Che cos’è il reselling e perché detterà moda

Acquistare abiti firmati usati, ma anche riutilizzare i tessuti che provengono da abiti già confezionati e indossati. E poi perché non vendere tramite gli eshop di lusso il proprio guardaroba di marca per avere in cambio un credito da spendere nel nuovo? Sono tutte le nuove strategie sostenibili per rendere la moda più etica.
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Rubrica a cura di Valentina Rorato
16 Giugno 2021

La creatività non è soltanto plasmare qualcosa di originale, ma è anche dare forma a un’idea e interpretare un modo di vivere. La moda etica è soprattutto questo: trasformare le esigenze del Pianeta, e ovviamente dei consumatori, in prodotti belli da indossare. In questo contesto è necessario, però, collocare un noto problema del consumismo: quanto costa in termini di inquinamento produrre continuamente prodotti nuovi da acquistare? E dove finisce il vecchio? Come può la moda essere etica continuando a produrre (rifiuti)?

I grandi brand, i distributori ma anche gli store si sono interrogati e sono riusciti a ripensare a quello che per anni è stato un modo per risparmiare o per spendere poco e trasformarlo in una nuova realtà di business. Che cos’è? Vendere prodotti usati, magari trasformarli in abiti nuovi, ridare lustro al vintage e al tempo stesso non inquinare. Questa tendenza, nota anche con il termine inglese “reselling”, sta avendo grande successo.

L'esempio più recente è stato l'acquisizione da parte di Etsy per 1,6 miliardi di dollari dell'app di moda di seconda mano Depop. Ma il 2021 ha visto anche ThredUp e Poshmark list negli Stati Uniti e il proprietario di Gucci Kering acquisire una quota del 5% in Vestiaire Collective, la piattaforma di rivendita esclusiva con sede in Francia.

Vinted, un sito di rivendita europeo, ha triplicato la sua valutazione in un round di finanziamento al mese di maggio. Ovviamente, la pandemia di Covid-19 ha giocato un ruolo fondamentale nelle vendite online, perché gli utenti non potendo andare nel mercatino delle pulci vicino a casa, si sono appoggiati a questi store.

Materiale usato per abiti nuovi

Il reselling però non è solo vendere usato, è anche riutilizzare prodotti usati e rinnovarli o ri-acquistare materiale usato. L’esempio più patinato è la collezione Upcycled by Miu Miu, che ha preso una serie di denim di seconda mano, in particolare i famosi jeans 501, della Levis, e li ha rivisitati con cristalli, perle, fiori e strass all-over rendendoli all’ultima moda.

Non è la prima volta che questo brand fa un’operazione così importante di recupero. La prima collezione Upcycled si basava su 80 abiti vintage rielaborati, risalenti agli anni '30 e '80. E a dirla tutta i capi e i tessuti riciclati sono stati uno dei messaggi più importanti delle passerelle del 2020.

Molti stilisti famosi, come Gabriela Hearst, Collina Strada e Marni, hanno scelto di non un utilizzare materiali vergini, optando invece per i tessuti deadstock, la maggior parte dei quali provenivano da collezioni precedenti, come nuovo mezzo riciclato.

Nike ad aprile ha lanciato il suo programma Refurbished in cui le scarpe usate, dopo essere state classificate, disinfettate, restaurate, sono rivendute in 15 negozi a un prezzo ridotto in base alle loro condizioni.

L'etailer di lusso MyTheresa ha recentemente collaborato con Vestiaire Collective per lanciare un servizio di rivendita invitando i suoi migliori clienti a vendere online le loro borse di lusso in cambio di credito in negozio.

Com’è cambiata la percezione della moda

Questo modo di mettere in circolo la moda non cambia solo le linee produttive, ma ha cambiato anche la percezione della moda stessa. Solo 10 anni fa indossare un capo usato era qualcosa di negativo. Oggi, qualsiasi stigma sulla moda di seconda mano si è dissolto e sta crescendo quasi una sorta di orgoglio nell’indossare il vintage. Chi bisogna ringraziare? La fascia demografica più volubile, la Generazione Z, che ha sdoganato questo modo di fare shopping e, soprattutto, desidera ridurre il consumismo.

Ovviamente tutto ciò è importante, ma non è sufficiente perché, entro il 2030, si prevede che l'industria globale della moda scarterà più di 134 milioni di tonnellate di tessuti all'anno. E' qui che ancora una volta il Fashion Pact sarà decisivo o almeno si spera.

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Diplomata al Liceo Scientifico e Laureata in Lettere Moderne, ho saputo coniugare il mondo scientifico e quello umanistico nel mio lavoro, altro…