali composto da due fasi. La prima avrebbe previsto l’utilizzo di fasci di ioni carbonio sull’area tumorale per radiosensibilizzarla, la seconda invece sarebbe stata a base di protoni su un’area più estesa, che includeva le zone ad alto rischio di recidiva.

utero

Come ti ho già spiegato, l’adroterapia sfrutta ioni carbonio e protoni, i cosiddetti adroni: ovvero particelle pesanti generate da un sincrotrone, un acceleratore di particelle, e capaci di colpire con estrema precisione una massa tumorale preservando i tessuti sani circostanti.

Il fisico Marco Pullia del Cnao ci aveva spiegato che se la radioterapia agisce come l’inchiostro sul fazzoletto, colpendo il suo bersaglio ma anche una parte delle cellule sane che si trovano nelle vicinanze del tumore o che vengono attraversate dal fascio di radiazioni, l’adroterapia è l’opposto.

Quello basato su ioni carbonio e protoni è un approccio in uso solamente in 6 centri al mondo e, in Italia, esclusivamente al CNAO di Pavia.

Il Sincrotrone in funzione al Cnao. Fonte: Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica.

Oggi, a quasi un anno di distanza, Elena non ha più dolore nella zona pelvica e la sua malattia è in risposta, sia clinica che radiologica, al trattamento.

“Attualmente la malattia è in controllo clinico-radiologico, la funzionalità del pavimento pelvico è conservata e vi è stato un risparmio della funzionalità ormonale – ha spiegato la dott.ssa Amelia Barcellini, oncologo radioterapista del CNAO – Già a pochi mesi dal trattamento adroterapico la sintomatologia dolorosa si era risolta e tale beneficio clinico si è confermato anche alle successive visite. Ma Elena dovrà sottoporsi a controlli oncologici-radioterapici regolari e stretti dato il breve tempo intercorso dal trattamento”.

Grazie a questo trattamento, però, Elena è riuscita a scacciare il dolore e a anche a riprendersi la propria vita intima, un risultato importante se consideri che più di 6 donne su 10, dopo un tumore, devono scontrarsi con qualche forma di disfunzione sessuale. Ricordi la storia di Cristina?

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