Bollette pagate e corredino gratis per le donne che non abortiscono, ma il diritto di scelta non è una merce di scambio

La Regione Piemonte ha stanziato un fondo di 460mila euro per organizzazioni che si occupano di tutela materno-infantile, che potranno sostenere economicamente le donne che rinunciano ad abortire, pagando loro le bollette e fornendo pannolini, vestiti, passeggini. Ma il diritto di scelta non è una merce di scambio, da barattare con le utenze saldate o una rata del mutuo estinta.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Simona Cardillo 11 Ottobre 2022

“Non si tocca l’aborto. Nessuno mette in discussione la legge 194”. Una certa politica lo dice, in sua difesa, da mesi. Eppure, ció di cui non si parla mai, sono i tanti modi che esistono per “toccare” l’aborto. Non si deve per forza vietarlo per ledere il diritto di una donna di scegliere liberamente. Tutt’altro.

Credo che in Italia non verrà mai negata questa possibilità. Almeno legalmente. Allo stesso modo però, sono fermamente convinta che esistano altre vie, sottili o manifeste, per far sentire quelle donne colpevoli, quasi criminali.

Molte sono già attuate ogni giorno nei nostri ospedali, altre si stanno aprendo un varco anche in sedi istituzionali. Come sta succedendo nella Regione Piemonte, che ha stanziato un fondo di 460mila euro destinato ad associazioni e organizzazioni che si occupano della tutela materno-infantile.

Le donne che rinunciano a una gravidanza non sono per forza delle assassine o delle sventurate.

Cosa significa? Che saranno istituiti degli sportelli dedicati nei presidi sanitari e queste associazioni si occuperanno di sostenere moralmente ed economicamente le donne che rinunciano ad abortire, scegliendo di portare avanti la gravidanza.

Verranno pagate loro le bollette, i pannolini e tutto il necessario per mantenere il bambino: vestitini, seggiolino, corredino. Ma anche affitto e rata del mutuo. E questa è una misura di sostegno lodevole, da incentivare e appoggiare. Ma non tout court.

Perché non esistono solo il bianco e il nero. Le donne che rinunciano a una gravidanza non sono per forza delle assassine o delle sventurate, come vogliono farci credere. In mezzo ci sono mille storie, mille sfumature, mille ma e mille se. E ogni donna va ascoltata, compresa e rispettata nella sua unicità. Perché solo lei sa cosa porta dentro e quali motivazioni la spingono a compiere una scelta.

In questa Italia in cui i diritti -quelli veri- sembrano essere in coda alla lista delle priorità della classe politica, quello che dovrebbe indignarci non è la possibilità che venga vietato l’aborto. Perché questo, come dicevo, non credo accadrà mai. Ma è tutto quello che ci sta attorno. Tutte le iniziative (velate e non) attraverso le quali viene vessata una donna che sceglie di non portare avanti una gravidanza. Come se non bastasse il suo travaglio interiore.

Il diritto di scelta non è una merce di scambio, da barattare con le bollette saldate o con la rata del mutuo estinta. Anche a costo di agire con crudeltà psicologica inaudita su una donna. Perché se è vero che la vita viene prima di tutto (e nessuno su questo può avere obiezioni), c’è da tutelare anche la vita della donna, la sua salute fisica e il suo benessere psicologico.

Affinché ogni donna possa, non solo scegliere liberamente, ma soprattutto avere il diritto di esercitare la sua scelta in totale sicurezza medico-sanitaria, negli ospedali pubblici, senza giudizi, merci di scambio o violenze psicologiche di qualsiasi tipo. Ecco a cosa andrebbero destinati i soldi pubblici.

Giornalista di professione, curiosa per passione. Amo scoprire cose nuove, andare al di là delle apparenze e conoscere i fatti in altro…