A News in vOhga si parla di rifiuti radioattivi, una questione da affrontare anche qui in Italia

Secondo gli ultimi dati dell’Isin (l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), nel nostro Paese ci sono 31 mila metri cubi di materiale radioattivo da smaltire. A partire dall’inizio di quest’anno si è riaperto il dibattito riguardante l’individuazione dell’area che potrà ospitare il Deposito Nazionale dove stoccare i rifiuti radioattivi.
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Rubrica a cura di Redazione
23 Aprile 2021

Come saprai, in Italia le centrali nucleari sono spente da oltre 30 anni. Ma questo non vuol dire che non dobbiamo preoccuparci di gestire e smaltire i rifiuti radioattivi di casa nostra. Nucleare significa infatti molte cose, e soprattutto non tutti i rifiuti radioattivi sono uguali. Se una parte deriva dall’esercizio dei 4 impianti nucleari ora non più funzionanti (Caorso, Garigliano, Latina, Trino), oltre che dal decomissioning delle centrali stesse, un'altra importante fetta è costituita da scarti provenienti dalle attività industriali, di ricerca e anche dall'ambito medico-ospedaliero. Pensa solo ai vari esami in cui vengono usate sostanze radioattive, come scintigrafie, Pet (Tomografia a Emissione di Positroni) o anche alla radioterapia per il trattamento dei tumori.

Secondo i dati più recenti forniti dall'Isin (ossia l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), in Italia ci sono 31 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, collocati in 24 impianti distribuiti su 16 siti in 8 Regioni. A questi siti si aggiunge un deposito, il CISAM di Pisa, di competenza del Ministero della Difesa, nato come un centro di ricerca militare.

Attualmente, i rifiuti radioattivi sono stoccati in depositi temporanei dove si attende il decadimento della radioattività prima dello smaltimento definitivo. Questi siti non sono adatti allo stoccaggio a lungo termine ed ecco perché c'è la necessità di realizzare un Deposito nazionale, per garantire una gestione più sicura, efficiente e razionale dei rifiuti radioattivi. Si tratta di un'enorme contenitore di 110 ettari, fatto di cemento armato e barriere naturali, dove (come fa sapere la Sogin, la Società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi) il materiale resterà per oltre 300 anni per permettere che i livelli di radioattività si abbassino fino a risultare trascurabili per la nostra salute e per l’ambiente.

Dove verrà realizzato? Ancora non lo possiamo sapere. Lo scorso gennaio con la pubblicazione della Cnapi (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee) da parte di Sogin, sono state individuate 67 aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale, in quanto risponderebbero a criteri di sicurezza legati ad aspetti socio-ambientali, logistici e di rischio sismico. Il dibattito è aperto ed è destinato a durare ancora a lungo.

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