Cancellare ogni traccia della malattia: a Treviso i tatuaggi sanitari ricostruiscono il seno dopo un tumore

Una collaborazione nata tra l’Ospedale Ca’ Foncello e la LILT che ad oggi ha permesso di raggiungere ben 250 donne che avevano affrontato una battaglia contro il cancro e subito una mastectomia. L’aspetto mutato del seno può diventare un segno perenne della malattia e poterlo correggere significa sentirsi guarite davvero e recuperare il rapporto con il proprio corpo.
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Giulia Dallagiovanna 21 Gennaio 2021
* ultima modifica il 21/01/2021
Intervista al Dott. Alessandro Gava Direttore della Radioterapia Oncologica presso l'Ospedale di Treviso e presidente LILT di Treviso

"Una volta una donna alla quale avevo tatuato un sopracciglio mi ha mandato un messaggio che diceva: ‘Questa notte sono andata in bagno e ho acceso la luce'. Non ho capito subito cosa volesse dire fino a quando non mi ha spiegato che erano tre anni che restava al buio, se non era truccata. Non voleva guardarsi allo specchio. Quella notte invece lo ha fatto e ha pianto perché ha realizzato che il marito si sarebbe svegliato accanto a lei e non al volto della sua malattia". La storia che ci racconta Rita Molinaro, dermopigmentatrice, è forse sufficiente per farti capire cosa siano i tatuaggi sanitari: una ripigmentazione, appunto, di una zona del corpo che ha perso il suo aspetto originario a causa di un tumore e degli interventi fatti per curarlo. A Treviso esiste un'iniziativa, nata attorno al 2010 grazie a una collaborazione tra l'Ospedale Ca' Foncello e la LILT, che si rivolge alle donne che hanno subito una mastectomia a causa di un cancro al seno e propone loro la ricostruzione di areola e capezzolo. Nel 2016 avevano già aiutato 169 pazienti, la cui esperienza è stata pubblicata sugli Annali dell'Istituto superiore di sanità. Si tratta della casistica più grande mai raccolta a livello internazionale. Nel frattempo, però, le donne sono diventate 250.

Rita Molinaro, dermopigmentatrice, mentre sta ricostruendo l’areola di una donna operata a causa di un tumore al seno

"Abbiamo intuito il problema nel 2009 nelle pazienti che venivano sottoposte a un'operazione di asportazione della mammella – ci spiega il dottor Alessandro Gava, Direttore della Radioterapia Oncologica presso l'Ospedale di Treviso e presidente LILT della stessa città. – Avevano accesso poi a un intervento di ricostruzione ed esisteva la possibilità di un ulteriore intervento per l'areola, che veniva ricreata attraverso un innesto cutaneo. Spesso, però, lasciavano perdere perché ormai era trascorso almeno un anno ed erano stanche di entrare e uscire da una sala operatoria. Così l'aspetto estetico risultava sempre un po' incompleto e asimmetrico, soprattutto al confronto con l'altro seno, che magari era rimasto sano". Un'immagine che rimaneva lì, a ricordo perenne della malattia e di tutto quello che il proprio corpo aveva affrontato.

Un aspetto estetico asimmetrico può diventare il ricordo perenne della malattia appena affrontata

Da qui l'idea di contattare una tatuatrice specializzata in dermopigmentazione, Rita Molinaro appunto. "Abbiamo deciso di allestire la postazione negli ambulatori della LILT – prosegue il dottor Gava. – Un luogo più umanizzante e meno legato ai ricordi di ospedalizzazione delle donne. Siamo riusciti a intercettare circa il 50% delle pazienti e hanno voluto provare questa esperienza. Dopodiché abbiamo avviato 4 corsi all'interno del nostro ospedale, dove i sanitari illustravano anche le problematiche psicologiche che potevano incontrare nell'approccio alla persona che doveva ricevere il tatuaggio. Ne è emerso un protocollo stilato in accordo tra l'associazione e la breast unit, al quale si è interessato anche l'Istituto superiore di sanità". Nella pubblicazione sono contenuti i risultati dei questionari sottoposti alle donne: il 90% di loro ha testimoniato il raggiungimento di un senso di gratificazione e di soddisfazione. Erano insomma guarite del tutto, per davvero.

