
Con il termine “attacco d’ansia” non ci si riferisce a un’entità clinica, anche se spesso viene usato comunemente per descrivere quei momenti, di durata variabile, in cui si prova una forte sensazione di ansia.
Per capire cos'è un attacco d'ansia, bisogna sapere che, in termini clinici, l'ansia può essere definita come una reazione anticipatoria caratterizzata da preoccupazione, apprensione, paura, manifestazioni fisiologiche e di tensione psicofisica, di fronte ad uno stimolo o a un evento negativo futuro, ovvero che non è realmente presente o che potrebbe accadere. Non si tratta quindi di una semplice preoccupazione, ma di uno stato che può diventare perfino invalidante.
Purtroppo l’ansia è una “amica” che molti di noi conoscono. Questa inquilina indesiderata, oltre a compromettere in maniera variabile la nostra vita, è responsabile di una grossa fetta della spesa sanitaria nazionale per quanto riguarda la terapia farmacologica.
Prima di parlare più nel dettaglio dell'ansia, partiamo dalla definizione di "attacco d'ansia" e dalle differenze rispetto all'attacco di panico.
Possiamo dire che la prima differenza con l’attacco di panico sta nel fatto che quest'ultimo si caratterizza per episodi molto più intensi, in quanto:
Gli attacchi di ansia invece durano più a lungo, a volte giorni, settimane o anche mesi, ma non raggiungono l’intensità dell’attacco di panico vero e proprio (ovviamente queste non significa che la sofferenza che implicano sia minore).
Inoltre, soffrire di disturbi d’ansia non implica che non si possano avere anche attacchi di panico nella propria vita, ma questo non è automatico ovviamente.
Un'ulteriore differenza da fare è quella tra attacchi di ansia e la più generica ansia, specificando che esiste anche un'ansia "normale" o "fisiologica", quella cioè che ci permette di attingere a tutte le nostre risorse di fronte a uno stimolo esterno.
Dal punto di vista medico, quando parliamo di ansia, intesa come "ansia patologica", ci riferiamo in realtà a una categoria molto ampia, quella dei disturbi d’ansia (redatta dall’American Psychiatric Association con il DSM V, il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali). I disturbi d’ansia, che come puoi leggere sono riportati al plurale, sono:
Tutti i sottogruppi però hanno due caratteristiche comuni:
La differenza fra paura e ansia è che la prima è una risposta “sana” a una minaccia vera e imminente ed è l’eredità della nostra storia di animali selvatici e antenati preistorici. Ha quindi una funzione evolutiva di protezione.
Tutta diversa è l’ansia, ovvero il comportamento anticipatorio verso un evento futuro e non ancora affrontato (che magari non si presenterà mai): viene perso quindi lo scopo volto alla sopravvivenza dell’individuo.
I vissuti ansiosi possono essere:
I disturbi d’ansia non hanno una causa precisa, però esistono dei fattori e delle situazioni che contribuiscono allo sviluppo dei sintomi.
I fattori di rischio sono:
I sintomi principali dell’ansia sono i segnali fisici tipici della reazione di ”attacco e fuga” o “fight or flight" in inglese.
La reazione di attacco e fuga consiste nell’attivazione rapida e anticipatoria di tutti i sistemi dell’organismo deputati alla sopravvivenza, proprio perché nei momenti di ansia il cervello “legge” il mondo come un luogo minaccioso.
L’attivazione generalizzata “manca” il bersaglio, cioè lo scopo filogenetico di protezione, perché è una risposta disregolata, disadattativa (non serve ad adattarsi al pericolo) e non funzionale alla sopravvivenza. Il risultato è la compromissione della vita di tutti i giorni a causa della continua allerta e difesa verso gli altri.
In base all’intensità del quadro i sintomi possono essere:
Le sensazioni fisiche possono essere accompagnate da sintomi psicologici, anche in questo caso d’intensità variabile:
La diagnosi dei disturbi d’ansia è clinica, cioè si basa sulla raccolta delle informazioni e la storia personale del paziente (eventuali traumi, presenza di familiari con lo stesso problema, tratti comportamentali a rischio).
