Una studentessa francese trasforma abiti usurati in eco mattoni: la nuova vita degli scarti tessili

12 tonnellate di rifiuti tessili, 40.000 mattoni: questi sono i numeri che raccontano la straordinaria storia di Clarisse Merlet, un’architetta che ha deciso di dare nuova vita a scarti tessili altrimenti destinati alle discariche.
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Rubrica a cura di Annatina Fanigliulo
11 Giugno 2024

Nel 2019, l'architetta Clarisse Merlet ha dato vita a un progetto straordinario: trasformare rifiuti tessili in mattoni per l'edilizia e l'interior design. Un'invenzione ecosostenibile che coniuga ingegno, passione e impegno per l'ambiente.

Chi è Clarisse Merlet?

Clarisse Merlet,  durante il suo terzo anno di architettura a Parigi, si trovò di fronte a una realtà sconcertante: i rifiuti tessili, prodotti in quantità smisurate dall'industria della moda, non hanno una destinazione d'uso definita e finiscono miseramente in discarica.
In Europa, si parla di 5,8 milioni di tonnellate l'anno, una cifra equivalente a circa 11 chili pro capite, un numero che è in costante aumento ogni anno.

Eppure, da sempre, le fibre naturali sono state impiegate come isolanti nell'architettura, sia in quella vernacolare che in quella moderna. Davanti a questa paradossale situazione, Clarisse, con l'intraprendenza tipica dei giovani geni "low-tech", decise di intraprendere una sfida ambiziosa: inventare un nuovo materiale da costruzione.

Dall'idea al prodotto: i mattoni fatti di vestiti

Clarisse racconta: “Ho preso due magliette, le ho triturate e mescolate con un collante naturale e gli ho dato la forma di un mattone. Ha funzionato”.

Tutto nasce dal concetto di Slow Fashion, ovvero moda lenta, che si oppone alla Fast Fashion (moda veloce), il rinnovo frequente degli abiti.

Il mondo della moda è uno dei settori più inquinanti, al punto che entro il 2050 potrebbe essere responsabile del 25% delle emissioni globali. Ogni anno in Europa 6 milioni di tonnellate di abiti finiscono in discarica, l’equivalente di 11,3 kg a persona, con il tessile che rappresenta il quarto produttore di emissioni di gas serra, dopo cibo, edile e trasporti.

Per questo motivo nel 2018, Clarisse presenta il suo progetto innovativo al bando di Faire, uno degli acceleratori per l'innovazione nel design e nell'architettura più prestigiosi in Francia. La sua idea conquista la giuria e le apre le porte a un mondo di possibilità. Grazie al sostegno di numerosi enti istituzionali, il sogno di Clarisse ha preso forma.

La giovane parigina, oggi divenuta imprenditrice, acquista la materia prima già finemente triturata da un’azienda che si occupa di raccolta di abbigliamento dismesso. Questi scarti, variamente colorati, sono prima amalgamati grazie ad una colla biocompatibile messa a punto dalla stessa Clarisse, e poi messi in uno stampo dove vengono compattati meccanicamente. 

Oggi, l'azienda ha sede a Parigi, nel 19° arrondissement, dove uffici, showroom e laboratorio di produzione si trovano in un unico spazio. Una scelta che riflette la volontà di trasparenza e apertura verso i clienti.

Il futuro dell'invenzione

"Il nostro obiettivo è far evolvere il nostro processo artigianale verso l'industrializzazione, mantenendo però una produzione locale", spiega Clarisse Merlet.

L'affermazione di Clarisse Merlet riflette un'ambizione audace: coniugare l'efficienza dell'industrializzazione con il valore della produzione locale. Non si accontenta di un semplice ridimensionamento, ma punta a evolvere il proprio processo artigianale, trasformandolo in un modello industriale che mantenga però un forte legame con il territorio. Infatti l'approvvigionamento di materiali e strumenti avviene entro un raggio di 100 km.

Questa scelta non è solo strategica, ma anche etica e la trasformazione dei materiali di scarto in nuovi prodotti non solo rappresenta un'opportunità di business, ma è anche una necessità per costruire un futuro più sostenibile.

L'ambizione di Clarisse Merlet evidenzia l'importanza cruciale dell'innovazione green nel settore delle costruzioni.

I benefici dell'innovazione green non si limitano, però, all'ambiente. La produzione di materiali di scarto può creare nuovi posti di lavoro, stimolare l'economia locale e ridurre la dipendenza dalle risorse naturali. Inoltre, i prodotti realizzati con materiali di scarto possono essere più accessibili e sostenibili, contribuendo a una società più equa e inclusiva.

L'esempio di Clarisse dimostra come l'innovazione green possa essere applicata con successo. Ora il suo prossimo sogno è  creare una fabbrica in ogni regione e Paese che produce rifiuti tessili. Certo è che se altre aziende seguiranno il suo esempio, potremo costruire un futuro più verde e sostenibile per tutti.

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Ecologista, gattara, amante degli sport estremi: praticamente una strega.   Dopo la laurea triennale in Economia Aziendale mi sono chiesta come altro…