
Non ce lo dimenticheremo di certo, questo 2020. Un anno che sembra durato almeno 10 e che ci ha trasportato in un baleno dalla lite di Bugo e Morgan sul palco dell'Ariston a un corteo di camion militari pieni di bare per le vie di Bergamo.
L'inaspettato è arrivato e ci ha colto di sorpresa, rinchiudendoci in casa, costringendoci all'uso di mascherine e guanti, con la speranza di rimanere estranei al nuovo incubo: il Coronavirus.
Questo che si chiude per ognuno di noi è stato un anno di svolta, nel bene o nel male. Ognuno di noi ha fatto i conti con i suoi timori, le sue speranze e, soprattutto, i suoi valori. Abbiamo guardato in faccia la paura, quella vera. Di contrarre un virus sconosciuto, di perdere un nostro caro, di non avere più un lavoro, di abbandonare la libertà.
Così fuori e dentro di noi si è scatenata una tempesta: ciò che avremmo voluto e quello che invece temevamo. Vincere o lasciarsi sopraffare. Cogliere il buono o vedere solo il cattivo.
Certo, è stato un anno difficile e la ferita che fa più male non sono i mesi passati forzatamente nelle nostre quattro mura, non sono le liti in famiglia per una casa improvvisamente troppo piccola, e nemmeno il timore di dover ricominciare tutto da capo dopo aver chiuso per settimane le attività o le aziende. Quello che brucia di più sono quelle oltre 70mila vite perse (solo in Italia, per non parlare del resto del mondo), per lo più persone fragili o anziane. La vera e propria ricchezza della società.
Eppure, qualcosa di buono rimane. Nonostante il dolore, nonostante la paura, nonostante la malattia. E la morte.
Sono i sorrisi dei nostri bambini appena svegli. Sono le uova di Pasqua scartate in fretta e furia sul balcone sotto il sole di una domenica primaverile in quarantena. Sono gli abbracci di medici, infermieri e operatori sanitari dopo infinite notti insonni. Sono i caffè con i colleghi a distanza di sicurezza. Sono le videochiamate con i parenti e gli amici per augurarsi la buonanotte. Sono le lezioni, quelle dietro ai banchi, che finalmente piacciono anche agli studenti. Sono quelle iniezioni di vaccino, arrivate alla fine di questo 2020 matto e scriteriato.
Un anno folle e imprevedibile che ci ha tolto tanto, ma ci ha anche dato tanto. Che ci ha fatto avere paura della morte, ma anche ridato il senso della salute e della vita stessa. Ed è questo che dobbiamo portare con noi nel 2021. Affinché dalle ceneri del 2020, possiamo rinascere con fiducia e buoni sentimenti nel 2021.
Fiducia nella scienza (e nei vaccini). Buoni sentimenti verso gli altri (e noi stessi).