Ovviamente per poter avere una diagnosi di attacchi di ansia è necessario rivolgersi a uno psicologo così da iniziare un percorso psicoterapeutico. Questo è consigliato quando ci rendiamo conto di non provare una semplice preoccupazione temporanea, ma quando questo stato di stress e pericolo ci accompagna costantemente, anche in assenza di un motivo esterno evidente.
I sintomi e le modalità d’insorgenza degli “attacchi” poi indirizzeranno lo specialista della salute mentale a cui ti sei rivolto verso la diagnosi.
In alcuni casi possono essere richiesti anche degli esami del sangue o altri esami diagnostici per escludere delle malattie che possono dare gli stessi sintomi, ad esempio palpitazioni, sudorazioni, insonnia e allerta generalizzata nell’ipertiroidismo.
Molto spesso tutto ciò che al proprio interno contiene la parola “psicologico”, o peggio “psichiatrico” (se chi la pronuncia vuole essere cattivo), provoca una smorfia di orrore in chi ha avuto la sfortuna di assistere a questo ignominioso evento.
Parlare di salute mentale riesce sempre a tirar fuori le più incrollabili difese che abitano ognuno di noi: “non ho niente, è solo un po’ di stress, non sono matto, non ho bisogno dello psicologo” sono alcune delle frasi che, chi soffre d’ansia, prima o poi sentirà il dovere di dire per proteggersi dal marchio sociale.
Purtroppo attualmente parlare di salute mentale incute un profondo timore e un rifiuto a priori a causa dello stigma sociale che ancora oggi ruota intorno a questi disturbi.
Se pensiamo però alla definizione di salute dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”, vediamo chiaramente come la malattia mentale abbia lo stesso diritto di essere curata tanto quanto il mal di stomaco, il diabete e l’unghia incarnita.
Il trattamento dei disturbi d’ansia è di tipo psicologico e farmacologico.
La prima cosa da fare se ti capita di avere un attacco di ansia è provare a riprendere il controllo della respirazione e non seguire la reazione a catena di pensieri che l'ansia potrebbe innescare.
Ovviamente però per risolvere il problema e stare meglio occorre andare alla radice: per prima cosa bisogna accettare che esiste un problema, la seconda cosa da fare è non giudicarsi e colpevolizzarsi per avere il problema, la terza cosa da fare è riconoscere anche di avere il diritto a chiedere aiuto per stare meglio. Questo vale sia nel caso in cui vi troviate in prima persona a soffrire d’ansia, sia nel caso in cui sia un vostro caro a soffrirne.
Nessun consiglio di vita pratica potrà mai sostituirsi a un percorso psicoterapeutico con un professionista, che rimane il primo strumento di prevenzione degli attacchi di ansia.
Tuttavia seguire uno stile di vita sano e lavorare sulla propria auto-consapevolezza e sul proprio benessere fisico e mentale, anche provando a ridurre lo stress, può essere d'aiuto.
Uno stile di vita sano, in cui ci si dedica spazio e attenzioni, è sicuramente un elemento importante nella prevenzione dall'ansia. Questo significa innanzitutto seguire una dieta sana e fare un po' di movimento, meglio se all'aperto: ad esempio è noto che praticare regolarmente attività fisica, da soli o in compagnia: allenta la tensione e scarica il nervosismo.
Può fare la differenza anche una corretta alimentazione. Livelli troppo alti o troppo bassi di zuccheri contribuiscono ai sintomi, per questo una dieta sana ed equilibrata, evitando cibi processati e zuccherati, caffè, alcol e fumo è necessaria per prevenire gli attacchi.
Per ridurre lo stress si può inoltre lavorare su diversi fronti. Una valvola di sfogo è di certo lo sport, ma può essere utile anche dedicare del tempo alle proprie passioni o a coltivare nuovi interessi.
Inoltre, si può provare a cimentarsi con le tecniche di rilassamento di cui detto sopra o con le attività consigliate, come lo yoga o la meditazione.
Un ultimo consiglio, non affatto trascurabile, è non tenersi tutte le preoccupazioni solo per sé, ma parlare, oltre che con un professionista, anche con i parenti o amici più vicini delle proprie fragilità, senza temere di apparire troppo fragili o bisognosi di attenzioni.
Fonte| Gruppo San Donato; Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, V edizione
(Scritto dalla dottoressa Roberta Kayed, medico, il 21 maggio 2020;
modificato da Maria Teresa Gasbarrone il 6 luglio 2023)