Il dottor Alessandro Gava, presidente della LILT di Treviso, primo autore del protocollo sulla dermopigmentazione del complesso areola–capezzolo, pubblicato sugli Annali dell’Istituto superiore di sanità

"Un episodio che mi è rimasto impresso è quello di una signora di 74 anni, vedova, che non aveva alcun interesse a ricevere il tatuaggio. È stato il chirurgo a insistere. Alla fine mi ha confessato che da tempo, quando faceva il bagno, metteva un asciugamano sul pomello della vasca perché non voleva vedere la sua immagine riflessa: le ricordava tutto quello che aveva passato". Rita Molinaro si occupa di estetica oncologica da 18 anni e di esperienze simili ne ha sentite parecchie. Quando ha capito che voleva dedicarsi ai tatuaggi sanitari ha dovuto contattare un'azienda del New Jersey: l'unica che le potesse produrre a un prezzo accettabile i pigmenti di cui aveva bisogno. Oggi è diverso, l'attenzione nei confronti dell'estetica oncologica è aumentata ed esiste anche un corso di dermopigmentazione all'Università di Ferrara. Di nuovo, lo ha avviato lei.

"Quello che viene fatto è un tatuaggio a tutti gli effetti, ma la differenza è che viene tutto eseguito in percorsi e un campo sterile. L'approccio igienico è, naturalmente, molto rigoroso. I colori sono gli stessi che si possono utilizzare anche per applicare il trucco permanente, ma la particolarità è che sono stati progettati per avere un peso molecolare che non interferisce con la diagnostica. Inoltre, è importante che siano biologicamente inerti e non creino problemi alle donne che stanno ancora assumendo farmaci". Affinché i pigmenti restino all'interno della pelle, bisogna raggiungere il derma papillare e le tinte devono durare un certo numero di anni. Non per sempre, però, perché il corpo umano è in continuo cambiamento e lo sono anche areola e capezzolo. Possono, ad esempio, assumere una sfumatura diversa durante l'ovulazione, o cambiare forma in base alle variazioni di peso della donna. "Monet ha dipinto la cattedrale di Rouen più di 30 volte, con luci diverse. Se una costruzione può avere volti diversi dal giorno alla sera, immaginiamo cosa può accadere al corpo di una persona che ha anche subito un intervento". Ogni tre o quattro anni dunque questo tatuaggio viene ripetuto.

Il tatuaggio viene ripetuto ogni 3 o 4 anni, per assecondare i cambiamenti nel corpo della donna

Riappropriarsi della propria immagine, poter frequentare una piscina e spogliarsi senza che nessun'altra ti guardi anche solo con curiosità, poter vivere serenamente la propria intimità senza avere la percezione che manchi qualcosa. Questo significa avere accesso a un tatuaggio sanitario. "Lo star bene psicologicamente influisce anche sulla salute fisica – conclude il dottor Gava, – e ci si riesce quando l'immagine corporea torna uguale a quella che si aveva prima della malattia. Un aiuto anche per quanto riguarda la ripresa della propria vita sociale. Andare in palestra, ad esempio, riesce più semplice e l'attività fisica a sua volta contribuisce alla prevenzione contro le recidive".

Oggi il tumore al seno colpisce circa 55mila donne ogni anno. E dopo aver affrontato tutto il percorso di cura e di visite di controllo, può essere un sollievo sapere che in alcuni ambulatori, più o meno due volte al mese, si può provare a cancellare dal proprio corpo ogni segno di questa esperienza.

Il seno di una paziente prima e dopo l’intervento di ripigmentazione
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