Approvata la prima iniezione contro il cancro al mondo: quali sono vantaggi per il paziente?

Il Regno Unito è stato il primo Paese al mondo ad approvare la formulazione sottocutanea dell’immunoterapia antitumorale atezolizumab. Il farmaco è già impiegato nella cura di diverse forme tumorali, come il cancro del polmone e quello del fegato, ma è disponibile solo via endovena, che implica però tempi e difficoltà maggiori. L’oncologa Giulia Pasello dell’Istituto Oncologico Veneto (IOV) I.R.C.C.S. di Padova ci ha spiegato i possibili benefici dell’introduzione di questa nuova modalità di somministrazione.
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Maria Teresa Gasbarrone 11 Settembre 2023
* ultima modifica il 12/09/2023
Intervista a Dott.ssa Giulia Pasello Oncologa dell'Istituto Oncologico Veneto (IOV) I.R.C.C.S. di Padova

La prima iniezione al mondo per la cura del cancro. Da fine agosto 2023 è realtà nel Regno Unito: l’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari (MHRA) del Paese è stata infatti la prima ad approvare la formulazione sottocutanea dell’immunoterapia antitumorale atezolizumab.

Si tratta di un farmaco già disponibile, ma solo per somministrazione endovenosa, e utilizzato nel trattamento di diversi tipi di cancro, compresi i tumori di polmone, vescica, mammella e fegato.

L'immunoterapia è infatti una delle più recenti strategie messe a punto nella ricerca oncologica e punta ad attivare il sistema immunitario contro il tumore. È oggi una delle armi più efficaci per combattere il cancro e allungare la sopravvivenza a lungo termine, garantendo una buona qualità di vita.

Ora, nel Regno Unito, i pazienti che ne hanno bisogno potranno optare per questa nuova formula di somministrazione, che, senza ridurre l'efficacia del farmaco, potrebbe portare numerosi benefici, per la qualità di vita del paziente in primis, ma anche per il lavoro all'interno delle strutture ospedaliere.

La prima iniezione contro il cancro

L'atezolizumab è una molecola che aiuta il sistema immunitario a trovare ed eliminare le cellule malate, ma finora la sua somministrazione era possibile solo attraverso l'utilizzo di una flebo che agisce per via endovena.

Questa modalità, però, oltre a essere più invasiva di una comune iniezione, richiede tra i 30 e i 60 minuti. Invece, la nuova formulazione, prodotta da Roche, richiede circa sette minuti per la somministrazione.

La dottoressa Giulia Pasello, oncologa dell'Istituto Oncologico Veneto (IOV) I.R.C.C.S. di Padova ha spiegato ad Ohga i possibili benefici che si potrebbero avere dall'introduzione di questa nuova formulazione.

"I benefici per i pazienti derivano principalmente dalla modalità di somministrazione, perché la formulazione sottocutanea è di certo più agevole. Innanzitutto per tutti quei pazienti che hanno uno scarso patrimonio venoso. Prendere una vena periferica ogni tre settimane potrebbe rappresentare una difficoltà in alcuni soggetti, mentre con una somministrazione sottocutanea questo eventuale problema viene eliminato a monte". 

Migliore qualità di vita

Dobbiamo tener presente – ha spiegato la dottoressa Pasello – che questo tipo di trattamenti si somministra generalmente per periodi di tempo anche piuttosto lunghi in pazienti che hanno malattie avanzate.

A questa maggiore agevolezza nella somministrazione si aggiunge il fatto che il profilo di tossicità del farmaco non sembra essere maggiore in questa nuova formulazione. I risultati dello studio – pubblicato su Annals of Oncology – alla base dell’approvazione nel Regno Unito sono pressoché sovrapponibili con quelli riscontrati nella formulazione via endovena. Inoltre, gli effetti collaterali riscontrati nello studio sono piuttosto gestibili: "Stiamo parlando – prosegue l'oncologa – di effetti tollerabili, come ad esempio un leggero dolore locale dopo l’iniezione, simile a quello avvertito dopo il vaccino. Non sono emersi altre collaterali proibitive".

Quindi tra i vantaggi per il paziente l’alto profilo di tollerabilità e accesso più semplice alla somministrazione sono tra i più significativi.

"Il minor tempo di permanenza in ospedale migliorerebbe la qualità di vita de paziente perché non sarebbe costretto a rimanere in ospedale per ore, ma potrebbe fare l’iniezione e andare via subito dopo. Questo potrebbe essere un miglioramento importante nella qualità di vita, ad esempio in un paziente che ha bisogno di tornare a lavoro, o a prescindere dai suoi impieghi quotidiani, potrebbe trascorrere minor tempo in ospedale".

I benefici per gli ospedali

Come abbiamo anticipato, un altro possibile beneficio riguarda le tempistiche, notevolmente minori rispetto a quelle richieste dalla somministrazione endovena. "Parliamo di un tempo massimo di dieci minuti rispetto ai 30-70 minuti necessari per l’infusione endovenosa. Per la struttura è un vantaggio perché consentirebbe di ottimizzare il tempo di occupazione di postazioni presso i day hospiatl e quindi un maggiore ricambio di pazienti", spiega Pasello.

Fonte | Annals of Oncology

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