Alla scoperta dell'”oro bianco” di Trapani e Marsala: ecco perché non è il solito sale

La lavorazione del sale, che qui vanta una tradizione millenaria risalente addirittura ai Fenici, è l’elemento più caratterizzante del territorio lungo la costa trapanese. A fare da sfondo un paesaggio dal fascino straordinario, in cui il mare abbraccia i mulini a vento, le vasche delle saline e i cumuli bianchi di sale che diventano rosa al crepuscolo.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
19 Novembre 2020

In epoca antica era considerato un autentico bene di lusso, al pari dell'oro o della seta: oltre ad avere ruolo essenziale nel condimento e nella conservazione del cibo, era usato perfino come moneta di scambio. Come avrai capito, stiamo parlando del sale. Oggi lo troviamo in qualunque supermercato e a un prezzo accessibile a tutti. Penserai che tra tutte quelle confezioni uno vale l'altro. E invece non è così. Dai sempre un'occhiata anche alla provenienza e al metodo di fabbricazione del prodotto.

Se cerchi qualcosa di qualità, puoi scegliere il sale marino artigianale di Cervia (in provincia di Ravenna), tanto per citare un esempio. Ma c'è un altro territorio dove è fortemente radicata la cultura del sale: la costa tra Trapani e Marsala. Siamo nella Sicilia occidentale, in uno dei luoghi più suggestivi del nostro Paese. Non è un caso che la Riserva della Laguna dello Stagnone di Marsala sia stata inserita dal Fai (Fondo Ambiente Italiano) nella lista dei "Luoghi del cuore". Ammirare il tramonto da qui è un'esperienza da concedersi almeno una volta nella vita.

A dominare il paesaggio ci sono le saline, che prima della pandemia potevano essere visitate (così come i maestosi mulini a vento che venivano e tuttora vengono utilizzati per il pompaggio dell'acqua e la macinazione del sale). Il processo di lavorazione del sale in questa regione ha una storia plurisecolare. I primi a realizzare delle saline, sfruttando le particolari caratteristiche della costa trapanese (litorale basso e clima favorevole) furono i Fenici nell'ottavo secolo avanti Cristo. Ricordiamo che proprio nello Stagnone di Marsala, sull'isola omonima, sorgeva l'antica città fenicia di Mozia, importante emporio commerciale in età pre-romana.

Tramandandosi di generazione in generazione, la tradizione del sale si è conservata pressoché immutata (salvo magari alcuni innesti di tipo tecnologico) fino ai nostri giorni. Del resto, bastano tre elementi naturali per ricavare un sale marino integrale di qualità: acqua di mare, sole e vento. Anche quello di Trapani e Marsala è ottenuto per evaporazione dell'acqua di mare e poi sottoposto ad una serie di trattamenti superficiali di lavaggio e purificazione. Non ricorrendo a metodi di raffinazione chimica, il sale mantiene intatto tutto il suo patrimonio naturale di oligoelementi. A differenza del più diffuso sale da cucina raffinato di produzione industriale, che può essere ricavato dalle miniere di salgemma, il sale marino integrale contiene una minore quantità di cloruro di sodio ed è invece più ricco di iodio, magnesio, potassio ed altri microelementi.

Il tratto principale che contraddistingue il prodotto realizzato nelle saline di Trapani e Marsala è l'artigianalità. Il lavoro svolto dai salinari è piuttosto faticoso: dopo essere stato spalato dal fondo della salina e trasportato sulle carriole e poi sul nastro trasportatore, il sale si accumula in piccoli mucchi negli spazi di fronte alle vasche salanti (le caseddre in siciliano), dove avviene la cristallizzazione. Un vero e proprio rito che si ripete uguale nelle giornate estive, quando appunto si raccoglie il sale. Il risultato è un prodotto di qualità sopraffina, in grado di racchiudere l'anima di un intero territorio. Per la gioia anche delle nostre papille gustative.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…